Rame, Fibra o 5G. Come si sceglie la connessione a internet? Facciamo chiarezza
Complice l'uso di termini non corretti da parte degli operatori e delle pubblicità, scegliere la connessione giusta è ancora un gran casino. Facciamo chiarezza tra tecnologie e offerte.
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La parola di oggi: Megabit al secondo (o Gigabit al secondo), abbreviato Mb/s, è lo standard di fatto della misura della velocità di una connessione a internet. Non è da confondere con i MegaByte, che sono invece un multiplo dei Megabit (un byte sono 8 bit). Infatti la versione abbreviata prevede la “B” maiuscola per Byte e minuscola per i bit. 20 Mb/s (Megabit al secondo) significa che potete, in linea teorica, scaricare circa 150 MegaByte di dati in un minuto.
» PENSIERI FRANCHI: La figura mitologica dell’anziano che non usa internet e i social
Negli ultimi tempi mi sto interessando alla comunità dove vivo. Insieme a un gruppo di altri residenti di questo piccolo comune di mille abitanti, sto cercando di capire come si legge un bilancio; come e quanti soldi si possono spendere; quali sono le cose prioritarie per un piccolo comune e cosa invece è importante fare per guardare anche al futuro del territorio.
In mezzo alla manutenzione delle strade, agli orti sociali e all’immancabile centro anziani, mi è venuto spontaneo pensare che una priorità potesse essere anche la connettività a internet, riscuotendo però scarso successo. E dire che non dovrebbe essere soltanto una mia preoccupazione, visto che ormai tutto transita da internet. Il perché dello scarso successo della proposta, in fondo, lo capisco bene: in un modo o in un altro, una connessione ce l’hanno tutti. Certo, magari non sarà una connessione Gigabit, ma intanto l’homebanking riesci a consultarlo, così come riesci a pagare gli esami del sangue e quindi perché dovrebbe essere una priorità?
La maggior parte delle persone deve essersi dimenticata della follia dei giorni di DAD, la didattica a distanza, quando a casa c’erano due genitori collegati per lavorare da remoto e magari due figli collegati per fare lezione, pure questi da remoto.
Un’altra lamentela che ho sentito è questa: va bene informare la gente con i social e con internet, ma bisogna pensare anche agli anziani. Ho serie difficoltà a immaginare ancora lo stereotipo dell’anziano con la coppola, i pantaloni con le bretelle e il bastone. Va a finire che l’anziano è diventato ormai una figura retorica che evochiamo ogni qualvolta non vogliamo fare un passo in avanti in qualsiasi cosa che rompa una condizione di fatto, un’abitudine consolidata, lo status quo.
Evochiamo “l’anziano” ogni qualvolta si parla di pagamenti elettronici, di SPID, di accesso a internet, di auto elettriche. Ma sapete qual è la percentuale di penetrazione di internet nelle famiglie del Piemonte? L’84,4% (lo dice l’ultimo rapporto ISTAT), ed è perfino superiore alla media nazionale.
Ora provate a fare un test empirico: provate a cercare un anziano, dai 65 anni in sù, che non abbia Whatsapp sul telefono, o che non abbia coscienza del fatto che, per utilizzarlo, deve avere accesso a Internet, con una certa quantità di dati a disposizione. Cercatelo, poi quando lo avete trovato mi scrivete in privato, ok?
Perché mi sembra che l’archetipo dell’anziano disconnesso sia davvero la scusa più abusata per non prendere decisioni coraggiose, che potrebbero risolvere i problemi di tante persone. Sento risuonare le parole “e gli anziani?” come qualche anno fa risuonava il mantra “e i marò?”. Solo che i marò almeno li avevamo visti. Gli anziani disconnessi, quelli che non sanno usare lo smartphone e che vanno dietro lo schermo per capire dov’è finita la freccia del mouse, al contrario, io non li ho mai visti. Aiutatemi.
Buona lettura.
Franco A.
» DOV’È FINITA LA FIBRA DEL PIANO NAZIONALE “BANDA ULTRALARGA”?
Tempestati dalle chiamate di operatori telefonici che ci propongono Internet a velocità fantascientifiche, la maggior parte di noi è ormai disorientata. Provate a chiedere a un vostro conoscente che tipo di connessione abbia e la maggior parte vi risponderà «ho la fibra», salvo poi scoprire che in realtà ha una connessione misto/rame o addirittura una connesione radio. Sto parlando ovviamente di zone lontane dai centri cittadini cablati in fibra “vera” (cioè quella che arriva dentro casa), ma anche in quei casi, lo vedremo, possono esserci delle sorprese.
