La nuova Ford Explorer e la vecchia domanda: come la ricarico? 🔋
In occasione della presentazione della nuova Ford Explorer 100% elettrica, torniamo sui dubbi del passaggio all’elettrico: come la ricarico? Questa volta però con delle novità importanti.
Tempo stimato per la lettura: 17 minuti
La parola di oggi: One Pedal Drive, il nuovo stile di guida che vorrebbe utilizzare un solo pedale, ricorrendo al freno il meno possibile. Grazie a questa funzione, che rallenta in maniera energica quando si solleva il piede dall’acceleratore, si recupera energia e non si consumano i freni.
IL MENÚ DI OGGI
La valanga di nuovi veicoli completamente elettrici in arrivo sul mercato ci dice chiaramente che il futuro della mobilità sarà elettrico, senza nessuna ombra di dubbio. Ne è una prova questa nuova Ford Explorer, SUV compatto completamente elettrico prodotto a Colonia, che ho avuto modo di vedere in anteprima a La Pista di Arese;
La domanda è sempre la stessa: come la ricarico? Dovendomi arrendere alla transizione elettrica, ho provato a progettare il mio futuro elettrico, analizzando l’uso di colonnine e l’installazione di una wallbox privata nel box auto. Il risultato mi ha sorpreso;
Ford Explorer potrebbe essere la perfetta auto per famiglie, capace di rompere il ghiaccio anche con i più scettici: comoda e spaziosa il giusto, promette un lancio a partire da 45.000€. Un costo non basso in senso assoluto, ma sicuramente non molto più alto delle altre auto termiche dello stesso segmento. È arrivato il momento di pensare alla transizione elettrica?
» SE NON PUOI SCONFIGGERLO, FATTELO AMICO
Questa che scrivo oggi è di fatto la seconda puntata sul tema della mobilità elettrica. Un tema che mi sta a cuore perché per lavoro faccio un mucchio di chilometri. Di conseguenza sono costretto a cambiare auto spesso e vedo incombere su di me, sempre più vicina e sempre più minacciosa, la “minaccia elettrica”.
Già so che chiamarla così mi attirerà le critiche di chi invece è già salito a bordo di questo nuovo modo di intendere la mobilità personale e ne fa quasi uno stile di vita. Però questo è: un cambio di vita e di intendere l’auto che non tutti sono pronti ad affrontare. E soprattutto, non tutti hanno voglia, legittimamente, di affrontare.
Di fatto, però, siamo arrivati a un punto dal quale non si torna più indietro. I produttori di auto hanno deciso di reagire in questo modo alle richieste del Green New Deal europeo, che impone ai produttori di vendere esclusivamente auto nuove a emissione zero entro il 2035. Ovviamente il legislatore non ha imposto una modalità per arrivare alle emissioni zero, quindi sono stati i produttori a scegliere la via dell’elettrico.
Oggi, dopo piani di ristrutturazione pluriennali, siamo arrivati al punto in cui la gamma di auto presenti nei listini dei produttori comincia a delinearsi con chiarezza: entro i prossimi due anni la maggior parte dei listini vedrà la presenza di veicoli 100% elettrici ed è quindi arrivato il momento di venire a patti con le difficoltà che dovremo affrontare. Perché comunque è certo che, primo o dopo, saremo costretti ad affrontarle.
Quindi mi sono detto:”bando alle ciance”, proviamo a capire come rendere questo passaggio il meno complicato possibile. Anzi, se possibile, proviamo a prendere il buono che sicuramente c’è, come in ogni transizione tecnologica che si rispetti.
Vi annuncio anche che seguirà, nei prossimi mesi, una terza puntata sull’argomento. Proverò infatti a fare un viaggio mediamente lungo con la mia famiglia, a bordo di un’auto 100% elettrica. Che poi è la cosa che spaventa di più non soltanto me, ma anche la maggior parte delle persone con cui ho parlato. Perché ok fare i 50km al giorno in ambiente urbano, ma farne 700 per raggiungere una regione che non è ancora propriamente la più coperta da punti di ricarica (sarà l’Abruzzo, nel mio caso) è oggi una bella sfida.
