Il 2024 è l’anno delle elezioni, non facciamoci fregare
Dark patterns, echo chambers, cheap e deep fake. Ecco tutte le armi tecnologiche che la politica userà per convincerci di qualcosa attraverso internet e i social network. Impariamo a evitarli.
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La parola di oggi: Il Deep Fake è una tecnica avanzata di intelligenza artificiale che crea video, immagini o audio estremamente realistici, modificando o generando contenuti in cui persone sembrano dire o fare cose che non hanno mai detto o fatto. Questa tecnologia si basa su algoritmi di apprendimento profondo e può essere utilizzata per scopi di intrattenimento, ma anche per disinformazione o manipolazione mediatica.
» PENSIERI FRANCHI: Un pomodoro a tavola oggi, un mondo di merda domani
Le recenti mobilitazioni “dei trattori” hanno messo in luce quanto i mezzi di comunicazione globali siano pericolosi. Un movimento nato principalmente tramite Whatsapp, arrivato a bloccare autostrade e piazze in tutta Europa, per finire col comunicato letto durante una serata di Sanremo, che viene trasmesso in eurovisione.
Confesso che, fino a Sanremo, non mi era chiaro per cosa protestassero. C’è molta differenza tra le questioni che ha sollevato “Riscatto agricolo” (così ho scoperto chiamarsi il collettivo che si è formato dalle proteste), e quello che gira sui social e che viene utilizzato a fini propagandistici.
Ho visto post diventati virali con meme di persone in tuta spruzzare qualcosa sui campi coltivati e sopra la scritta “se devi vestirti così per usarli, non dovresti mangiarli”. Il dito è puntato in qualche modo contro l’Europa e contro tutto ciò che è nuovo e che spaventa chi è attaccato a un’idea del mondo che non deve cambiare mai.
Quello che però sorprende è che l’Europa ha promosso tutto il contrario di quello che si dice sui social, e infatti il comunicato letto a Sanremo recita, cito testualmente:”Gli agricoltori italiani pagano lo scotto di decisioni sbagliate non basate sulla scienza. Basti pensare a politiche comunitarie quali il green deal, la direttiva sulla qualità dell’aria o il regolamento sui fitofarmaci, fortunatamente ritirata dalla Commissione UE grazie alle nostre proteste; tutte queste politiche, a nostro avviso eccessivamente sbilanciate a favore dell’ambiente, vanno a discapito di tutta l’agricoltura italiana, con particolare riferimento alle piccole aziende”.
Sottolino “politiche eccessivamente sbilanciate a favore dell’ambiente, che vanno a scapito dell’agricoltura italiana”. Lasciamo stare il sottolineare “agricoltura italiana”, come se non abitassimo tutti su un unico pianeta, le cui sorti sono condivise. Ma rimaniamo sulla contrapposizione agricoltura/ambiente, come se l’ambiente fosse una cosa da fighetti, un pretesto per farsi belli a discapito di chi lavora duramente nei campi.
La domanda è: può esistere l’agricoltura senza la cura dell’ambiente? E in ultima analisi, se fosse davvero così, davvero non ce ne frega niente di quale mondo lasceremo ai nostri figli pur di mantenere immutato lo stato attuale delle cose? Davvero, pur di mettere un pomodoro o una melanzana in tavola, siamo capaci di chiudere gli occhi sul mondo che lasceremo alle future generazioni, che dovranno lottare per l’acqua e per un clima sostenibile?
La Commissione europea ha proposto, e poi rivisto, un regolamento all'interno della strategia “Dal produttore al consumatore” che obbligava gli agricoltori a ridurre del 50% l'uso dei fitofarmaci entro il 2030. Lo dico per inquadrare le cose quando si parla di cibi “sani e genuini” e orgogliosamente made in italy.
L’altra grande questione al centro delle proteste europee - di cui non c’è traccia nel comunicato di Riscatto Agricolo - è l’aggiornamento della PAC, ovvero la Politica Agricola Comunitaria, che viene aggiornata ogni 5 anni e che si occupa di sostenere generosamente l’agricoltura e gli agricoltori al fine di garantire redditi equi e l’accesso da parte dei cittadini europei ai prodotti agricoli a costi ragionevoli.
