Il topolino che mise paura all'elefante
È iniziata una guerra senza pari tra Microsoft e Google. Un dato stupisce: nessuno avrebbe mai considerato l'ipotesi che Google potesse temere il motore di ricerca rivale, Bing. E invece...
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Se ti chiedessi quante volte al giorno vai su Google per cercare qualcosa, sapresti rispondermi? Probabilmente no, ma posso dirtelo io: 44 volte. E ci stai mediamente una ventina di minuti (1). Se consideriamo 12 ore di attività giornaliere, non soltanto quelle lavorative, si potrebbe dire che in media, ogni italiano, consulta Google tra le 3 e le 4 volte l’ora. Cosa significa? Significa che usiamo Google un po’ per tutto: per informarci, per leggere gossip, ricette o per sapere semplicemente chi è quello che ha vinto Sanremo. Il motore di ricerca, utilizzo non a caso l’articolo determinativo, è diventato una specie di oracolo che infatti, non che ci fossero dubbi, è il sito più visitato in Italia con quasi due miliardi e mezzo di visualizzazioni al mese.
Tutto ciò ha fatto di Google una tale, solida e incrollabile certezza che nessuno di noi, compreso chi con la tecnologia e con internet ci lavora, avrebbe potuto credere si potesse mettere in discussione. Chi mai avrebbe potuto recuperare il terreno che Google ha guadagnato in tutti questi anni? Già, perché più lo utilizziamo, più il motore di ricerca affina i suoi risultati, colleziona dati, corregge il suo algoritmo.
Un tranquillo giorno di dicembre, arrivò la rivoluzione
Poi, un bel giorno di dicembre, è arrivato qualcosa che ha cambiato tutto. Eh si, parliamo di nuovo di ChatGPT. Del perché questa chat sia realmente stupefacente, ne sono piene le pagine di internet (e se vuoi puoi recuperare l’extra di Digitali e Markettari sull’argomento). Non mi dilungherò nello spiegare che è soltanto una delle implementazioni di una rete neurale che ha appreso il linguaggio naturale ed è capace di capire le nostre domande e dare risposte pertinenti, su praticamente qualsiasi argomento. Ora, il fatto che Microsoft ci avesse già messo sopra un bel po’ di soldi, a qualcuno un piccolo sospetto avrebbe dovuto farlo venire da tempo. Anche perché Microsoft l’aveva pure detto che l’intenzione era quella di fondere l’intelligenza di GPT col suo motore di ricerca, Bing.
Bing non è un motore totalmente sconosciuto, anzi. In Italia è al trentottesimo posto della classifica dei siti più navigati con 36,8 milioni di utenti mensili. Capite bene però che 36,8 milioni contro 2 miliardi e mezzo fa sì che il motore di ricerca di Microsoft giochi in tutto un altro campionato. Bing è oggi persino sotto a duckduckgo, il motore di ricerca che rispetta la privacy, che è 11 posizioni sopra a Bing, al ventisettesimo posto.
Il topolino che mise paura all’elefante
È interessante come questa storia porterà il gigante ad avere una paura matta del topolino. E la paura, questo è noto, fa fare tanti errori. Come quello che tutto il mondo ha notato durante l’evento di presentazione ufficiale di Bard, la risposta di Google all’offensiva lanciata da Microsoft. Quando si è tenuto l’evento di Google? Il giorno dopo quello di Microsoft. Altro segnale che il terreno sul quale si gioca questa partita, è decisamente scivoloso.
Durante l’evento, Google ha mostrato una chat capace di rispondere in maniera naturale alle domande, ovvero il corrispettivo di ChatGPT. Una delle risposte però è risultata non corretta e questo ha decretato la perdita sul mercato azionario di 100 miliardi di dollari. È bastata una sola risposta sbagliata? Ovviamente no, perché la risposta sbagliata è arrivata nel corso di una presentazione che è risultata da subito il tentativo un po’ arrangiato e raffazzonato di rispondere a quello che invece aveva presentato Microsoft.