Per ora, limitiamoci a fare due conti sulla carta e a scoprire un veicolo di nuova generazione come questa Ford Explorer.
Buona lettura.
Franco A.
» CHE CI PIACCIA O NO, IL FUTURO È ELETTRICO 🔋
La scorsa settimana sono stato invitato all’evento di presentazione di Ford Explorer, il secondo veicolo di Ford 100% elettrico. Tornerò più tardi su che tipo di veicolo è questa Explorer e sul perché è particolarmente interessante, prima voglio spiegare il perché ho voluto tornare sulla questione “elettrico sì, elettrico no”, con una puntata che è sostanzialmente in continuità con la precedente che vi linkerò qui sotto.
Come detto nell’editoriale, è proprio arrivato il momento di cominciare a confrontarsi con quello che i produttori di auto hanno deciso essere, condivisibile o meno, il futuro della mobilità. È vero: nella scorsa puntata avevo sottolineato molto i dubbi sulla sostenibilità di questa soluzione, sottolineando però come non siano soltanto le auto a richiedere una batteria, ma praticamente tutto quello che utilizziamo quotidianamente, dallo smartphone al computer.
Di conseguenza, l’esplosione di un mercato così importante come quello dell’auto elettrica, non può far altro che dare un impulso forte anche alla ricerca e allo sviluppo, come di fatto è successo nel campo delle batterie. Oggi si parla di stato solito, di grafite e di nuove tecnologie che cambieranno tutto in maniera drastica. Non solo capacità e autonomia, ma anche gli standard produttivi.
Ci sono tante sfide da affrontare legate all’argomento batterie. Le materie prime (le famose terre rare, il litio e il cobalto), equilibri geopolitici da raggiungere (la Cina nella produzione e il Sud America nell’estrazione del litio e del rame), ma soprattutto il rispetto dei diritti umani nell’estrazione e nella produzione, perché tutto possiamo tollerare meno che un occidente ricco, evoluto e con l’aria pulita, fondato sullo sfruttamento di paesi in cui continuiamo ad accumulare rifiuti.
L’impulso che questa rivoluzione elettrica, sotto la spinta della ricerca e del mercato, potrà dare anche al superamento di questi problemi è fondamentale e sono convinto che avrà delle ricadute anche in altri settori. Se riusciremo a produrre delle batterie più efficienti e che non sfrutteranno paesi poveri e manodopera a basso costo, avremo risolto un gran problema che riguarda anche tutti gli altri dispositivi che utilizzano una batteria.
VIVO IN CITTÁ, COME LA RICARICO? 🚗
Conscio di questo e di come da qui a pochi anni dovrò convertirmi per forza di cose all’elettrico, ho provato a farmi delle domande. Che poi sono quelle che si fanno tutti quelli che non hanno ancora abbracciato questa nuova filosofia: “Di quanta energia ho bisogno ogni giorno? Come la ricarico? La posso ricaricare in casa o devo per forza cercarmi una colonnina?”.
Comincerò con il descrivere la mia situazione, che per fortuna non è quella ottimale. Già, perché se abitate in una casa indipendente dotata di impianto fotovoltaico e magari anche una wallbox con accumulo, allora vabbè, vi piace vincere facile. Però non è per tutti così anzi, lasciatemelo dire, non tutti hanno la fortuna di avere la capacità di spesa per poter installare un impianto fotovoltaico adeguato. Già le auto elettriche non costano poco, figuriamoci se dobbiamo aggiungere un impianto.
In questo momento vivo in una casa indipendente dove non posso installare nessun impianto, né tantomeno colonnine, ma a breve mi trasferirò in un condominio dove avrò a disposizione un box auto indipendente. Attorno al condominio dove andrò ad abitare, pur vivendo nel centro di una città di provincia (Biella, seppur piccola, è un capoluogo di provincia), ci sono pochissimi punti di ricarica, la maggior parte dei quali piuttosto lenti.
