Microsoft, Xbox e i 1900 licenziati che non avranno più tanta voglia di giocare
Ha fatto molto discutere la decisione del colosso tecnologico di licenziare 1900 dipendenti all’indomani della più grande acquisizione della storia del settore videoludico.
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La parola di oggi: Equity, indica il capitale netto di un’azienda, ovvero il valore al quale sarebbe rimborsata ciascuna azione se l'impresa venisse chiusa e le attività vendute. Nella grandi multinazionali, il compenso dei dirigenti viene spesso arricchito con le azioni dell’azienda. Nel caso di Sadya Nadella, CEO di Microsoft, il compenso base annuale ammonta a 2,5 milioni di dollari più 6,5 milioni di bonus e 39 milioni di equity, ovvero di azioni.
» PENSIERI FRANCHI: Un anno, 53 puntate, 1500 lettori
Quando leggerete queste parole, sarà passato un anno esatto dalla prima puntata di Insalata Mista. Un’avventura nata per caso, grazie allo stimolo dell’amico Massimiliano Di Marco, che è andata avanti fino a oggi con costanza, senza perdere mai una settimana.
Gli anniversari, si sa, servono a dare qualche numero, ma anche a guardarsi indietro e a fare due considerazioni da cui non mi tirerò certo indietro. Quando è uscita la prima puntata, che parlava della serie televisiva di “The Last Of Us”, la newsletter fece 113 visualizzazioni. L’ultima, quella sui dati caricati impropriamente su Facebook, ne ha fatte 1.440.
Oggi Insalata Mista conta circa 1500 persone iscritte, ha un tasso di apertura medio del 48/49% e complessivamente, nel mese, conta 11.000 visualizzazioni e 7000 utenti unici. Che non è male per una newsletter che esce una volta a settimana e che quindi fa circa 2750 visualizzazioni a uscita. Non siamo così lontani dai numeri che fa un magazine online di settore di medie dimensioni in Italia. Magazine che però di notizie ne fa uscire anche venti al giorno e ovviamente fa una grandissima differenza a livello di traffico totale.
Di tutto questo ovviamente ringrazio chi mi legge, chi si è iscritto, chi ha fatto iscrivere altre persone e pure chi, ogni tanto capito, mi rivolge qualche critica un po’ dura (il premio lo vince un lettore che mi ha dato della “merda crucianania”, doppio insulto carpiato).
Insalata Mista è cambiata tanto in queste 53 puntate. Ha trovato un suo formato, fatto da un editoriale (i Pensieri Franchi) più un approfondimento, scelto tra i temi che più mi hanno incuriosito, sempre su una base comune fatta di tecnologia e intrattenimento. Poi si sono aggiunte le rubriche “cose molto utilink”, con un articolo particolarmente significativo che ho letto in settimana, i consigli per l’ascolto e “sfama la fomo”. Infine, ormai lo saprete, è arrivata la versione audio (e il podcast) per chi (quanto vi capisco) non ha tempo/voglia di leggere questo muro di testo.
Una puntata di Insalata Mista, considerato anche il podcast, mi impegna per circa 6/8 ore, solitamente il sabato e/o la domenica. Tutte ore tolte ai miei svaghi e alla mia famiglia, che ovviamente ringrazia (vi voglio bene anche per questo). Senza contare il tempo speso in settimana a selezionare le notizie, ma quello l’avrei fatto comunque.
Cosa ci guadagno? Per ora nulla, anche se qualche richiesta di consulenza interessante è arrivata e dunque qualche forma di ritorno alla fine c’è stata. Quanto continuerà? Dove andrà? Come si evolverà l’Insalata? Chi lo sa, ogni domenica mi chiedo se avrò la forza di andare avanti un’altra settimane e poi eccomi qui, computer sulle gambe a scrivere un altro editoriale.
Forse, a darmi la forza, sono proprio quei numerini che vedo crescere, forse sono proprio quei casi sporadici in cui qualcuno di voi, che non immagina quanto gli sia grato, decide di condividere un mio pezzo, oppure di iscriversi e leggere nel giro di poco tempo due o più puntate. Ecco, quella cosa lì mi fa venire la voglia di dire: se c’è qualcuno che il lunedì si aspetta l’Insalata, chi sono io per tirarmi indietro? Perché come diceva Steve Jobs, alla fine tutto serve e tutto torna e un giorno, magari non lontano, mi troverò anche io a unire i puntini.
Buona lettura.
Franco A.