Secondo chi protesta, alcuni punti della PAC sarebbero, di nuovo, esempio di “estremismo ambientalista a scapito della produzione agricola e dei consumatori”, questo perché nella revisione della PAC sarebbe contenuto l’obbligo per gli agricoltori di lasciare almeno il 4% di terreno non coltivato, in modo da stimolare la biodiversità dei terreni.
Leggo da Il Post che l’ultima PAC, quella che conteneva questa norma, non è mai entrata in vigore (doveva entrarci nel 2023) per via della guerra in Ucraina. Sarebbe dovuta entrare in vigore poi a gennaio di quest’anno, quando sono appunto scoppiate le proteste. Proprio per sedare le proteste, la Commissione Europea ha proposto una sorta di deroga, consentendo la coltivazione di piante considerate benefiche per la terra, come piselli, fave o lenticchie, oppure colture a crescita rapida, che hanno un impatto meno pesante di quelle ordinarie.
Intendiamoci, su una questione gli agricoltori hanno indubbiamente ragione, ovvero quando chiedono un riequilibrio e una miglior distribuzione dei costi all’interno della filiera. Lamentano il fatto che gli venga imposto un prezzo bassissimo dei prodotti, per poi ritrovarsi lo stesso prodotto nella grande distribuzione a prezzi decuplicati. Chiedono, in altre parole, un mercato libero. Il che stona un po’ con la situazione attuale, che è largamente sussidiata dalla Comunità Europea con una quantità di denaro pari al 30% circa del bilancio comunitario. Delle due l’una: o il libero mercato, o i sussidi e tutte le agevolazioni, come quelle sull’IRPEF e sui carburanti.
Bisogna, alla fine di tutto questo discorso, che ci si renda conto di una cosa: il mondo di oggi non è quello dei nostri nonni. Inutile continuare a cavalcare la nostalgia di un mondo che non c’è e non ci sarà più. Oggi siamo 8 miliardi di esseri umani, il doppio rispetto al 1974. Tra trent’anni è stato stimato che saremo 10 miliardi, con una crescita esponenziale dell’Africa e di altre regioni del mondo.
Quel mondo, quello dei nostri nonni di cui parlano persone evidentemente miopi e con lo sguardo rivolto al proprio ombelico, non esiste e non esisterà più e se per assicurare un futuro alle future generazioni e ai nostri figli dobbiamo fare qualche sacrificio, allora è il caso che ci si lamenti poco.
Qui siamo su Insalata Mista, figuriamoci se la questione agricola non mi sta a cuore, ma mi preoccupa di più il fatto che mio figlio, quando non ci sarò più, debba pensare “che bel regalo che mi hai fatto papà, mi hai lasciato un pianeta ridotto allo schifo per metterti un’insalata a tavola”.
Buona lettura.
Franco A.
» MAI COSÍ TANTE ELEZIONI COME NEL 2024. IL VERO RISCHIO? INTERNET E LE MANIPOLAZIONI
Agli albori di internet, i creatori della rete delle reti immaginavano un futuro migliore, con libero accesso alla cultura e all’informazione libera. Oggi, nel 2024, sappiamo che non è andata proprio così e che, come tutte le grandi innovazioni tecnologiche, qualcuno ha saputo sfruttare la rete a proprio vantaggio e per scopi eticamente discutibili.
Prima internet con la diffusione dei blog personali, poi i social network con la democratizzazione della visibilità (chiunque può scrivere qualcosa ed essere letto da chiunque), poi le piattaforme di streaming video, che hanno semplificato e abbassato ulteriormente l’accessibilità a questi contenuti e infine l’intelligenza artificiale, che ha portato tanti strumenti che oggi sono in grado di manipolare audio e video, permettendo a chiunque di realizzare qualcosa che nella realtà non esiste, tipo Obama che dice che Trump è un totale str…o.