Ho vagliato tante ipotesi, tra cui quella di uscire prima di casa al mattino e fermarmi poco prima dell’ingresso in autostrada (che percorro quasi quotidianamente), dove ci sono 4 stalli Ultra Fast (300 kWh), il che mi consentirebbe di caricare l’auto, tutta o in parte, in una mezz’ora. Ok, però magari non ho voglia. Così come non ho voglia di parcheggiare l’auto a un chilometro da casa per lasciarla in carica alla colonnina. Che poi, se non trovo lo stallo libero? E se poi finisce di caricare prima che io debba uscire?
CAPACITÁ DELLA BATTERIA, VELOCITÁ DI RICARICA… SE NON CI CAPISCI NULLA, LEGGI QUI ⤵️
Prima però forse dovrei fare una premessa per chi è completamente a digiuno. Sgomberiamo il campo dagli equivoci: innanzitutto la batteria dell’auto ha una capacità che esprimiamo per convenzione in kWh, così come la capacità di ricarica delle colonnine. Il che è già un po’ fuorviante perché i kWh di una batteria non equivalgono all’energia che la batteria eroga in un’ora, mentre invece questo è vero per la colonnina di ricarica (lo so, qui ho ucciso qualche tecnico/fisico/chimico). Ma tant’è, funziona così.
Prendete però la capacità della batteria come una capacità totale. Quindi, prendiamo per esempio la Ford Mustang Mach-E nella sua versione Extended Range, dove troverò una batteria da 91 kWh. Piano piano che la userete, questi 91 kWh scenderanno in funzione della quantità di energia che sarà ancora in grado di erogare finché non arriverà a zero e allora dovrete per forza ricaricare. Magari anche un po’ prima che arrivi a zero, ecco.
Questo significa che se avrò a disposizione una colonnina di ricarica a 7 kWh, mi serviranno 12 ore e mezzo per ricaricarla tutta. Se invece avrò una colonnina ad alta velocità in corrente continua DC da 150 kWh, caricherò la stessa in poco più di mezz’ora.
Le colonnine di solito possono essere da 3, 7, 11, 22, 50, 150 e 350 kW/h. Esistono anche tagli intermedi, ma prendete questi per buoni. Le prime due sono capacità da impianto monofase, quindi installabili anche a casa (con qualche problema in più per la 7,5 kWh), mentre dagli 11 kWh in sù avrete bisogno di un impianto trifase dedicato.
Dalla 50 kWh in sù invece si parla di corrente continua (DC), quindi sono velocità appannaggio esclusivo delle colonnine più veloci. Infatti se per le prime dovrete dotarvi di un cavo di ricarica, che non troverete sempre presso la colonnina, nel caso delle colonnine veloci (o Ultra Fast) troverete di sicuro il cavo già attaccato alla colonnina.
Non sto qui a parlarvi di tutti i cavi e dei connettori esistenti, sappiate che normalmente le auto ne hanno due: uno per l’AC (corrente alternata) e uno per la DC (corrente continua).
TEMPI, PERCORRENZE E COSTI 💶
Vi dicevo prima: andrò a vivere in un condominio senza colonnine a portata di mano, come ricaricherò l’auto elettrica?
Vi aggiungo anche un problema non marginale: faccio tanti chilometri, l’ho già scritto all’inizio. Tanti significa che ne posso fare da un minimo di 100 ai 220 al giorno. Questo significa che, con una percorrenza media di 6 chilometri per kWh (queste le percorrenze medie delle auto più efficienti), avrò bisogno dai 17 ai 35 kWh di carica al giorno.
Primo dettaglio importantissimo: non fissiamoci con l’idea di dover sempre ricaricare la batteria al 100%. Non funziona così e, anche per la salute della batteria, è molto meglio fare tante microricariche piuttosto che una sola ricarica dallo 0 al 100% (che poi è anche assai difficile da fare). Quindi non dovete ragionare come fanno tanti: “per caricare una batteria da 91 kW/h mi servono 30 ore con la corrente di casa, come faccio?”. Difficilmente consumerete tutta la carica. La Mustang Mach-E, che ha una generosa batteria da 91 kWh, ha un’autonomia di 600 km.