Nel paese dove vivo, durante gli anni del COVID, venne posata una nuova rete in fibra seguendo il piano nazionale BUL, la Banda Ultra Larga nazionale. Poi però nessuno ne seppe più nulla. In paese c’è chi sostiene di essere collegato a quella rete in fibra, chi invece ha fatto richiesta e gli hanno attaccato la solita, vecchia e cara ADSL, seppure aggiornata per raggiungere i 30 o 40 Megabit/s in download.
In mezzo a tutto questo casino, ci si mettono anche gli operatori, che spesso chiamano banda ultra larga anche le connessioni radio FWA (Fixed Wireless Access), che sono tutte quelle connessioni diventate popolari principalmente sulla scia di Eolo, operatore che recentemente ha stretto una partnership strategica con Fastweb. In realtà non c’è nulla di male a considerarle connessioni a banda larga o anche ultra larga, visto che la definizione ufficiale, presa dal sito bandaultralarga.italia.it, parla di banda larga per qualsiasi connessione dai 2 Megabit al secondo in sù, e di banda ultralarga per quelle connessioni che raggiungono almeno i 30 Megabit al secondo. Fa sorridere che venga definita banda ultralarla una connessione che si e no permette di guardare decentemente Netflix da un solo TV, ma vabbè, ci possiamo stare.
Ho deciso quindi di fare un po’ di ordine e spiegare bene come stanno le cose: per esempio come scoprire quanta banda c’è effettivamente a disposizione in ogni abitazione del paese e quale tecnologia è preferibile. Oggi Insalata Mista diventa un po’ servizio pubblico. Ve l’ho detto, mi sono buttato nell’impegno civile.
Smarchiamo il primo equivoco: internet non è il Wi-Fi
Lo so, è colpa degli operatori. Moltissimi di questi hanno utilizzato il termine wi-fi per vendere connettività a internet, generando una confusione nella testa di chi già non aveva le idee chiare. Sky Wi-Fi è un esempio su tutti. Ma cosa c’entra il Wi-Fi con internet? Poco, appunto.
Il Wi-Fi è una rete senza fili, questo lo saprete tutti. Quello che magari non è chiarissimo, è che il Wi-Fi funziona indipendentemente da internet. Può esserci una rete Wi-Fi che funziona benissimo pur senza navigare sul web, tanto per capirci. Succede in moltissime aziende, per esempio: se voglio che i terminali mobili con cui i magazzinieri movimentano la merce siano collegati con la rete aziendale, pur senza andare su internet, devo mettere in piedi un impianto Wi-Fi.
Perché allora Sky parla di Wi-Fi per vendermi una connessione cablata? Perché c’è sempre di mezzo quel maledetto reparto marketing, che ha intuito che per l’utente comune internet è uguale al Wi-Fi, visto che 9 volte su 10 utilizza la connessione a internet tramite dispositivi che hanno solo la connessione senza fili (smartphone, tablet, console, etc.). E dunque perché non cavalcare un termine che è familiare a tutti?
Il tutto però si è enormemente complicato quando sono arrivate anche le connessioni wireless. Dicevamo prima di Eolo, ma anche TIM (ex Telecom) vende delle connessioni FWA. Un fatto che ha generato ancora più confusione perché - a questo punto - cos’è wireless? La connessione con l’operatore o la connettività dentro casa mia? Lo capisco, è un bel mischione, proviamo a spiegarlo.
FTTC, FTTH, ADSL, FWA e 5G. Cosa devo scegliere?
Ecco, il casino deriva da tutte queste sigle. Sappiate che a casa vostra arriva sicuramente un bel doppino di rame. Quello a cui era attaccata la linea analogica del telefono, che oggi è stata sostituita in molti casi da una linea digitale VOIP. Quindi anche le telefonate fatte col telefono fisso, in molti casi, passano da internet.
Col doppino telefonico si può ottenere una connettività basata su rame, che sarebbero le famose xDSL (non sto qui a farvi il pippone sul fatto che non esiste sono la A-DSL, non è un simposio tecnico sulle connessioni a banda larga, questo). Qualcuno però ha tentato di vendervi queste connessioni bassate su rame come “fibra”, perché in effetti oggi esistono diversi casi in cui la fibra arriva alla cabina o all’armadio perimetrale. Queste connessioni vengono dette “misto rame”, perché appunto arrivano con la fibra fino a un certo punto, poi continuano in rame fino a casa vostra.
