Non ce ne siamo accorti, ma gli occhiali del futuro sono già qui
Col fallimento dei Google Glass non se ne è più parlato, ma l'industria ha continuato a lavorare sugli occhiali del futuro, gli smart glasses, e oggi arrivano sul mercato i nuovi Ray-Ban Meta.
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La parola di oggi: Smart Glasses, gli occhiali intelligenti. Inizialmente si puntava a proiettare degli elementi sull’area visibile ad occhio nudo. Poi, col fallimento dei progetti più importanti, si è cambiato direzione puntando a funzionalità più ridotte.
IL MENÚ DI OGGI
I nuovi Ray-Ban Meta rappresentano un punto di svolta per l’intera industria. Abbandonati i sogni futuristici di Google, i nuovi smart glasses puntano a permettere all’utente di lasciare semplicemente il telefono in tasca;
Dalle prove effettuate, sembra che questa volta Ray-Ban e Meta abbiano raggiunto lo scopo, con un paio di occhiali comodi da indossare, belli da vedere e dalle funzionalità convincenti. Anche il costo è abbordabile;
Rimane però il problema più delicato: la privacy. Siamo davvero pronti a essere ripresi in ogni momento della nostra vita, anche nel nostro privato?
» SIAMO PRONTI PER DIRE ADDIO ALLA PRIVACY?
Quando si parla di privacy viene sempre da pensare a quanto il mondo sia cambiato, soprattutto con l’avvento dei social network. Molti mestieri e persino economie sono basati sull’abbattimento di alcuni diritti alla privacy di cui non ci curiamo più. Pensate agli urban explorer, che girano la città, le loro attrazioni e negozi, con uno smartphone in mano. Pensati agli influencer, ma anche ai portali come youreporter.it dove, grazie alle riprese fatte dalle persone comuni, si possono documentare fatti ed eventi importanti che altrimenti non potrebbero essere raccontati. Non ultime le recenti guerre.
Oggi parliamo di qualcosa di molto più leggero: gli occhiali che permettono a streamer e gente comune di fare un video in diretta sui social a mani libere, eppure la riflessione che ci impongono è più importante e riguarda il nostro rapporto con il senso dell’intimo e del privato.
Cosa abbiamo barattato in cambio della possibilità di entrare rapidamente in contatto con chiunque? Quando scarichiamo un’applicazione gratuita, che ci dà un servizio incredibile senza farci pagare nulla, quale pezzetto del nostro privato stiamo cedendo in cambio? Qualcuno disse che quando un servizio è gratis, allora la moneta di scambio sei tu (o i tuoi dati).
Il valore dei dati è spesso ancora sottovalutato, molti mi chiedono “ma cosa ci guadagna Facebook da Whatsapp?”. Eppure i giganti tecnologici incassano miliardi di dollari grazie allo studio delle nostre abitudini, raccogliendo dati sui nostri spostamenti, la cronologia dei siti che visitiamo, quanto tempo al giorno passiamo guardando certi video.
Siamo davvero disposti ancora a fare una battaglia per il nostro diritto alla privacy? Provate a pensare di non utilizzare più i servizi Google e Meta (quindi Facebook, Instagram e Whatsapp) e vi sarete risposti da soli. Ecco dunque che è più facile ipotizzare come un domani, prima di quanto si possa pensare, anche il fatto che un determinato numero di persone possa girare per strada (e magari ci entrano anche in casa) con un paio di occhiali indosso mentre riprende tutto, diventerà la nuova normalità. Addio privacy.
Buona lettura.
Franco A.
» OLTRE I GOOGLE GLASS, CI SONO I META GLASSES
Quando anni fa si parlava dei Google Glass1, si pensava a un futuro da fantascienza. Ci si immaginava già sulla Enterprise insieme al comandante Kirk, a scansione pianeti alieni tramite gli occhiali e a dare comandi sfiorandone l’astina. Poi, quando il progetto di Google venne chiuso, ci fu ancora di più la sensazione che gli occhiali non potessero mai essere realmente smart. Colpa del peso e dell’assenza di spazi utili dove inserire i chip necessari e soprattutto la batteria.
Negli anni ci hanno provato in tanti, compreso un esperimento che ha raccolto un certo successo e tutt’oggi attivo, gli Spectacles di Snap, l’azienda che possiede il social network Snapchat, oggi utilizzato soprattutto dai giovani per i suoi filtri applicati in tempo reale ai volti.
Il problema più grande, per chi è riuscito a inserire nel telaio di un paio di occhiali tutto il necessario, rimane l’indossabilità, il comfort e, non ultimo, l’estetica dell’occhiale stesso che, come sappiamo, è un importante accessorio da abbinare al resto dell’abbigliamento.
Tutto ciò, però, è il passato. Oggi, che a produrre gli smart Glass è uno dei più importanti produttori di occhiali al mondo, cambia tutto. Ecco dunque i Ray-Ban Meta Smart Glasses, un modello aggiornato rispetto al precedente, che però cambia tutto. La dotazione hardware infatti concorre a superare alcuni dei problemi più diffusi e così ci troviamo davanti ai primi, veri occhiali belli da vedere, facili da indossare e con un sacco di funzioni smart interessanti.
Sgombriamo quindi il campo dai dubbi: i Meta Smart Glasses di Ray-Ban sono belli e praticamente indistinguibili da un paio di Ray-Ban classici. Non fosse che per quelle due fotocamere davanti che però, a dirla tutta, non potevano essere mimetizzate con il resto della montatura meglio di così. E, sempre per essere chiari, che si vedano le fotocamere è anche un bene per la privacy.
