I trattori sono i nuovi smartphone?
Monarch ha lanciato sul mercato i trattori completamente autonomi che promettono di cambiare per sempre l'agricoltura, rendendola smart. L'agricoltura diventerà schiava di un abbonamento?
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La parola di oggi: Smart farming, ovvero agricoltura connessa o, per dirla come l’ha chiamata John Deere, agricoltura di precisione, quella che si affida ai dati e alla tecnologia per aumentare la resa e i guadagni.
IL MENÚ DI OGGI
Il futuro dell’agricoltura è nell’uso spinto della tecnologia e nell’intelligenza artificiale. Solo con la tecnologia si può arrivare a produrre di più abbassando i costi del cibo che nel prossimo futuro dovrà sfamare una popolazione mondiale in costante crescita;
Rendere smart l’agricoltura significa però raccogliere una grande quantità di dati. Ci si domanda di chi siano questi dati, se dell’agricoltore che li ha prodotti o dell’azienda che li immagazzina;
La grande paura è che le aziende possano fare qualcosa che in passato è già successo con i semi: vincolare gli agricoltori al pagamento di un abbonamento o all’uso di un trattore specifico. Una paura alimentata anche dal fatto che nel mercato dei trattori stanno entrando anche le aziende del settore dei fertilizzanti.
» IL VOSTRO COMPUTER ALLA FINE É RIMASTO LO STESSO
Molti di voi saranno rimasti delusi quando, una settimana fa, dopo aver letto delle meraviglie di Windows 11 in arrivo, hanno scaricato l’aggiornamento senza trovare poi la novità di cui ho parlato.
L’abbiamo saputo il giorno stesso: in Europa, Copilot (e tutte le relative nuove funzioni basate su intelligenza artificiale), sono state rimandate. Questioni di privacy, quasi certamente. Arriverà, ci vuole solo un po’ di pazienza in più. Sappiate che ho condiviso con voi la delusione e mi scuso per le aspettative tradite.
Questa settimana invece parliamo di qualcosa di leggermente differente. C’è di mezzo sempre il machine learning, ma questa volta parliamo dell’applicazione pratica in uno dei mestieri più antichi che l’uomo conosca: l’agricoltura.
Purtroppo, per questioni personali, non ho avuto il tempo di cui normalmente dispongo per scrivere l’Insalata. Mi è dispiaciuto soprattutto alla luce del fatto che questa appena passata si è rivelata una settimana particolarmente ricca di spunti: a partire dalla pesca dello spot Esselunga, che ha occupato più pagine di quotidiani di quanto l’abbia fatto la Nadef, la nota di aggiornamento al documento con cui il governo spiega cosa farà nel prossimo futuro. E lo spiega non soltanto ai propri cittadini, ma anche all’Europa e ai mercati. Una cosa talmente importante che nelle ultime 24 ore lo spread si è impennato e c’è già chi paventa un ennesimo governo tecnico. Tutto questo mentre noi ci preoccupavamo di una pesca.
Però, in qualche modo, la pesca c’entra. Infatti ho scelto di parlare di agricoltura, perché il problema dello sfruttamento intelligente delle risorse della terra è sempre più importante. La popolazione mondiale aumenta giorno dopo giorno e se il clima è diventato ormai una questione centrale nelle discussioni di persone e istituzioni, altrettanto lo dovrà essere il cibo e la relativa produzione. I due fatti, oltretutto, sono strettamente correlati.
La mobilità elettrica, il machine learning e internet si fondono, chi l’avrebbe mai detto, nei trattori di nuova generazione, che possono lavorare la terra in modo completamente autonomo e più efficiente di quanto faccia l’essere umano, che quindi può starsene comodamente davanti a un monitor a controllare i dati. E tutto ciò può avvenire senza consumare una goccia di combustibile fossile.
Bene, che aspettiamo? Che non diventi un monopolio potenzialmente devastante, come fu quello dei semi OGM (e sterili) che hanno reso schiavi di un ricatto migliaia di coltivatori di mais nel mondo. Il rischio che questo accada, se non si vigila sul come vengono utilizzati i dati raccolti sul campo, è più reale che mai.