Tecnicamente si chiamano FTTC (Fiber To The Cabinet) e promettevano connettività fino ai 200 Megabit al secondo. Buono no? Peccato che poi nella realtà, complice la saturazione delle linee e l’ingordigia degli operatori che tendono a vendere sempre di più di quello che possono gestire, spesso queste connessioni scendono fino a 30 Mega. Tanto basta per essere etichettate come “banda ultralarga”, peccato che vadano veloci come un’ADSL. Però almeno potete togliervi la soddisfazione di dire che avete la “fibra”, state solo attenti a non pagarla come una vera fibra.
Ma come fate a sapere se è una FTTC o una FTTH (Fiber To The Home, che invece significa avere la fibra fino a casa)? Facile, se a casa vostra non è venuto nessuno a tirare un cavo in fibra fino al router, allora significa che non è vera fibra.
Con la fibra FTTH si arriva a velocità molto maggiori e soprattutto si risente molto meno del crollo della velocità negli orari di maggior saturazione. Dove c’è la vera fibra non è raro trovare operatori che offrono fino a 2,5 Gigabit al secondo. Realmente eh, non sono favolette. Tanto che in quel caso si pone un altro problema: portare i 2,5 Gigabit in tutta casa, visto che la gran parte dei dispositivi di rete non arriva a quelle velocità, ma questo è un altro discorso.
Parlavamo prima delle connessioni FWA, che metterò insieme a quelle 5G perché sono tecnologie abbastanza simili (almeno concettualmente). La prima è un’antenna (di solito una piccola parabola) che si mette su un balcone o su una finestra e che deve “vedere” un ripetitore presente su qualche altura nei dintorni. È una connessione wireless (o WiMAX), di fatto, ma con una maggiore portata di quelle domestiche. Spesso queste connessioni sono anche di qualità e arrivano a velocità importanti (si può toccare il Gigabit, in certi casi) e sono la salvezza per chi vive in territori non coperti nemmeno dalla FTTC (sì, ci sono ancora).
Accanto ci sono le connessioni 4G/5G, che possono anche queste arrivare a velocità importanti (tranquillamente sopra i 100 Megabit) con una SIM cellulare. La difficoltà in questo caso è trovare un operatore che offra un piano flat (o semiflat), ovvero che non ponga particolari limiti alla quantità di dati utilizzabili. Ci sono operatori che offrono delle vere flat, ma non è facilissimo trovarne di affidabili (torneremo sull’argomento). In più c’è da considerare l’acquisto di un router speciale, che integri un modem 5G. Non sono semplici da trovare nemmeno questi e possono essere costosetti, ma in assenza di altre soluzioni possono salvare davvero la vita.
Infine, non possiamo non citarle, ci sono le connessioni satellitari. Dieci o quindici anni fa erano delle soluzioni molto popolari nelle comunità di nerd che avevano bisogno di scaricare grandi quantità di dati (non fatemi dire a quale scopo, ci potete arrivare da soli). Le connessioni satellitari infatti garantivano una banda molto generosa, ma generalmente solo in download. Non andavano bene invece per la navigazione o per giocare online. Questo perché di solito la parabola è monodirezionale, ovvero riceve soltanto, non invia dati. E, in ogni caso, ha delle latenze importanti.
Col tempo però si sono diffuse anche le parabole bidirezionali, con latenze molto più basse. Tanto da poter quasi equiparare una connessione satellitare a una connessione cablata. Un nome su tutti: Starlink, l’azienda di quel pazzerellone di Elon Musk, che in Italia propone la sua connessione a partire da 29€ al mese (con dati illimitati si sale a 40€), mentre il kit di installazione viene proposto a 450€ (ma ora è in promozione a 225€). Le velocità sono interessanti: fino a 255 Megabit/s in Italia con latenze attorno ai 30/40 ms.
Come posso sapere a che velocità posso realmente andare?
Fatto lo spiegone sulle tecnologie, mi chiederete: «ok, ma come faccio a sapere se a casa mia arriva una o l’altra?». Già, perché voi parlate solitamente con un operatore che non lo sa e che ha un solo interesse: vendervi un abbonamento promettendovi fibra a velocità siderali. C’è ovviamente una soluzione.
Di base c’è un bellissimo sito, ovvero quello dell’AGCOM, che è l’autorità garante per le telecomunicazioni. Andateci, selezionate “Agcom broadband map” e poi cliccate su “fisso”. Vedrete una mappa molto dettagliata, dove è possibile inserire anche l’indirizzo di casa vostra.