Microsoft ci ha presentato infatti un motore di ricerca completamente rivoluzionato, che risponde alle domande e che tiene conto del contesto. Uso lo stesso esempio utilizzato durante la presentazione: cerchiamo un TV da 65 pollici? Ci risponde con un elenco dei siti. Non siamo soddisfatti? Allora passiamo alla chat e cominciamo a fare domande più specifiche, come se ci trovassimo davanti al commesso di un negozio, un commesso molto competente, e ogni domanda rifinirà il risultato tenendo conto del contesto della ricerca. Tutto questo vale per qualsiasi contesto e documento, così che si potrà chiedere a Bing di farci il riassunto di un lungo documento in PDF, per fare un esempio. E si potrà anche generare nuovi contenuti, perché ricordiamoci che Microsoft ha investito in OpenAI, che sono quelli che hanno creato, oltre a GPT, anche Dall-E, lo strumento che crea immagini a partire da una descrizione.
Quello che probabilmente ci sta ancora sfuggendo è che siamo davanti a una rivoluzione copernicana, che cambierà per sempre il volto del web e della tecnologia. Si potrebbe dire, senza paura di esagerare, che questo fatto non solo rischia di ribaltare equilibri che sembravano solidissimi, ma che possa avere addirittura la stessa portata dell’arrivo di internet nelle nostre case o dell’arrivo dei primi smartphone. Insomma, dal motore di ricerca che fornisce un elenco di risultati, si sta passando al motore di risposte col quale si può dialogare. Ci passa un’era geologica in mezzo e da qui non si torna più indietro, anche se sono ancora da sciogliere nodi intricatissimi, come la qualità delle risposte, l’attribuzione del risultato fornito (se la rete neurale ha imparato da quello che ho scritto sul mio blog, ho diritto che il mio sito venga quantomeno citato) e la possibilità che la stessa rete neurale venga corretta ed educata dagli utenti con risposte sbagliate. Ed è anche la prima volta in cui, dopo il primo giro di assistenti vocali, l’intelligenza artificiale compie un balzo in avanti notevole e arriva direttamente nelle nostre vite con un motore che utilizzeremo più volte al giorno.
Eccoci qui, il giorno in cui la macchina risponderà in modo naturale a qualsiasi domanda è finalmente arrivato. Alzi la mano chi si sarebbe aspettato, soltanto tre mesi fa, che questa rivoluzione arrivasse tramite il motore di ricerca Bing, ovvero il sito che oggi fa meno visite mensili di fantacalcio.it
SFAMA LA FOMO!
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Whatsapp, la popolare app di messaggistica, sta per ricevere un aggiornamento decisamente interessante, soprattutto per chi odia l’utilizzo dei messaggi vocali. Nelle prossime versioni, Whatsapp sarà infatti in grado di trascrivere i messaggi vocali in testo e lo farà in locale, ovvero senza passare dai server Meta.
Netflix ha avviato anche in Europa il suo programma per impedire agli utenti di condividere il proprio account. Quello che una volta era un comportamento quasi spalleggiato dall’azienda, diventerà invece una funzione a pagamento. Tutti gli utenti che vorranno utilizzare lo stesso account pur non facendo parte della stessa famiglia, dovranno migrare il proprio profilo verso un nuovo account oppure pagare la quota prevista per il “membro extra”. Si tratta di un micro account il cui costo sarà di 3,99€ per il Portogallo e 5,99€ per la Spagna, che sono i primi due paesi dove Netflix ha deciso di sperimentare il nuovo servizio.
The Last of Us, la serie HBO ispirata al celebre videogioco di cui abbiamo parlato nella prima puntata di Insalata Mista (se te la sei persa, in fondo trovi il link), continua a macinare record. Con il quarto episodio ha raggiunto infatti i 7,5 milioni di utenti negli Stati Uniti, il 60% in più rispetto al primo episodio. Se dovesse continuare con questo ritmo, non è difficile pensare che diventi la serie più vista del broadcaster.
UN’ALTRA PARTITA?
Nintendo Switch è la terza console più venduta di sempre, grazie alle 122,55 milioni di unità vendute. Un dato stupefacente, soprattutto se si pensa che con la precedente console, Wii U, Nintendo ha rischiato grosso. Switch ha invece sorpassato PlayStation 4 e GameBoy, altra console portatile dell’azienda di Kyoto, andando a posizionarsi direttamente dietro Nintendo DS (terza console della casa) e PlayStation 2. Il dato più impressionante di Switch? Il software venduto ha quasi raggiunto il miliardo di unità (994,30 milioni di pezzi, per la precisione).
TI SEI PERSO LE PRECEDENTI PUNTATE?
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
il dato è stato ricavato dividendo il numero di visite mensili di settembre 2022 su google.com e google.it pubblicati da semrush.com, con il numero di italiani censiti al primo gennaio 2022 dall’ISTAT, considerata l’età che va dai 10 anni in sù.