Oggi parliamo di agricoltura, in una puntata che forse non è mai stata più vicina di così all’insalata.
Buona lettura.
Franco A.
» TRATTORI A GUIDA AUTONOMA
La curiosità sull’agricoltura intelligente, anche detta smart farming, mi è venuta dopo aver letto un’intervista su Decoder, podcast di theverge.com, a Praveen Penmetsa, CEO di Monarch Tractor, un’azienda che produce, vende e fornisce in licenza trattori intelligenti.
Quando Nilay Patel, giornalista di TheVerge.com, chiede a Penmetsa di cosa si occupa Monarch, questo risponde che il loro scopo è quello di rendere l’agricoltura sostenibile e profittevole per l’agricoltore. Insomma, fare in modo che l’agricoltura rispetti l’ambiente e che l’agricoltore faccia soldi, quello che si chiamerebbe un win-win.
Come si può realizzare tutto questo? Basta un trattore? Ma soprattutto: come si può spingere un piccolo agricoltore che ha mezzi non modernissimi a cambiare completamente modo di intendere il suo lavoro? Patel lo chiede al suo intervistato: alla fine un trattore intelligente ha un voltante e delle ruote, proprio come uno classico, ma ha in più delle batterie ed è pieno di sensori e di telecamere.
Monarch ha messo in commercio i propri trattori connessi a partire da dicembre e finora può contare su 200 clienti attivi. Non progetti di prova, ma agricoltori veri, reali, che stanno utilizzando i trattori Monarch quotidianamente.
La soluzione Monarch ovviamente non si limita a fornire il trattore, ma fornisce anche una soluzione di raccolta dati e una piattaforma attraverso la quale si può controllare il tutto. I dati, appunto, questo è quello che fa veramente la differenza.
Dice Penmetsa:«Questa è la parte migliore perché il trattore si trova al centro di ogni fattoria, possiamo vedere ogni operazione dal primo giorno, quando iniziano le attività agricole, fino a quando le cose si fermano. Quindi otteniamo dati non solo su ciò che sta accadendo nella fattoria con le nostre telecamere, ma anche su chi, cosa, dove, quando e come. Soprattutto, il come - “come stanno coltivando?”. Tutto questo viene dai nostri sistemi di visione: telecamere 3D e telecamere standard. E poi usiamo l'IA e molti scienziati per mettere questi dati in infrastrutture da cui possiamo ottenere informazioni e rapporti per l'intero ecosistema».
L’agricoltura sta diventando quindi una grossa fonte di dati. Un po’ come lo sono i social con le abitudini delle persone. Un grandissimo database col quale un piccolo gruppo di multinazionali ha guadagnato un sacco di denaro. Ok, possiamo però dire senza grossi problemi che, in fondo, tolta la questione etica, il fatto che qualcuno stia lucrando sui nostri dati personali per venderci qualcosa a cui sa che siamo interessati, non minaccia la nostra sopravvivenza. Diverso è invece se qualcuno, un domani, potrebbe vincolare la tua possibilità di coltivare il tuo pezzo di terra al pagamento di un abbonamento o alla sostituzione del trattore.
» IL RISCHIO: L’AGRICOLTURA IN ABBONAMENTO
La paura che questo possa accadere non è soltanto la visione pessimistica di un futuro apocalittico, ma è qualcosa che, se vogliamo, è già capitato. Lo spiega bene Nilay Patel, quando chiede a Penmetsa:«Quando sento questo genere di cose, la mia mente salta su: "Ok, hai costruito un sistema di dati proprietario, gli agricoltori sono bloccati, finiranno in una sorta di contratto di abbonamento con te, e il trattore è solo l'inizio di una lunga relazione potenzialmente complicata". E lo dico perché è esattamente così che funziona John Deere, giusto? E molti agricoltori stanno dicendo: "Ok, John Deere raccoglie molti dati. Ci venderanno dei semi.” Tutto questo accade. È questo il tuo modello di business o sarai più aperto?».
