La politica e il blocco della pornografia. Ci risiamo
Nel Regno Unito dovranno convertire in legge, entro fine anno, una proposta che vuole bloccare il porno su internet. L'Italia però ha fatto prima, diventa operativo l'emendamento Pillon.
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La pornografia, in Italia e nella maggior parte dei paesi europei, è legale. Lo è se a fruirne sono adulti che hanno coscientemente scelto di vederla e se non rappresenta minori o persone riprese contro la loro volontà. Tutto questo, però, è stato deciso in un’epoca in cui, per guardare un film porno, bisognava andare in un cinema “a luci rosse” oppure acquistare una videocassetta, un VHS. Oppure bisognava noleggiare la cassetta presso le videoteche - chissà se qualche lettore ne ricorda una - o peggio in edicola, dove veniva nascosta all’interno in un quotidiano piegato a metà.
Ecco nessuno, in quell’epoca, poteva immaginare cosa sarebbe successo con l’arrivo di internet e del porno libero. Ne parliamo oggi perché in tutta Europa la politica sta cercando in qualche modo di bloccare l’accessibilità al porno da parte dei minori. Alla base di questa volontà, oltre alla spinta di conservatori e cattolici, ci sono i risultati di diversi studi, alcuni dei quali anche autorevoli, secondo i quali l’uso e l’abuso della pornografia da parte dei giovani crea diversi problemi.
Online pornography use is on the rise, with a potential for addiction considering the “triple A” influence (accessibility, affordability, anonymity). This problematic use might have adverse effects in sexual development and sexual functioning, especially among the young population.
Online Porn Addiction: What We Know and What We Don’t—A Systematic Review
La politica, del resto, torna regolarmente sulla questione. Ci è tornata anche l’Italia all’epoca del governo Conte II con una proposta, la vedremo più avanti, che mira a bloccare il porno su internet indiscriminatamente, senza fare distinzioni tra maggiorenni e minorenni.
La legge: certificare l’età e bloccare l’utente. Si, ma come?
Partiamo dai fatti odierni: nel Regno Unito si sta discutendo un disegno di legge che dovrebbe diventare legge effettiva entro fine anno. Lo scopo è quello di obbligare le “tech companies” a bloccare l’accesso ai siti porno da parte dei minori di 18 anni. Il tutto con un sistema più accurato dell’attuale: non basterà chiedere all’utente di specificare l’età, ma bisognerà costruire un sistema che sappia certificare l’età dell’utente per concedergli l’accesso al sito oppure negarlo. C’è un piccolo problema: nessuna sa come farlo.
Il disegno di legge proposto nel Regno Unito, nel concreto, prevede un controllo dell’età certo, che faccio sì che i minori non incorrano involontariamente in contenuti pornografici. Le aziende tech, ovvero i grandi player del mercato come Pornhub, dovranno accertarsi che l’utente che arriva sul sito sia maggiorenne tramite un documento di riconoscimento o un altro sistema di autenticazione. Per chi violerà questa legge ci sarà un multa che potrà arrivare al 10% del fatturato globale oppure, in alcuni casi, il blocco totale del sito.
Ci risiamo: sicurezza o privacy?
A voler semplificare il problema, non stiamo nemmeno parlando di pornografia. Stiamo parlando dell’eterno dilemma che esiste da quando esistono mezzi di sorveglianza legati alla tecnologia: quanto siamo disposti a sacrificare della nostra privacy a vantaggio della sicurezza?
La proposta di legge inglese, che è solo l’ultima arrivata dal governo di un paese europeo (ahimè, ormai soltanto in senso geografico), propone una misura senza tuttavia spiegare come andrebbe realizzata. I rischi per la privacy sono enormi. In un sistema come quello europeo, che ha partorito una legge come la General Data Protection Regulation, pensare che un ente (un’azienda? Un datacenter a controllo statale? chi lo sa?) conservi dei dati così delicati è un controsenso.
Fa anche ridere, da un certo punto di vista, la situazione a cui facevo cenno prima. Nelle videoteche - la più celebre catena arrivata in Italia nel 1994 era Blockbuster, all’epoca posseduta al 60% da Standa di Silvio Berlusconi - un computer aveva al suo interno i dati di migliaia di italiani e dei loro gusti in fatto di film, di qualsiasi genere essi fossero.