Oggi gli strumenti tecnologici per calamitare l’opinione pubblica e direzionarla in un senso o in un altro sono moltissimi. Non c’entra la cultura personale o quanto ci riteniamo abili nello smascherare i contenuti falsi che circolano su internet. Tutti possiamo cascarci, semplicemente perché non possiamo essere aggiornati su tutto quello che la tecnologia produce.
Molti di noi sono cascati nel tranello del Papa che indossava un giubbotto Moncler, per esempio. Semplicemente perché non erano aggiornati sugli ultimi standard raggiunti dalle IA generative. Magari sapevano dell’esistenza di qualcosa del genere, ma non erano al corrente del livello che avevano raggiunto. Perché c’è anche da dire che molte di queste innovazioni diventano di pubblico dominio quando salta fuori il casus belli, quando c’è qualcosa che fa il giro delle prime pagine dei giornali. Fino a quel momento, chissà quanti sono cascati in tranelli architettati da chi sta sempre un passo avanti e sa usare le innovazioni tecnologiche a proprio vantaggio.
Ho fatto un piccolo elenco delle tecniche che con tutta probabilità verranno utilizzate in questo anno di elezioni, sicuramente omettendo qualcosa che scopriremo per la prima volta proprio in occasione delle campagne stesse. D’altronde, il caso Cambridge Analytica venne fuori a giochi fatti, dopo aver avuto una responsabilità provata e dimostrata nelle elezioni americane del 2016 e nel voto dell’Inghilterra per l’uscita dall’Europa.
Cosa sono i Dark Pattern e perché vi ci siete già imbattuti
Spesso ci piace scagliarci su chi commette un errore invocando il libero arbitrio. A tanti piace citare il motto di Vanna Marchi, che era solita dire che «i coglioni vanno inculati», perché c’è una sottile soddisfazione nel guardare le persone che si sono fatte fregare pensando “eh, che scemi, io non ci sarei mai cascato”. Ma prima o poi, nella vita, capita sempre di cadere vittima di qualche fregatura, di qualche truffa studiata appositamente per quelli fatti come me o come te.
Il concetto di Deceptive patterns o Dark patterns sta a significare un percorso studiato per indurti a fare quello che voleva chi ha studiato quel pattern. Così, per fare un esempio, con un’interfaccia progettata appositamente per impedirti di ottenere il rimborso di un servizio che hai sottoscritto per sbaglio (sempre per via dei dark patterns), abbandonerai frustrato qualsiasi tentativo di provarci. È successo per esempio agli utenti di Fortinite, che tentavano invano di ottenere il rimborso per l’acquisto involontario di vestiti, armi o altri oggetti virtuali a pagamento.
Dice il sito deceptive.design: “Epic Games ha subito una multa dalla FTC dopo le accuse secondo cui la società ha impiegato tecniche ingannevoli per manipolare i giocatori e fargli fare acquisti non intenzionali, consentendo anche ai bambini di accumulare addebiti non autorizzati senza il consenso dei genitori”. Epic è stata multata con 245 milioni di dollari.
Esistono moltissimi modelli di dark patterns documentati. Ve ne faccio un breve elenco (presi da Wikipedia):
C’è il Privacy Zuckering, dal nome di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, che porta l’utente a dare più consensi di quelli che pensava di dare. In pratica: pensando di accettare una cosa, ne accetti in realtà molte altre. Per questo l’Unione Europa, nell’ambito del regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) ha previsto e imposto i due modelli “privacy by design” e “privacy by default”, secondo cui non può essere accettato un consenso dato per scontato.
Bait and switch, ovvero l’offerta di prodotti o servizi gratuiti (o quasi) che in realtà non sono disponibili e nel momento in cui tenti di acquistarli ti viene proposto un altro prodotto di prezzo superiore.