John Deere & Co. È una delle più grandi aziende del mondo nel settore dell’agricoltura insieme a AGCO, entrambi statunitensi. Il vicepresidente di quest’ultima, Seth Crawford, ha recentemente dichiarato:«Penso che siamo all'apice di una vera rivoluzione. Ciò che ci ha trattenuto per un po’ è stata l'incapacità di processare i dati abbastanza velocemente da lavorare a livello di singole piante rispetto, ad esempio, a interi acri o campi. Ora, con tutta la tecnologia che è arrivata e la grande velocità di elaborazione, siamo in grado di operare in tempo reale».
Capite quindi che, quando ci esaltiamo per il nuovo iPhone tanto potente da far girare un gioco con la grafica da console, in realtà dovremmo leggere la cosa in un modo completamente diverso. Se una tale potenza computazionale è arrivata a stare nel palmo di una mano, qual è la vera capacità di elaborazione raggiunta dalle grandi server farm?
In questo caso abbiamo una risposta: ogni volta che un agricoltore sale in sella al suo nuovo trattore, le telecamere e i sensori a bordo registrano tutto. Ogni singolo metro che percorre, ogni singolo seme che pianta, ogni singola pianta che taglia. Tutto - compresi i dati sul terreno, la temperatura, il clima - viene registrato, inviato a dei grossi database e processato.
La vera domanda quindi è:”di chi sono questi dati? Appartengono all’agricoltore?”. Butto lì una risposta: “no”, di sicuro appartengono all’azienda che li raccoglie, che in cambio darà all’agricoltore un piccolo set di dati, per dargli l’illusione che questi dati sono a sua disposizione.
» MONARCH E LA SMART FARMING “ETICA”
Torniamo un attimo all’intervista a Praveen Penmetsa di Monarch Tractor. Eravamo arrivati al punto in cui l’intervistatore chiede appunto se il loro modello di business è simile a quello di John Deere e se il loro obiettivo è quello di vincolare gli agricoltori a un abbonamento.
Penmetsa:«No, siamo completamente diversi da quel mondo. Questo è stato il vero motivo per cui ho fondato Monarch Tractor, per cambiarlo. In questo momento, gli agricoltori non possono nemmeno consultare i loro dati o fare la diagnostica sui loro trattori senza l'approvazione del costruttore. Quello che stiamo facendo alla Monarch è concedere in licenza la nostra tecnologia a tutte le aziende che producono trattori. Uno dei nostri grandi partner, Case New Holland (CNH Industrial), è la seconda più grande azienda di trattori al mondo dopo John Deere. Abbiamo dato loro la nostra tecnologia e si stanno quindi basando sul nostro stack di dati».
» I TRATTORI COME ANDROID
Penmetsa parla di una piattaforma che è per per l’agricoltura quello che Android è stato per gli smartphone. Quello a cui punta è creare una piattaforma globale, aperta, accessibile da chiunque voglia poter creare trattori connessi che rispettino uno standard. Android, come sappiamo, è un sistema operativo open source, il cui codice è consultabile, modificabile e ridistribuibile.
Se Apple ha rivoluzionato il telefono cellulare, creando il concetto di smartphone così come lo conosciamo oggi, possiamo dire che Android lo ha “democratizzato”. Ha infatti abilitato migliaia di produttori hardware alla creazione e alla vendita globale di smartphone, potendo contare su un sistema operativo diffuso, al cui sviluppo ha contribuito un’intera comunità.
Se la vera intenzione di Monarch è dunque quella di costruire una piattaforma “aperta” come Android, l’iniziativa è lodevole. Anche se c’è da fare un paio di distinzioni: sappiamo tutti com’è andata col ban statunitense di Huawei, uno dei più grandi produttori di smartphone al mondo, fino a quel momento.
Quando venne vietato dal governo degli Stati Uniti la fornitura dei servizi di Google a Huawei, a quest’ultima non rimase che sviluppare una propria versione di Android, senza però poter installarci sopra lo store di applicazioni PlayStore e le applicazioni più celebri, come Gmail o Google Maps. Il risultato è ormai noto a tutti: gli smartphone di Huawei, tolto il mercato interno (quello cinese), occupano ormai una quota marginale. Questo per dire che ok, puoi anche rendere la piattaforma aperta, ma questo non ci mette comunque al riparto da un monopolio nei fatti.