Nelle salette riservate, prese d’assalto soprattutto negli orari serali e nei weekend, c’era l’esposizione delle copertine di ogni tipo di VHS pornografico e in quel computer veniva memorizzata qualsiasi cosa, dall’associazione nome/film ai generi pornografici preferiti. Chissà a che punto eravamo, prima degli anni 2000, sul fronte della sicurezza informatica. Anche sé, questo ci rincuora, l’ancora scarsa diffusione di internet limitava i rischi.
Togliamoci le ragnatele dagli occhi e torniamo ad oggi. Verificare l’età di un utente che sta tentando di accedere a un sito pornografico significa conservare un elenco di date e di nomi e cognomi. Non solo, ma associato a quell’utente ci sarà, con tutta probabilità, la URL a cui ha tentato di accedere.
Una conseguente violazione di quel database potrebbe permettere di sapere quindi non soltanto chi ha fatto cosa, ma addirittura su quale sito ha tentato di accedere e a quale contenuto. Un rischio decisamente troppo grande, che di fatto ci riporta all’epoca delle videoteche, ma con un livello di rischio informatico enormemente superiore.
La Ofcom (l’ente che si occupa della regolazione delle comunicazione in UK), tuttavia, ha proposto un metodo di autenticazione che potrebbe limitare i danni. A occuparsi dell’autenticazione dell’utente, tramite un’ampia gamma di strumenti come un documento d’identità o un estratto conto bancario, potrebbe essere un ente terzo. Un po’ come succede con il nostro SPID. In effetti, a pensarci bene, ci sarebbe una soluzione che potrebbe salvare capra e cavoli. Faccio la mia ipotesi basandomi sulla proposta della Ofcom:
Il sito vede arrivarsi una richiesta da un utente anonimo -> il sito invia la richiesta a un servizio che controlla l’età dell’utente -> il servizio da l’ok al sito per permettergli la navigazione -> il servizio di autenticazione cancella subito l’associazione sito-utente.
In questo modo, il sito non conoscerà mai l’identità dell’utente che ha fatto l’accesso. Ci sarà però la stessa associazione sui database del sistema di autenticazione. Basterà cancellare il dato istantaneamente?
La situazione in Italia
“La nuova generazione non è più frustrata (come lo era la nostra), anzi, ma è cresciuta con un insegnamento completamente errato. Perché la pornografia non può prendere il posto della sessualità. Oggi la sessualità andrebbe spiegata un po’ prima. È inutile fare gli ipocriti e dire: «No, figurati, mia figlia ha soltanto tredici anni»”.
A fare questa dichiarazione non è stato un importante sessuologo, bensì un porno attore. Il re dei porno attori, ovvero Rocco Siffredi. Era il 2014 quando Siffredi, oggi produttore di porno, si scagliava contro piattaforme come YouPorn, ree di aver creato una realtà alternativa a cui i più giovani, non correttamente educati e preparati, rischiavano di ispirarsi spinti da un desiderio di emulazione.
Probabilmente Siffredi aveva già inquadrato il problema molto meglio di quanto ha mai saputo fare la politica che, soltanto tre anni fa, proponeva di bloccare il porno tout court, direttamente sui dispositivi degli utenti. L’emendamento, fatto infilare a forza dal Senatore Pillon nel decreto Giustizia al capitolo “Sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”, prevede infatti un sistema di parental control eventualmente disattivabile dall’utente che voglia navigare su siti porno (e non solo). Anche in questo caso, dunque, ci sarebbe una forte associazione utente/sito.
Sorpresa, l’emendamento diventa operativo: in Italia basta porno libero.
Con una delibera del 25 Gennaio scorso, «l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha approvato la delibera “Adozione delle linee guida finalizzate all’attuazione dell’articolo 7-bis del decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28 in materia di sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio».
E così ci siamo. Gli operatori dovranno installare, a monte delle connessioni, sistemi di parental control (SCP) in grado di bloccare diverse categorie di siti web, tra cui “contenuti per adulti, gioco d’azzardo/scommesse, armi, violenza, odio e discriminazione, promozione di pratiche che possono danneggiare la salute alla luce di consolidate conoscenze mediche, etc”.
Ci sarà poi un’area riservata dove l’utente maggiorenne, con tutta probabilità il titolare del contratto, potrà disattivare questi blocchi dopo essersi autenticato tramite pin, OTP e Spid.
Il blocco riguarderà in modo particolare i minori, facilmente identificabili tramite SIM mobili, meno quando si parla di connessioni fisse. In questo caso, se gli operatori rispetteranno il testo approvato, il filtro andrà attivato a monte della connessione di default.