Per confirm-shaming si intendono quelle richieste di conferma che dovrebbero portare l’utente a vergognarsi di non darla. Per un esempio una richiesta tipo “accetta oppure dichiara di contribuire al fallimento di questa testata” o cose del genere. Ecco, sappiate che, seppure la sopravvivenza di questa newsletter dipende anche dalle vostre condivisioni, cercherò di non usare mai un modello di questo genere.
Misdirection è uno dei modelli di dark patterns più diffusi e in cui vi sarete sicuramente imbattuti almeno una volta. Capita con l’installazione di un software, durante la quale viene sostituito il tasto per proseguire l’installazione con uno che vi fa accettare le condizioni di un altro software. Questo modello sfrutta il fatto che l’utente, quando installa un software, solitamente preme i tasti di avanzamento e accetta le condizioni senza nemmeno leggerle. Ecco, tornando a Vanna Marchi, coglioni lo siamo un po’ tutti, in questo senso.
Il Roach motel ha un nome curioso (un motel di scarafaggi), ma è in realtà il modello più utilizzato da chi vi propone contratti per le utenze domestiche o anche soltanto abbonamenti ai quotidiani (non starò qui a nominare tutti i quotidiani, SOPRATTUTTO QUELLI NAZIONALI CON SEDE A MILANO, a cui ti abboni con un clic, ma poi per cancellare l’abbonamento devi scrivere una mail, aspettare che ti richiamino e fornire pure una spiegazione del perché vuoi disdire l’abbonamento).
Si tratta, in parole povere, di un modello che fornisce un percorso facile e diretto per entrare ma un percorso difficile per uscire. Per esempio i casi in cui viene richiesta la stampa di un modello cartaceo e l’invio di una raccomandata per la disdetta di un servizio.
Sneak into basket è il modello che ti rifila dei servizi non richiesti. Anche qui vi citerò il caso dell’installazione di un software che, mentre lo installate, vi spunta in automatico l’opzione per installare un altro software non richiesto. Vi ricordate quando, anni fa, ci si ritrovava il browser pieno di barre di ricerca installate senza che ve ne rendeste conto? Ecco, era per colpa di software molto comuni e gratuiti, tipo gli antivirus, che se non stavate molto attenti vi installavano di tutto.
Infine ci sono gli Hidden costs, o i costi nascosti, ovvero quelli che non appaiono mai nel processo di acquisto, ma che saltano fuori improvvisamente al checkout, senza capire nemmeno da dove siano arrivati. Ecco, quello di infilare un piccolo costo aggiuntivo quando ormai siete nella fase finale del processo d’acquisto, e cioè quando ormai sentite il prodotto che desiravate nelle vostre mani, è decisamente un dark pattern, di quelli più bastardi.
Una rete di siti finti per far diventare virali e popolari solo alcune notizie
Ora che avete capito come il design di un’interfaccia o di uno strumento vi può portare a compiere determinate azioni senza che ne siate coscienti, proviamo a vedere come modelli analoghi sono stati utilizzati nell’ambito della politica.
Dicevamo prima che il caso di scuola sono state le elezioni americane del 2016, anno in cui vinse Donald Trump. Vi stupirete nel sapere che a un certo punto, spuntarono come funghi siti esplicitamente a sostegno di Trump con sede a Veles, una cittadina di 45.000 anime situata in Macedonia. Si parla di circa 140 siti, nati quasi tutti contemporaneamente, raggiungibili tramite domini molto american friendly come WorldPoliticus.com, TrumpVision365.com, USConservativeToday.com, DonaldTrumpNews.co e USADailyPolitics.com.
Il motivo di questa enorme diffusione di siti a favore di Trump fu che a un certo punto, complice quello che stava succedendo su Facebook (di cui scoprimmo successivamente grazie al caso Cambridge Analytica), diventò davvero semplice far diventare virali post su argomenti capaci di infiammare gli animi degli americani, come i temi cavalcati dal candidato repubblicano. E perché questi siti decisero di cavalcare le elezioni americane e non altre? Perché più diventavano virali i post, più questi portavano utenti ai siti, più i siti guadagnavano. Questo perché, in termini di costo per clic o costo per impressioni, un utente americano vale più di qualsiasi altro utente nel mondo (lo sanno bene gli youtuber americani, che guadagnano sensibilmente di più, a parità di visualizzazioni, dei loro colleghi italiani).