Nel mio caso, comunque, potrei aver bisogno di 35 kWh e dunque, con la ricarica domestica, di 11 ore. Troppe, anche se dovessi rientrare alle 8 e uscire di nuovo alle 8 di mattino (che fanno 12 ore, quindi ci starei), non voglio rischiare. E se quel giorno trovo la tangenziale intasata? E se devo andare più lontano del previsto? Non voglio vivere con i chilometri contati.
In questo caso so che devo optare per una colonnina da almeno 7 kWh. Con una colonnina del genere potrei ottenere gli stessi 35 kWh in sole 5 ore e quindi, se la ricarico di notte, arrivare a un’autonomia maggiore, il che mi farebbe sentire tranquillo anche nel caso di imprevisti.
C’è un “però” anche qui, perché se decido di lasciare l’auto in carica a una colonnina pubblica soltanto per il tempo necessario a caricare i 35 kWh, cioè 5 ore, e non avessi voglia di andarla a staccare in piena notte, allora pagherei una tariffa anche per l’occupazione della colonnina pubblica. Giusto: se tolgo il posto a un altro che potrebbe dover caricare l’auto, devo pagare. Però che scocciatura: se raggiungo la carica all’una di notte, devo scendere in pigiama a spostare l’auto?
Ecco, questa domanda mi ha portato a cercare un’altra soluzione. Vi dicevo: avrò un box per l’auto, perché non installare una wallbox di ricarica privata?
Esistono tante soluzioni, perfino quella di farsi installare una colonnina condominiale, che prevederebbe anche degli incentivi, ma diamo per scontato che non abbiate voglia di cimentarvi in assemblee e autorizzazioni condominiali.
Però potete richiedere facilmente l’installazione di una Wallbox privata. Ne esistono di vari tipi e dimensioni, ma ho trovato interessante l’offerta di EnelX. La sua wallbox si chiama Waybox (o Juice, non ho capito la differenza, probabilmente è un vecchio nome), può arrivare a 22 kWh di potenza e ha un costo totale (compresa l’installazione, la manutenzione e l’assicurazione Kasko) che può arrivare, in questa versione, a 2.259€.
Il costo della ricarica sarà poi quello del vostro contratto di corrente, ipotizziamo tra i 20 e i 40 centesimi al kWh, che vengono in parte abbattuti da offerte e pacchetti vari. In questo caso sarà tutto più comodo, perché potrete decidere in autonomia quanto caricare e come. Anche i tempi di ricarica, ipotizzando la più facile installazione da 7,4 kWh (monofase), saranno compatibili anche col mio utilizzo un po’ “anomalo”.
Se invece siete proprio costretti a utilizzare la colonnina pubblica, non lasciatevi spaventare dai costi di ricarica “libera”. Quello che dovrete considerare, infatti, sono i più accessibili abbonamenti. Lo so, starete pensando:”un altro abbonamento anche per l’auto?”. Eh si, se volete pagare una cifra umana per la ricarica alla colonnina, dovrete considerare un abbonamento.
Prendiamo ad esempio sempre EnelX: si va dai 0,69€ al kWh per la ricarica AC, quindi fino a 22 kWh, per passare ai 0,89€ per la DC, quindi fino a 150 kWh, per poi arrivare ai 0,99€ per le velocità oltre i 150 kWh. Un po’ tantino, visto che così una ricarica completa della Mustang di cui sopra, costerebbe 92€ (per 600km di autonomia, è un costo più alto della mia attuale auto a gasolio).
