[BLOG] A Juggler’s Tale, la splendida storia di una libertà ritrovata
10/10/2021
Scrivendo di A Juggler’s Tale, la prima cosa che viene da domandarsi è se vale di più la pena scrivere della storia raccontata dal gioco o piuttosto di quella del suo piccolo studio di sviluppo. Kaleidoscubeviene infatti fondato durante l’ultimo anno di studi alla Filmakademie Baden-Württemberg – un’accademia cinematografica del sud della Germania – da quattro giovani studenti. L’idea di fondare uno studio di sviluppo arriva proprio da A Juggler’s Tale, un gioco nato come progetto del semestre durante il secondo anno di studi (ahhh… la Germania).
Da lì nasce tutto e non si fatica a capire come si è arrivati a questo titolo, che è in parte fiaba, in parte teatro delle marionette e in parte gioco. Abby, la marionetta che impersoneremo per qualche ora, è prigioniera di un circo e del suo aguzzino. Nei primi passi del racconto, narrato abilmente da un voce che in realtà rappresenta colui che tiene i fili dello spettacolo di marionette, Abby si ritroverà ingabbiata, schiava di un destino che la costringere a ripetere sempre la stessa parte dello spettacolo, giorno dopo giorno. Finché qualcosa non le scatta dentro e tenta la fuga. Una lunga fuga verso la libertà, attraverso una fiaba dai contorni maturi e profondi, che fa (di nuovo) della sezione artistica uno dei suoi punti di forza.
A Juggler’s Tale è il secondo gioco di questo filone che provo. Piccole produzioni di studi indipendenti, che partoriscono piccole perle nascoste nei negozi virtuali di console e computer. Dopo Minute of Islands, di nuovo un piccolo studio di sviluppo tedesco che mette su schermo una tal quantità di arte da far venire voglia, il più delle volte, di posare il pad e ammirare quello che abbiamo davanti.
Kaleidoscube nasce da un’accademia di cinema e si è fatta le ossa nel campo dell’animazione. Se si va a spulciare sul sito si scoprono diversi video di progetti, quasi tutti premiati in diversi contesti, che fanno capire subito da dove proviene A Juggler’s Tale. Un titolo tecnicamente eccellente, realizzato col motore grafico Unreal Engine, capace di mettere su schermo una tale sinfonia di animazioni, colori e poesia che viene difficile spiegarlo in poche parole o immagini.
Abby corre verso la libertà e lo fa dovendo fare i conti con i limiti imposti dai fili che la tengono ancorata alle mani di un marionettista invisibile. I fili si impigliano nei rami degli alberi, impedendole di passarci sotto. Così come le rendono impossibile entrare negli edifici chiusi. A meno che non trovi il modo di aggirare gli ostacoli. Per esempio dando fuoco alle estremità dei rami e facendo sì che questi si ritirino lasciandola passare. Nel corso della sua fuga saranno tanti gli enigmi da risolvere basati sull’impossibilità di passare all’interno di certi luoghi o edifici.
Sullo sfondo, non bastassero le immagini a saziare l’appetito artistico del giocatore, c’è un accompagnamento musicale di primissimo livello. A scriverlo è Jordan Toms, giovane compositore che ha raccontato la creazione di tutto il comparto audio in una serie di video molto coinvolgenti. Sembra incredibile, eppure un piccolo titolo, prodotto da un team di quattro persone e venduto a 14,99€, può vantare una colonna sonora orchestrale di livello cinematografico.
A Juggler’s tale è un titolo profondo, maturo, toccante. Un’altra perla nascosta tra i tanti titoli indie che popolano i negozi di giochi e che rischiano di rimanere nel dimenticatoio, etichettati come troppo brevi (questo titolo si attesta sulle tre ore) o troppo semplici nel gameplay per essere presi in considerazione dal grande pubblico. Eppure è commovente vedere con quanta attenzione ai dettagli vengono prodotti. Una qualità e un’attenzione che spesso manca anche alle grandi produzioni.
Il mio consiglio, se siete anche voi quarantenni ormai attratti soltanto dalle storie ben raccontate e con un’insaziabile fame per l’arte e per lo stile artistico ricercato, e di prenderlo subito e divorarlo in un sol colpo. Vi lascerà un buon sapore in bocca e un senso di soddisfazione, come quando si termina un buon libro o si finisce di vedere un bel film.