Scriveva BuzzFeed.News, testata autrice dell’articolo, a fine 2016:”[…] di conseguenza, questo strano hub di siti pro-Trump nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sta ora svolgendo un ruolo significativo nella propagazione del tipo di contenuto falso e fuorviante che è stato identificato in una recente analisi di BuzzFeed News, nelle pagine Facebook iperpartitiche. Questi siti aprono una finestra sugli incentivi economici dietro la produzione di disinformazione specificamente per i mercati pubblicitari più ricchi e in particolare per Facebook, il più grande social network del mondo, nonché all'interno di reti pubblicitarie online come Google AdSense”.
Un consiglio? Se volete informarvi e non lasciarvi fregare da questi modelli studiati a tavolino, lasciate stare i social. Qualsiasi social network. Lasciate stare anche i quotidiani online. Ne esistono di qualità, ovviamente, ma molti invece hanno due redazioni separate: una dedicata al digitale, che insegue le peggiori tendenze social e dunque acchiappaclic, e un’altra invece dedicata alla carta stampata, in cui si riesce a trovare ancora del buon giornalismo.
Se pensate che l’informazione politica, soprattutto in vista di elezioni importanti come quelle europee che dovremo affrontare tra qualche mese, valga qualche euro, prendete l’abitudine di acquistare un paio di quotidiani nazionali, anche soltanto una volta a settimana. Prendeteli di orientamenti opposti, ma che siano di alto livello.
Il mio consiglio bipartisan? Corriere della Sera e Domani. Il primo, pur passando per un quotidiano democratico un filino sbilanciato a sinistra, è in realtà una testata molto attenta a non inimicarsi il governo di turno. La seconda invece è una testata piccola ma con ottimi giornalisti, che è apertamente in contrapposizione al governo (qualsiasi esso sia). Secondo me sono due testate che si bilanciano e che vi possono fornire una visione chiara e onesta di quello che i singoli partiti vi raccontano. È una mia opinione, ovviamente.
Le stanze dell’eco e il bisogno di appartenenza
Le Echo Chambers, o stanze dell’eco, sono uno dei più potenti sistemi di propaganda per le convinzioni personali, che spesso sono errate. E sapete perché sono potenti? Perché le costruiamo noi stessi.
Prima di tutto vi lascio una bella definizione che ho trovato sul sito geopop.it: “Le nostre azioni e ricerche online sono mediate da informazioni e opinioni che già possediamo rispetto a un certo tema. Questo significa che, pur con l’idea di ampliare la nostra conoscenza, è molto probabile che (anche involontariamente) siamo spinti a ricercare contenuti in linea con le nostre idee preesistenti, oppure in community e riviste online in linea con il nostro pensiero”.
Capite il meccanismo? Guardate, non c’è da biasimare nessuno, in questo errore ci cadiamo tutti, ma proprio tutti, io per primo. Tutti noi abbiamo un’idea di base e quando andiamo a cercare informazioni, soddisfatti anche di fare un lodevole lavoro di approfondimento, cerchiamo in realtà notizie che rafforzino l’idea di base che già avevamo. Tentiamo di rifuggire dalle idee opposte, che ci infastidiscono e ci portano a bollarle come notizie false o tendenziose.
Per questo prima vi ho consigliato la lettura di due quotidiani che si bilancino a vicenda, perché spesso è bene capire le ragioni di chi la pensa all’opposto dell’idea con cui siamo partiti. È un lavoro difficile, lo so, forse il più difficile di tutti, ma è anche un esercizio di grande democrazia e maturità personale.
Sapete perché è così difficile evitare le stanze dell’eco? Perché esiste il cosiddetto “pregiudizio di conferma”. Cos’è ce lo spiega ancora geopop.it: “in sociologia e psicologia parliamo di pregiudizio di conferma, proprio ad indicare quel comportamento che mettiamo in atto nel ricercare informazioni che non differiscano dalla nostra visione del mondo ma che, anzi, la possano in un certo senso confermare”.