» I 1900 EX DIPENDENTI MICROSOFT CHE NON AVRANNO PIÚ VOGLIA DI GIOCARE
Nel mio giro di conoscenze social, quella che oggi chiameremmo “bolla”, ha fatto molto discutere la recente decisione di Microsoft di licenziare 1900 persone. La decisione arriva all’indomani (o quasi, sono passati circa 3 mesi) della più grande acquisizione della storia per il settore tecnologico, ovvero l’acquisizione di Activision Blizzard King, un gigante dei videogiochi, portato a casa con 69 miliardi di dollari dopo un’estenuante tiramolla con le autorità antitrust di tutto il mondo.
Come in tutte le acquisizioni, è normale che certi ruoli vadano a sovrapporsi e quindi è altrettanto normale, la storia ce lo insegna, che dopo un’acquisizione importante le aziende coinvolte comincino a sforbiciare il personale. Le domande che mi sono fatto però sono altre: la prima è: “1900 dipendenti sono tanti?”; poi mi sono chiesto: “si poteva evitare?”; e soprattutto: ”che momento stanno vivendo le aziende tecnologiche?”.
In molti infatti hanno invocato il diritto delle aziende, sacrosanto ci mancherebbe, di ottimizzare le proprie risorse e i costi per preservare la salute di tutta l’azienda. Mi sono chiesto quindi se fosse proprio così, se i licenziamenti di personale, che ormai occupano i titoli dei giornali quasi quotidianamente, siano davvero conseguenza di un periodo di crisi economica.
Il 2024 sarà anche peggiore del 2023
Viviamo in anni complicati. Dopo la pandemia, che ha preso il mondo intero tra le mani e l’ha schakerato come un barman farebbe con un cocktail, è arrivata la guerra in Ucraina, le tensioni in medio oriente e l’impennata dell’inflazione di cui ancora non vediamo la fine.
Tutte queste situazioni hanno avuto ovviamente un impatto sui mercati, che infatti hanno portato le aziende a tirare i remi in barca e a procedere con una grandissima quantità di tagli. Per chi se lo stesse chiedendo, quello di Microsoft è solo un esempio, forse nemmeno il più importante, tra le aziende tech.
Tra i tagli che fecero più discutere, ci fu sicuramente quello di Meta del gennaio 2023, quando Mark Zuckerberg parlò di “anno dell’efficienza”, che si tradusse in un taglio di 20.000 dipendenti e una risposta del mercato azionario che premiò il titolo con una crescita del 200%.
Gennaio fu l’anno dei licenziamenti in ambito tecnologico visto che tutto il settore si diede da fare, arrivando a licenziare 90.000 persone tra 277 aziende diverse. Ma la forbice continuò a lavorare senza sosta anche a febbraio con 50.816 licenziamenti, di cui 8.850 in Ericsson e 6.550 in Dell, mentre Zoom, azienda esplosa durante la pandemia, ne lasciò a casa 1.300.
A Marzo furono 52.214 i licenziamenti, tra cui i 9.000 di Amazon e i 1.700 di Just Eat. Ad aprile un piccolo calo con 30.774 licenziamenti, di cui altri 4.000 in Meta, ma a maggio si riprese con grande forza: furono 56.111 a perdere il lavoro, di cui altri 6.000 sempre in Meta. Poi i tagli rallentarono, ma mantennero sempre un numero elevato per tutto l’anno e a gennaio di quest’anno, ovviamente, si è ricominciato a licenziare, arrivando a toccare i 23.670 posti perduti.
Licenziare crescendo, ovvero chiagne e fotte all’americana
Esiste un modo di dire napoletano che in sole due parole riesce a condensare esattamente lo stato attuale delle cose: chiagne e fotte. Che è poi una formula per indicare tutte quelle persone che, pur passandosela bene, insistono a lamentarsi e a piangersi addosso.
Le aziende tech stanno infatti, dal punto di vista azionario, vivendo il loro momento migliore. L’indice S&P 5001 è a livelli record e il Nasdaq è al massimo degli ultimi due anni. Le azioni di Alphabet, ovvero Google, hanno raggiunto un nuovo picco giovedì, così come Meta e Microsoft.
Quest’ultima, Microsoft, ha addirittura superato i 3 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato, divenendo la prima azienda al mondo per capitalizzazione. Tutto questo mentre la sua divisione gaming licenziava 1900 dipendenti. No, non siete i soli a leggerci qualcosa di strano.