Sulla mappa compariranno dei quadrati colorati a seconda della velocità raggiungibile. Ma soprattutto, vedrete dei punti sulla mappa. Questi puntini sono le cabine a cui è possibile collegarsi fisicamente e per ogni cabina è indicata la velocità precisa e l’operatore disponibile. Scoprirete quindi, con non poca sorpresa, che anche nelle città più grandi è possibile avere 2,5 Gigabit in un certo numero civico e al tempo stesso avere solo pochi mega a quello successivo. Se siete attaccati alla cabina sbagliata, niente potrà garantirvi una velocità maggiore, però potrete magari sentire un operatore che lavora sulla cabina di fianco e quindi tentare di risolvere definitivamente il problema.
A volte il problema si può risolvere banalmente chiedendo un nuovo allaccio con un altro operatore. Certo, si perde il numero di telefono assegnato a quell’utenza, ma ci si può svincolare da un problema altrimenti senza soluzione. In ogni caso, la mappa dell’AgCom è la verità, non esiste altra risorsa che può davvero dirvi lo stato della connettività nella vostra zona.
Un altro sistema è verificare con gli operatori che offrono solo fibra pura, ovvero la FTTH. Uno di questi, per esempio, è Virgin Fibra, che ha fatto dell’integralismo “solo fibra” un cavallo di battaglia. Essendo un operatore che lavora solo in FTTH, se non risultate coperti verificando con lo strumento presente sul sito, significa che non potete avere una connessione in fibra fino a casa. E se questo vale per Virgin, tendenzialmente varrà anche per altri operatori (TIM ha ovviamente la propria rete in fibra, così come altri operatori, ma possedendo anche quella in rame è facilissimo che non riusciate realmente a capire cosa vi allacceranno, tanto che nei contratti di alcuni operatori è presente una clausola che permette loro di vendervi una connessione ADSL qualora non riuscissero a collegarvi in fibra).
A volte la connessione è veloce, ma il vero problema è il Wi-Fi
Torniamo quindi a quanto dicevamo all’inizio: «Cosa c’entra il Wi-Fi con la connessione?». In realtà c’entra perché poi, utilizzando nel 90% dei casi internet tramite un dispositivo Wi-Fi, si finisce per confondere le cose. E la cosa peggiore è che molto spesso la connessione è di buona qualità, ma i problemi di banda sono da attribuire in realtà alla rete Wi-Fi, che fa semplicemente schifo. La percezione però è che il problema sia la connessione.
Mi stupisco ancora quando vedo delle dirette streaming o delle interviste su YouTube a personaggi famosi, che vivono nel centro delle città più grandi, faticare ad avere una connessione stabile e decente. «Oggi la connessione non va» è la giustificazione più comune. Non è così, nove volte su dieci è veramente il Wi-Fi a causare il problema. Magari access point (che sono le antenne) troppo distanti, troppi dispositivi collegati sullo stesso access point o semplicemente una rete domestica non ottimizzata per la dimensione dell’abitazione.
Anni fa scrissi questa guida per ottimizzare la connessione Wi-Fi in casa. Erano i tempi di DAZN e dei problemi quotidiani nel guardare le partite di calcio in streaming, ma la guida è sempre attuale.
Non date mai per scontata l’ottimizzazione della rete WI-Fi, perché è inutile avere millemila Giga se poi c’è un problema di interferenze o di mura troppo spesse che bloccano il segnale Wi-Fi e alla fine non riuscite nemmeno a fare una videochiamata in maniera decente.
Scegliere liberamente, ma consapevolmente
Non so perché alla fine queste insalate sembrano sempre un proclama politico, ma la verità è questa: potete anche scegliere una connessione più lenta perché semplicemente non avete bisogno di performance maggiori, ci mancherebbe, l’importante però è che ne siate coscienti.
Tenete presente che le differenze di prezzo tra una scarsissima ADSL da 20 mega e una prestante FTTH da 2,5 Gigabit sono lievissime. La prima può costare senza problemi 25€ al mese, mentre la seconda può costarne 35€. Capite come può capitare facilmente che stiate pagando per una connessione vecchia e lenta, quando magari un altro operatore potrebbe offrirvi una velocità e una stabilità molto maggiori allo stesso prezzo o poco più. Fondamentale è capire la differenza tra una tecnologia e l’altra (nessun operatore ve la spiegherà mai, se non quelli che vendono solo FTTH) e sapere realmente cosa c’è a disposizione a casa propria.
Tutto il resto, sta a voi. Una soluzione, tra fibra, FWA e 5G, c’è pressoché ovunque. Nessuno è condannato realmente a vivere di connessioni lente, sappiatelo.
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Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
questo pezzo è un vero e proprio servizio pubblico. dovresti farne un depliant da distribuire ovunque, così mi risparmieresti ogni settimana lo spiegone della differenza tra internet, Wi-Fi e router ai miei genitori
Franco..... questa la giro a tutte le chiamate che mi arrivano... 😁