Questo pregiudizio si fonde chiaramente sui social con un altro bisogno basilare dell’uomo: il bisogno di appartenenza, di sentirsi parte di un gruppo. Ancora da geopop.it: “Le echo chamber, piccole o grandi che siano, hanno la capacità di permettere alle persone di condividere con “i propri simili” le loro opinioni, sapendo che non verranno contraddette ma anzi sostenute e accettate dagli altri del gruppo. Non di rado, una echo chamber dà vita a forti polarizzazioni delle opinioni e a “scontri” tra gruppi con credenze tra loro opposte”.
Deep o Cheap fake, in ogni caso falsi
Prima avete visto il video di Obama che dice delle cose che in realtà non ha mai detto. Si tratta di un video Deep Fake, che sfrutta algoritmi di deep learning per conformare l’aspetto, l’atteggiamento, i movimenti e le espressioni del viso, la voce e l’inflessione alle espressioni e a quello che sta dicendo un’altra persona. Pensate che questo video è del 2018, se vi siete stupiti per la verosimiglianza, provate a pensare di cosa è capace la tecnologia oggi.
Oggigiorno, con un computer domestico, si può realizzare praticamente tutto quello che si vuole e dunque convincere qualsiasi persona di qualsiasi cosa. Soprattutto se quella persona parte già con delle idee di base.
È molto facile convincere una persona, soprattutto se già orientata, facendo circolare su determinati canali social un video deep fake che mostra proprio quello che quella persona sta cercando. Non solo quella persona si convincerà, ma diffonderà il video a sua volta, andando a creare il fenomeno di stanze dell’eco e dunque diventando un organo di propaganda per tutti quei partiti politici che, alla ricerca di facile consenso, decideranno di cavalcare proprio quell’argomento che sta già diventando popolare e virale da solo. Vi ricorda qualcuno di vostra conoscenza o qualche caso recente? Ecco, non siete i soli.
Accanto ai Deep Fake però ci sono altri contenuti, ancora più semplici da produrre ma altrettanto potenti, che sono i Cheap Fake. Come dice il nome, si tratta di versioni low cost dei deep fake, fatti con mezzi molto rudimentali, ma che spesso possono essere ancora più efficaci. Un montaggio video, per esempio, con un taglio che cambia il senso di un discorso, oppure sistemi ancora più furbi e meschini come nel caso del video twittato da Trump (si, sempre lui) che mostrava l’allora speaker della camera Nancy Pelosi biascicare e parlare come fosse ubriaca. Il video, banalmente, era stato rallentato. Una manipolazione tutt’altro che sofisticata quindi, ma dannatamente efficace. Provate a dargli un’occhiata qui sotto:
Quello che ci aspetta non si può immaginare
La scorsa Insalata, scrivevo di come non si può prevedere il futuro guardando al passato. La stessa cosa dobbiamo ribadirla sul tema trattato oggi. Non possiamo immaginare le armi che metteranno in campo i partiti politici per fare propaganda. Nel 2024 si voterà negli Stati Uniti, in Russia, India, Bielorussia, Pakistan, Iran, Messico, Regno Unito e in molti altri paesi tra cui, questo ci riguarda direttamente, nell’Unione Europa. Si sono invece già tenute le elezioni in Taiwan e El Salvador.
Si conta che, tra elezioni nazionali e locali, più della metà del pianeta sarà chiamato a votare per elezioni più o meno libere. In Russia, ad esempio, la candidatura dell’unico oppositore politico di Putin è stata rifiutata con motivazioni che non stanno in piedi, ma di cosa ci stupiamo?
Chi avrà meno scrupoli nell’usare i più biechi sistemi di propaganda lo farà, anche se così facendo dovesse alimentare odio sociale, razzismo e persino soffiare sul fuoco della rivolta popolare come successo all’inizio del 2021 con l’assalto a Capitol Hill. Tutto questo per guadagnare un po’ di consenso, per catalizzare l’opinione pubblica stuzzicandola lì dove più facilmente si può ottenere una reazione.