E così, mentre in Europa ancora si discute sull’opportunità di bloccare o meno la pornografia su internet e delle eventuali ripercussioni sulla privacy, l’Italia arriva prima e brucia tutti sul tempo. Ma in che modo? È davvero sufficiente attivare un semplice parental control? Quanto è compatibile questa norma con l’idea di una internet libera da controlli?
Domande che lascio volutamente aperte. Stupisce solo il fatto che, dopo la discussione rilanciata sui giornali all’indomani della proposta dell’emendamento, ormai tre anni fa, non se ne sia più parlato.
PS: Ogni settimana sono costretto, per questioni di spazio, a lasciar fuori dalla newsletter temi e vicende estramamente interessanti. Questa settimana però non posso non segnalarvi il giallo della morte del boa constrictor di Cicciolina. Si, hai letto bene. Ne parlarono le maggiori testate italiane. Se ti interessa, puoi leggerne qui e qui.
SFAMA LA FOMO!
Cos’è la FOMO?1
A quanto pare, i monaci buddisti sono alle prese con una piaga che rischia di compromettere il codice di condotta morale Theravada. La piaga, in questo caso, si chiama TikTok. I monaci infatti, partiti col pubblicare momenti di preghiera e di raccoglimento, si sono fatti prendere un po’ troppo la mano. Insomma, anche i monaci ballano.
Gli Stati Uniti sono di nuovo alle prese con uno tsunami finanziario. Pochi giorni fa è fallita la Silicon Valley Bank, la più grande banca che finanziava le Startup della Silicon Valley. La vicenda viene spiegata molto bene dalla newsletter Il Punto, che ti consiglio di seguire. Ciò che maggiormente stupisce però è un tweet della stessa banca. L’account ora non esiste più, ma qualcuno ha fatto uno screenshot in cui si dichiarava orgogliosa di essere stata inserita nella classifica annuale redatta da Forbes sulle migliori banche degli Stati Uniti. Alla faccia.
La settimana scorsa ho concluso l’episodio parlando di The Last of Us e facendo riferimento alla puntata n.7 che sarebbe uscita la sera stessa doppiata in italiano. Sorpresa: non è uscita. Il motivo è che i doppiatori italiani sono in sciopero per due ragioni: il primo è il contratto nazionale, il secondo è più serio, c’entra l’IA.
TI SEI PERSO LE PRECEDENTI PUNTATE?
N.6 L’incredibile storia di un tweet che ha cambiato la vita a 7 milioni di americani
N.4 Apple TV+ è probabilmente il miglior servizio di streaming video
DOVE HO PRESO LE INFORMAZIONI?
Da qui:
https://www.wired.co.uk/article/pornography-general-election-2015
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6352245/
https://en.wikipedia.org/wiki/Pornography_in_Europe
https://www.theguardian.com/technology/2023/mar/10/online-safety-bill-children-pornography
https://www.ofcom.org.uk/home
https://www.corriere.it/economia/12_giugno_05/blockbuster-chiude-messaggio_3a181c64-af04-11e1-8a11-a0e309a9fded.shtml
https://www.huffingtonpost.it/2014/07/21/rocco-siffredi-youporn-rovinato-giovani_n_5605646.html
https://www.open.online/2020/06/20/come-funziona-filtro-porno-internet-pillon-non-decido-io/
https://www.cybersecitalia.it/agcom-parental-control-obbligatorio-su-smartphone-e-device-usati-dai-minori-per-evitare-rischi-del-cyberspazio/22849/
https://www.agcom.it/documents/10179/25656763/Allegato+4-2-2022+1643962954952/815f522a-9454-4843-9150-0d10aebe15fb?version=1.0
https://www.agcom.it/documents/10179/29234125/Comunicato+stampa+26-01-2023/cd547be6-23a3-47d5-b2f8-e9a91cb6fe29?version=1.0
https://www.laleggepertutti.it/1048_il-tabu-del-porno-la-pornografia-e-lecita
https://www.ilpost.it/2020/06/25/legge-blocco-porno-online/
https://www.vice.com/it/article/av5m5e/porno-e-libert-come-lindustria-pornografica-ha-cambiato-la-controcultura-italiana-445
https://it.wikipedia.org/wiki/Ilona_Staller
https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1993/10/13/Cronaca/CICCIOLINA-MORTO-IL-SUO-SERPENTE-MANGIATO-DAL-TOPO_131500.php
https://www.unionesarda.it/news/italia/dopo-26-anni-ecco-la-verita-sulla-morte-del-boa-di-cicciolina-ofk8sfx7
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.