A salvarci però ci sono, come dicevo, gli abbonamenti, che si possono attivare e disattivare volta per volta dall’app: 80 kWh a 49€/mese, 160 kWh a 79€/mese e 320kWh a 129,00€/mese. Nel primo caso, quindi, il costo per kWh sarà di 0,61€, nel secondo di 0,49€ e nel terzo di 0,40€. Un po’ di più del costo domestico, ma con velocità decisamente superiori. Ci sono poi opzioni e abbonamenti anche per il servizio di prenotazione, così da non dover aspettare che si liberi uno stallo vicino casa.
Non c’è ovviamene solo EnelX, ne citerò almeno un altro (giusto per non far sembrare questa Insalata un enorme spot). In preparazione del viaggio di cui ho accennato nell’editoriale, ho deciso di fare l’abbonamento con BeCharge, che con 175€ mi offre 500 kWh di ricariche in un mese presso la rete di colonnine di più di 24 operatori in tutta Europa.
FORD EXPLORER SARÁ L’ELETTRICA DELLA TRANSIZIONE? ⚡️
Fatto tutto questo discorso, c’è da scegliere l’auto. Sebbene ci siano tanti modelli sul mercato, manca ancora un’offerta davvero convincente e abbordabile, proposta da un produttore di auto affidabile e noto. Insomma, tutti conoscerete Tesla, che ultimamente ha abbassato notevolmente il listino della sua auto di punta Model 3. Ci sono poi le Volkswagen con la gamma ID che comprende un po’ tutti i segmenti. Mancava però una vera auto da famiglia, che fosse spaziosa, comoda e che venisse proposta al prezzo giusto.
Ecco perché la nuova Ford Explorer, la cui uscita è prevista per la metà del 2024 (rimandata per adeguarsi ai nuovi standard europei sulla sicurezza delle batterie), mi è sembrata particolarmente interessante. Innanzitutto togliamo di mezzo i dubbi: non c’entra nulla con l’enorme SUV americano arrivato da qualche anno anche in Europa. Qui parliamo di un SUV tutto sommato compatto, adatto per la famiglia o per la coppia.
Ford Explorer, che sarà prodotta interamente a Colonia, dunque in Europa, verrà proposta a partire da 45.000€, che possono sembrare molto in senso assoluto e che invece non si allontanano molto da un’auto di pari segmento a motore termico. Non c’è, in altre parole, quel “salto” che normalmente si nota nei listini nelle auto elettriche rispetto alle controparti a combustione. Non si sa ancora nulla sulla dimensione della batteria e sull’autonomia, ma mi stupirei se non si fosse arrivati almeno alle prestazioni della Mustang Mach-E (ovvero i 600km).
Explorer, è una mia considerazione, sarà probabilmente l’auto elettrica per tutti, quella pensata per le famiglie che faranno il salto da termico a elettrico. Un’auto bella, studiata anche nell’estetica attorno alla sua natura elettrica (muso alto, mascherina non forata, cerchi aerodinamici, etc.).
Il fatto che si tratti per Ford di un’auto importante, di un’auto simbolo, si capisce anche dalla rivisitazione del logo, che su Explorer appare più grande, in rilievo, e completamente bianco sullo sfondo blu caratteristico dell’ovale. Anche il nome della serie, Explorer, è impresso sia sul posteriore che sul frontale, con un lettering importante e in rilievo. Un tratto distintivo che per la prima volta sembra voler dire “ehi guardami, sono una Ford!”.
GUIDARE ELETTRICO SIGNIFICA RICOMINCIARE DA ZERO. O MEGLIO: DA UNO 🚘
Quando si sale a bordo, a catturare l’attenzione è ovviamente l’enorme schermo centrale da 15 pollici. A bordo c’è il nuovo Sync Move, evoluzione del Sync 4 già visto su Mach-E, un sistema evoluto di controllo dell’auto e soprattutto di gestione degli itinerari.
Poi però ci si sofferma sulle tante soluzioni dei vani posti attorno al guidatore: il vano centrale sotto al bracciolo è modulare, i vari contenitori si possono rimuovere e ospitare così persino un notebook. Chiudendo invece il display basculante, che va alla posizione obliqua a quella verticale, si crea un vano che si chiude insieme all’auto e che forma una piccola “cassetta di sicurezza”, per lasciare portafogli o altri oggetti di valore.