Per noi, da quest’altro lato della barricata, esiste soltanto un’arma per difenderci: l’informazione e la consapevolezza. L’abitudine a dubitare di tutto quello che vediamo o leggiamo; l’abitudine di stimolare il senso critico e il sospetto di fronte alle notizie più facili, più titolabili. Non facciamoci fregare, almeno questa volta, dimostriamogli che i coglioni non sono quelli che vengono inculati, ma quelli che credono di poterlo fare senza conseguenze.
» COSE MOLTO UTILINK 🔗
Gli articoli più interessanti che ho letto in settimana, insieme ai link utili o semplicemente curiosi che ho trovato in giro per internet.
» I 20 anni di Facebook nell’anno delle elezioni
Avevo questa puntata a tema Dark Pattern tra le bozze da un po’, ma mi sono deciso a scriverla dopo aver ascoltato l’ultima puntata di Globo, il podcast de Il Post che parla di cose del mondo.
In questa puntata Eugenio Cau intervista Carola Frediani, giornalista specializzata in temi digitali, privacy, sorveglianza, cybersicurezza e diritti umani. Se volete approfondire quello che ho solo accennato in questa Insalata, Ascoltate questa puntata di Globo.
» CONSIGLI PER L’ASCOLTO 🎧
Come ormai avrete imparato, ogni due settimane esce la puntata di Chiacchiere, lo spin-off del podcast Insert Coin di Massimiliano Di Marco. Insieme discutiamo di videogiochi, di mercato e intrattenimento. Questa volta si parla dell’evento Playstation, lo State of Play, e di molto altro.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?1
» Bonifici in dieci secondi, senza costi aggiuntivi
Il parlamento europeo ha adottato le nuove regole per il bonifico istantaneo, che entrerà in vigore nell’ambito dell’area unica dei pagamenti in Euro (SEPA).
In pratica, a breve i bonifici dovranno essere processati entro 10 secondi dall’emissione in tutta l’area SEPA, 7 giorni su 7, senza costi aggiuntivi. Inoltre, il pagatore riceverà la conferma dell'avvenuta esecuzione del pagamento a favore del beneficiario, sempre entro dieci secondi .
» Il ritiro della patente in uno dei 27 stati Europei varrà per tutta l’unione
Un altro regolamento adottato dal Parlamento Europeo, stabilisce che se ci viene revocata la patente in uno degli stati dell’Unione Europa, lo stesso provvedimento varrà per tutti gli altri 26 stati.
La sospensione, la restrizione o la revoca della patente saranno quindi applicate in tutta Europa, con l’obbligo per lo Stato membro di condividere l’informazione con i restanti 26 stati entro un termine massimo fissato in dieci giorni lavorativi. Entro un massimo di quindici giorni dal ritiro, la sanzione deve essere applicata.
» Nuovo record per la fusione nucleare: 69 MJ in 6 secondi
Il reattore sperimentale JET ha stabilito un nuovo record di energia prodotta tramite fusione nucleare, raggiungendo i 69 MJ in 6 secondi con solo 0,21 mg di combustibile.
Questo risultato supera il precedente record di JET del 2021 e segna un passo importante verso lo sviluppo di ITER, mirando alla dimostrazione della fusione nucleare su scala industriale. Gli esperimenti hanno testato varie tecniche per il controllo del plasma e hanno confermato l'efficacia delle tecnologie sviluppate per proteggere le pareti del reattore, contribuendo significativamente alla progressione verso la fusione nucleare commerciale.
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
Se hai apprezzato la newsletter Insalata Mista ti chiedo un favore: lascia un commento, una recensione, condividi la newsletter e più in generale parlane. Per me sarà la più grande ricompensa, oltre al fatto di sapere che hai gradito quello che ho scritto.
Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Bellissimo articolo Franco.