Secondariamente, Monarch parla di “accessibilità ai dati tramite API”, non di codice aperto e disponibile a tutti (come invece è Android). Infatti il capitolo della “licenza software” è uno dei tre sui quali Monarch basa i propri profitti. Lo dice direttamente Penmetsa:«Attualmente facciamo soldi in tre modi: vendiamo trattori, facendo soldi sulla parte dei dispositivi; vendiamo abbonamenti alla nostra “Connect and Automate platforms”, che è la piattaforma per la quale gli agricoltori ci pagano l’abbonamento. La terza fonte di guadagno è la licenza per la nostra tecnologia. Case New Holland è la prima, hanno già annunciato due trattori basati sulla tecnologia Monarch».
» NELL’AGRICOLTURA DEL FUTURO C’È MOLTA TECNOLOGIA E POCA TRASPARENZA
Che siano basati su Android o su iOS, per continuare sulla stessa analogia, una cosa è certa: nell’agricoltura del prossimo futuro c’è assai poca chiarezza. Si tratta di un mercato enorme, che sta per esplodere, grazie soprattutto ai progressi tecnologici compiuti nell’ultimo decennio nel campo della potenza di calcolo e nella sofisticazione dei modelli di machine learning.
Quello che è chiaro è che entrare in questo mercato richiede grosse capacità di investimento e dunque, ancora una volta, vengono tagliate fuori fisiologicamente startup e piccole aziende, che non possono permettersi gli investimenti necessari a entrare in un mercato in cui invece stanno entrando player differenti, come per esempio i produttori di fertilizzanti, i cui trascorsi di certo non tranquillizzano sul futuro “aperto” dell’agricoltura.
D’altronde doveva succedere: l’elettronica di consumo ha spinto fortissimo sul pedale dell’acceleratore nella ricerca, che ha prodotto tecnologie potentissime a costi irrisori. E ora non rimane che usarla, tutta questa tecnologia. E va bene trasformarsi in un simpatico coniglio quando si fanno le riunioni su Teams, ma quella stessa tecnologia di riconoscimento dei volti, dell’ambiente e delle cose, prima o poi doveva finire anche da qualche altra parte.
Oggi parliamo dei trattori, che lavorando la terra possono capire tutto quello che succede, caricare e processare dati nel cloud di aziende che sanno bene come monetizzarli.
La vera domanda quindi non è quella del titolo, i trattori sono già i nuovi smarphone. La vera domanda è piuttosto: “saremo in grado di governare questa enorme rivoluzione che ci sta esplodendo sotto gli occhi?”. Una domanda senza risposta, come sempre.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?1
Google dà, Google toglie. Quante volte ho pensato questa cosa negli ultimi anni? Più o meno ogni volta che Google ha deciso di cancellare un servizio, ovvero innumerevoli. Questa volta tocca a Google Podcast, che verrà dismesso nel 2024 in favore di YouTube Music. Una scelta davvero difficile da comprendere, in un momento in cui tutte le aziende tech stanno invece investendo su questo mezzo. Peccato, di fatto si lascia il mercato in mano a Spotify e Apple Podcast.
Tanto è vero che le grandi aziende continuano a investire nei podcast, che Spotify ha appena annunciato una funzione molto interessante: la trascrizione dei podcast. La funzionalità sarà disponibile nelle prossime settimane per “milioni di episodi”. Una funzione comoda non solo per chi non può ascoltare l’audio, ma anche per chi ha bisogno di trascriverne delle porzioni. Certo, sicuramente sarà disponibile soltanto per i podcast in inglese, ma chissà…
TIM sta continuando il suo piano nazionale di dismissione delle cabine telefoniche, che saranno sostituite, questa è la vera novità, con le “stazioni intelligenti”, ovvero cabine multifunzione con cui si potranno chiamare gratuitamente numeri fissi e mobili nazionali, acquistare biglietti, prenotare taxi, ricaricare gli smartphone e avere informazioni sul comune in cui saranno installate. Le prime 450 saranno installate nel corso del 2024 a Milano, che farà da apripista. Ok, ma la domanda è: Clark Kent ci si potrà ancora trasformare in Superman? Non credo…
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.