Il display è così grande perché, quando si guida un’auto elettrica, si parte da lì, dalla programmazione e dalla gestione dell’auto tramite software. Il sistema informatico non è più un accessorio dell’auto, ma ne è parte integrante, perché l’auto interamente connessa e gestita da quello che dovremmo chiamare, a questo punto, il suo sistema operativo.
Nella nostra testa deve quindi cambiare il modo di intendere l’auto. Quella elettrica non è soltanto una nuova propulsione, ma un modo completamente diverso di guidare l’auto. D’altronde cosa sarebbe stato lo smartphone senza le app? Vi ricordate le lamentele sui primi iPhone, la cui batteria durava sensibilmente meno dei cellulari Nokia? Ecco, abbiamo potuto trarre il massimo da questi dispositivi solo quando abbiamo smesso di pensarli come semplici cellulari e abbiamo capito che potevamo farci molto di più. Poi, con l’evoluzione, è arrivata anche l’autonomia.
Oggi dobbiamo imparare a guidare in modo completamente diverso. In Ford hanno coniato un nome specifico per una funzione che integrano anche diversi altri produttori: One Pedal Drive è in pratica una funzione che consente di guidare l’auto limitando al massimo l’uso del freno.
Per questo si parla di un pedale: tolta la frizione grazie al cambio automatico (e all’assenza completa del cambio, nel caso delle elettriche), sui veicoli dotati di One Pedal Drive anche il freno comincia a essere meno utile. One Pedal Drive consente infatti, rilasciato l’acceleratore, di ottenere una riduzione della velocità che è più energica rispetto alla semplice inerzia con la quale un veicolo tende naturalmente a decelerare. È più simile a un freno motore e infatti, per ottenere la decelerazione, il motore elettrico gira al contrario, sfruttando l’energia prodotta per ricaricare le batterie.
Approcciare questo nuovo stile di guida non è semplice, ma ad aiutare il guidatore c’è ovviamente il sistema di bordo, che dà dei consigli sulla guida. Sì, la risposta è che si può arrivare a guidare utilizzando il meno possibile il pedale del freno. E sorpresa: la guida è anche molto più rilassante, soprattutto nel traffico.
ALLORA: ELETTRICA SI O ELETTRICA NO? 👍
Arrivati a questo punto, vi appariranno un po’ meno pazzi i vostri amici o colleghi che sono già saltati a bordo dell’elettrico. Certo, forse il loro avanguardismo li ha costretti a qualche rinuncia, a qualche sacrificio, ma alla fine arriveremo probabilmente tutti allo stesso punto.
Caricare oggi l’auto è ancora molto meno comodo che non fare rifornimento alla pompa di benzina, su questo non ci piove, ma non è così scomodo come poteva esserlo anni fa. La rete di ricarica BluOval Charge Network di Ford conta 32.000 punti di ricarica sia AC che DC in Italia ed è in continua espansione. In più è diventato semplice anche installare una wallbox nel proprio garage.
Certo, bisogna avere un posto auto e bisogna avere il potere di acquisto per un’auto che ancora non è alla portata di tutte le tasche, anche questo non si discute. La democratizzazione dell’auto elettrica è ancora di là da venire. Però passa sicuramente da auto sempre più razionali, sempre più improntate fortemente alla filosofia elettrica, di cui questa nuova Ford Explorer rappresenta sicuramente un tassello.
» COSE MOLTO UTILINK 🔗
Gli articoli più interessanti che ho letto in settimana, insieme ai link utili o semplicemente curiosi che ho trovato in giro per internet.
L’Europa spinge ancora di più sulla cultura della riparazione e sui diritti dei consumatori di prodotti elettronici approvando la bozza della proposta del nuovo diritto alla riparazione. Se dovesse passare il testo così come presentato in bozza, i produttori sarebbero obbligati a riparare certe categorie di prodotti (si fa l’esempio di lavatrici, aspirapolvere, smartphone, biciclette) anche se non rientrano nell'ambito della garanzia legale.