Di nuovo mi metto nei panni dell’uomo del bar e mi chiedo: ”perché licenziare quando si va a gonfie vele?”. Le parole chiave sono due: efficienza e, questa la conosciamo bene, intelligenza artificiale. Se diamo un occhio al raffronto tra licenziamenti e nuove posizioni aperte, infatti, ci rendiamo ben presto conto di una cosa: le aziende si stanno riconvertendo.
Così Amazon, che ha tagliato 28.000 posti negli ultimi due anni, ha ben 11.595 posizioni aperte. Microsoft, che ha appena tagliato 1.900 posti nella divisione videogiochi, ne sta cercando 2.010. A tutto ciò fa eccezione soltanto un’azienda - a cui bisogna riconoscere il merito - che è Apple, che negli ultimi due anni non ha praticamente licenziato nessuno (100 persone appena su 190.000 dipendenti nel mondo). Questo a dimostrazione che le grandi aziende, se vogliono, possono anche fare una programmazione intelligente che eviti i saliscendi delle assunzioni di massa per poi tagliare a raffica.
Non abbiamo ancora visto niente, l’intelligenza artificiale farà disastri
Dicevamo prima che una delle parole chiave per le aziende oggi è “intelligenza artificiale”. Con l’IA si potranno automatizzare una grande quantità di compiti che oggi vengono svolti dalle persone e così, come in una moderna rivoluzione industriale, perderanno il posto in migliaia.
SAP, gigante del software di gestione aziendale, ha annunciato di voler investire due miliardi per integrare l’intelligenza artificiale nel suo business, parlando di “programma di trasformazione”. Contemporaneamente, l’azienda ha annunciato un piano per “ristrutturare” 8.000 ruoli aziendali.
Se si spulciano le posizioni lavorative aperte tra i giganti tecnologici, si scopre che, quasi sempre, una grandissima quantità (diverse centinaia) di posizioni riguardano ingegneri esperti in machine learning (Microsoft ne cerca 240, Apple 317, Google 163). Segno che le aziende stanno mutando il loro business in funzione di questo grande filone che ci è esploso tra le mani negli ultimi anni, ma forse dovremmo dire negli ultimi mesi.
Secondo il McKinsey Global Institute, “Entro il 2030, le attività che rappresentano fino al 30 per cento delle ore attualmente lavorate in tutta l'economia statunitense potrebbero essere automatizzate, una tendenza accelerata dall'IA generativa”.
Sempre secondo McKinsey: ”Altri 12 milioni di transizioni professionali potrebbero essere necessarie entro il 2030. Man mano che le persone lasciano occupazioni in contrazione, l'economia potrebbe riposizionarsi verso posti di lavoro con salari più alti. I lavoratori con salari più bassi hanno fino a 14 volte più probabilità di dover cambiare occupazione rispetto a quelli in posizioni con salari più alti, e la maggior parte avrà bisogno di competenze aggiuntive per farlo con successo. Le donne hanno 1,5 volte più probabilità di dover trasferirsi in nuove occupazioni rispetto agli uomini”.
Million dollar executives
Ecco, parlando di salari, vale la pena anche di citare un ultimo dato. Molti dirigenti hanno una parte del compenso espresso in azioni. Pertanto, più cresce il valore dell’azienda, più cresce il loro compenso. È evidente quindi che, se come abbiamo visto, le aziende tecnologiche sono in una fase crescente, anche i compensi dei dirigenti cresceranno. Tuttavia non si può non riflettere sui 48,5 milioni di dollari del compenso di Satya Nadella nel 2022 (compenso che equivale allo stipendio di 900 dipendenti con 50.000 dollari di compenso annuo), insieme agli altri 4 dirigenti che superano i 10 milioni annui. Il totale dei compensi per i primi 5 dirigenti Microsoft tocca i 112 milioni l’anno.
Le grandi rivoluzioni industriali, così come i grandi capovolgimenti che nella storia hanno alterato gli equilibri, hanno sempre lasciato a terra un gran numero di posti di lavoro. Da una parte è fisiologico, non c’è bisogno di ricordare come nei secoli siano del tutto spariti certi mestieri, completamente spazzati via dal progresso tecnologico. Pensate solo a chi girava le strade cittadine per accendere i lucernari all’imbrunire o chi conduceva le carrozze.
In qualche modo l’umanità si evolve, evolvono le esigenze e i mestieri. Quello su cui forse vale la pena riflettere però è la velocità con cui tutto questo sta avvenendo negli ultimi decenni. Quante rivoluzioni tecnologiche abbiamo visto soltanto negli ultimi 100 anni? Quante ne vedremo ancora nei prossimi 100?