Ted Lasso, Rebecca Welton, e Keeley Jones sono disponibili dal 24 ottobre sul sito ufficiale di Mattel. Di cosa stiamo parlando? Delle bambole relative alla serie Ted Lasso, ovviamente. Come si può non comprarle tutte?
Visto l’argomento di questa Insalata, spero vi sarà venuta qualche curiosità sulle nuove tecnologie in arrivo sulle batterie. Se ne volete sapere più di batterie allo stato solido, trovate un fondamentale approfondimento su Dmove.it.
» CONSIGLI PER L’ASCOLTO 🎧
Con un colpevole ritardo, ho scoperto solo questa settimana Hardware Memories, Podcast realizzato da Massimo@QuantiGiga come estensione del progetto Museo del Calcolatore di Prato. Un podcast interessantissimo, in cui si parla di computer e console del passato, e non solo. Se siete nostalgici degli anni che furono, non potete non iscrivervi.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?1
Aumentato tutto, e gli abbonamenti Apple non sono da meno. Secondo quanto risulta sul sito ufficiale, in Italia Apple Arcade passa da 4,99 euro a 6,99 euro al mese. Apple TV+ passa invece da 6,99 euro a 9,99 euro al mese. Apple One, l’abbonamento multi servizio che comprende AppleTV+, Apple Arcade, Apple Music e spazio su iCloud+, sale a 19,95 euro per l'abbonamento individuale, 25,95€ per il piano famiglia (condivisibile con altre cinque persone) mentre quello Premium sale a 34,95 euro (comprende 2 terabyte di spazio e Apple Fitness+).
Quel buon tempone di Elon Musk ne ha combinata un’altra, offrendo a Wikipedia un miliardo per cambiare nome in “Dickipedia”, che non starò qui a tradurvi. Musk ha inoltre posto una condizione: che il nome venga mantenuto per almeno un anno. Qualcosa ci dice che non succederà.
Chiunque ha lavorato con Excel almeno una volta nella vita, sa quanto sia fastidiosa la conversione dei valori quando si incollano valori in celle formattate in modo differente. In questo caso parliamo della conversione automatica di sequenze di lettere e numeri in date, problema che avrebbe alterato il risultato in 704 dei 3.597 articoli di ricerca genetica pubblicati nel 2016. E stiamo parlando soltanto di un esempio. La buona notizia è che è Intervenuta Microsoft, inserendo un’opzione per la conversione automatica dei dati in… date. La scienza finalmente è salva.
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
Se hai apprezzato la newsletter Insalata Mista ti chiedo un favore: lascia un commento, una recensione, condividi la newsletter e più in generale parlane. Per me sarà la più grande ricompensa, oltre al fatto di sapere che hai gradito quello che ho scritto.
Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Ciao Franco, leggere del cambio di vita mi ha rintuzzato un neurone incancrenito da tempo. Qualche anno fa lavoravo per una persona che spesso mi chiedeva di guidare la sua Golf full elettrica, probabilmente la prima auto elettrica del mio paese. C'era una cosa che mi faceva un sacco ridere, ovvero facevamo finta di metterla in carica nelle colonnine pubbliche solo per usare gratuitamente quel goloso parcheggio e credo che oggi questa cosa sia stata regolamentata.
Ma soprattutto mi ricordo che lui, quando parlava della sua transizione all'elettrico, descriveva sempre il cambio di paradigma che devi necessariamente adottare: con le macchine classiche siamo abituati a trattare la macchina come tramite del nostro viaggio, quindi so che devo andare da un punto A a un punto B, se mi attardo di qualche minuto posso andare più veloce e recuperare quel tempo; invece, con le macchine elettriche fare questa cosa è molto più dispendioso e quindi tendi a considerare la parte in cui usi la macchina come un fattore fisso, immutabile.
Dio, mi sono dilungato, ho perso il filo del discorso, che fine...