Citando prima McKinsey, abbiamo detto che la maggior parte dei lavoratori con salari bassi avrà bisogno di competenze aggiuntive. Quindi, forse, la cosa più importante che dovremmo insegnare ai nostri figli e sulla quale bisognerebbe concentrare l’istruzione non è semplicemente lo sviluppo delle competenze verticali e settoriali, ma più probabilmente è la capacità di adattamento. La capacità di studiare, di formarsi costantemente e di sapere reagire rapidamente ai cambiamenti del mercato. Il posto fisso, quello che ha permesso ai nostri genitori di fare per trent’anni lo stesso lavoro, è ormai qualcosa che appartiene definitivamente al passato.
» COSE MOLTO UTILINK 🔗
Gli articoli più interessanti che ho letto in settimana, insieme ai link utili o semplicemente curiosi che ho trovato in giro per internet.
» La giustizia dell’occidente sviluppato
Questa settimana non vi propongo un solo articolo, bensì tre, tutti accumunati dallo stesso tema. Il primo ci parla di Kenneth Smith, giustiziato in Alabama con un metodo nuovo, dopo che l’iniezione letale non aveva funzionato, lasciandolo peraltro a lottare con dolori atroci. Questa esecuzione rappresenta il primo caso al mondo di pena capitale eseguita con questo metodo, la maschera d’azoto, che provoca un lento soffocamento.
Il secondo articolo, sempre sul quotidiano Domani, ci parla invece di Beniamino Zuncheddu, assolto dopo aver passato 33 anni in carcere per un’accusa di omicidio dalla quale ora è stato assolto. Si tratta del più lungo errore giudiziario della storia della Repubblica. 33 anni.
Il terzo è in realtà un tweet della giornalista Annalisa Cuzzocrea, vicedirettrice de La stampa. Cito: “Negli ultimi 25 giorni, ci sono stati 11 suicidi nelle carceri italiane. Non sono numeri da Paese civile. È un’emergenza nazionale che non trova spazio nelle inutili discussioni sulla riforma della giustizia”.
Mi sembra, dopo aver letto questi tre pezzi, che dovremmo discutere a lungo sul termine “civiltà”.
» CONSIGLI PER L’ASCOLTO 🎧
La settimana scorsa è uscito l’episodio 18 de Le Chiacchiere di Insert Coin. Questa volta abbiamo parlato, col solito padrone di casa Massimiliano Di Marco, del Developer Direct di Xbox e di come vengono giudicati i giochi. Ci siamo divertiti, spero lo facciate pure voi ascoltando la puntata.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?2
» Apple si apre agli store di terze parti. Arrivano i giochi in streaming
Come conseguenza del Digital Market Act europeo, Apple sarà costretta, col prossimo aggiornamento di iOS, a permettere l’installazione di app store di terze parti. È la prima volta che il sistema operativo di Apple si apre in questo modo ad altre aziende, permettendo addirittura di installare applicazioni che non verranno selezionate da Apple stessa.
Tutto ciò permetterà anche l’arrivo di servizi di gioco in streaming che prima non potevano arrivare direttamente, come xCloud di Microsoft e GeForce Now di Nvidia.
» L’intelligenza artificiale italiana
Mai come in questo periodo, l’Italia vive grandi slanci di orgoglio nazionale e di autarchici desideri. Ecco dunque che viene annunciato il primo modello di intelligenza artificiale generativa italiano, ad opera di Cineca e iGenius. Il modello, dichiara il fondatore Uljan Sharka, sarà disponibile prima dell’estate e verrà “allenato” sul supercalcolatore Leonardo, a Bologna
» Tesla, crescono le vendite ma poco il fatturato. Il mercato la boccia
I tagli al listino delle auto elettriche prodotte da Tesla, forse il marchio più famoso del settore, cominciano ad avere dei riscontri negativi. Tesla, infatti, pur vendendo sempre più auto, ha mostrato un aumento modesto dei ricavi, motivo per il quale anche il mercato ha reagito negativamente, penalizzando il titolo in borsa con picchi negativi che hanno toccato l’8%.
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
Indice azionario che segue l'andamento di un paniere azionario formato dalle 500 aziende statunitensi a maggiore capitalizzazione
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Straordinario traguardo per la mia newsletter preferita
Complimenti per il traguardo! È davvero un piacere leggere questa newsletter ogni settimana