Quel “Meta” nel nome che fa paura
Avrete però notato tutti che nel nome degli occhiali c’è anche un termine sospetto: Meta. E si riferisce proprio a quella Meta lì, l’azienda che possiede Facebook, Instagram e Whatsapp. Cosa ci fa nel nome lo intuirete tutti: gli occhiali lanciati da Ray-Ban sono stati sviluppati insieme all’azienda e sono naturalmente integrati con le app di Meta, oltre a una specificamente dedicata: Meta View. Tutto ciò vi permetterà di condividere quello che vedete con gli occhiali direttamente sui social Meta, comprese le dirette in streaming.
Torneremo più tardi sulla questione Meta e sul macro argomento della privacy. Per ora teniamo per buono che c’è di mezzo Meta e che probabilmente la sua presenza ha contribuito a tenere il prezzo di questi occhiali straordinariamente appetibile: i Ray-Ban Meta partono da 329€, un prezzo decisamente accessibile per un paio di occhiali da sole di uno dei marchi più celebri sul mercato.
Cosa posso fare con gli smart glasses Ray-Ban?
È fondamentale, a questo punto, capire se Ray-Ban è riuscita a superare tutti i limiti evidenziati dai precedenti tentativi di rendere smart un paio di occhiali. Stando a quanto ha potuto testare theverge.com, sembra proprio di si.
Con questi occhiali è infatti possibile riprendere quello che si sta facendo, per esempio scattare foto, riprendere video e trasmettere il tutto in streaming. È poi possibile ascoltare musica o rispondere alle chiamate (vedremo poi come), il tutto interagendo con un tasto sulla montatura e sul touch presente sull’astina laterale.
Grande attenzione è stata posta all’audio, che è uno dei punti cruciali di un dispositivo del genere. Sui lati c’è una piccola capsula auricolare posta molto vicino all’orecchio. Tecnicamente questi auricolari sono detti open-ear, che significa che è proprio un piccolo auricolare che non si inserisce nel padiglione auricolare. Né, tantomento, sfrutta la conduzione ossea delle vibrazioni come alcuni primi modelli (che però avevano un livello di efficienza molto basso).
Stando a quanto dichiara Ray-Ban, ma anche e soprattutto grazie alla prova che ne ha fatto theverge.com, con questa soluzione tecnica non ci si isola dal resto del mondo, pur avendo un audio dedicato che sentirà soltanto chi indossa gli occhiali. E la qualità dell’audio, seppure non ai massimi livelli per ciò che concerne bassi e “corpo”, è sufficiente per sostituire gli auricolare bluetooth.
Questi Ray-Ban Meta infatti hanno l’asta di destra sensibile al tocco, col quale sarà possibile accendere o spegnere la musica (con un tap), alzare e abbassare il volume (strisciando avanti e indietro) e, se si collega l’account Spotify, lanciare la playlist di brani consigliati con triplo tocco.
Quello che invece stupisce, sempre secondo theverge.com, è la qualità del microfono. Anzi, per dirla tutta, dei cinque microfoni inclusi in questa nuova edizione. La cancellazione del rumore è pressoché perfetta e chi li ha provati ha detto di essere riuscita a effettuare diverse chiamate in ambienti molto rumorosi, senza alcun problema nella conversazione per entrambi gli interlocutori.
Cosa c’è di veramente smart?
Oltre a tutto questo, Ray-Ban Meta sono chiaramente in grado di scattare foto (il sensore è un 12 Megapixel Ultra Wide, le foto hanno una risoluzione di 3024x4032 pixel, mentre riprende video a 1440x1920 30fps), riprendere video e fare dirette live direttamente su Facebook o Instagram. Il tutto, dettaglio non trascurabile, a mani libere.
Qualcuno però ricorderà che la promessa degli smart glasses era quella di aggiungere informazioni a quello che vediamo, qualcosa di paragonabile a quello che vede Iron Man o Peter Parker in Spider-Man: Far From Home. La tecnologia è ancora troppo indietro per permettere tutto ciò in un oggetto sottile e leggero come un paio di occhiali. Basti pensare che il punto più alto che la tecnologia attuale è in grado di produrre (e vendere in quantità accettabili) è quello che Apple inizierà a vendere a breve sotto il nome di Vision Pro con una dimensione, un peso e soprattutto un autonomia (ma anche un costo) che tutto hanno a che fare tranne che con un paio di occhiali.
Dunque i Ray-Ban Meta sono davvero smart? Si, se si considereranno le evoluzioni future dell’intelligenza artificiale che Meta ha inserito nell’assistente vocale presente a bordo. Assistente che, tra l’altro, riceve comandi in inglese, francese e italiano. Per ora l’assistente permette di scattare foto, riprendere video, comandare la musica e inviare messaggi, ma in futuro potrà fare (secondo le promesse) molto di più, come descrivere quello che stiamo vedendo.
Questi occhiali, in altre parole, dovrebbero rispondere alla promessa fatta dagli smartwatch: lasciare il telefono in tasca senza necessità di tirarlo fuori per gestire la musica, mandare messaggi o rispondere alle chiamate. Se poi un domani fosse anche in grado di guidarci quando utilizziamo il navigatore o altre cose simili, beh, il gioco sarebbe fatto.
Si, ma quanto dura la batteria?
Arriviamo a un altro tasto dolente: la durata della batteria. Ray-Ban ha risolto il problema in maniera molto elegante: l’occhiale garantisce fino a 4 ore di autonomia, ma viene fornito insieme a una custodia capace di ricaricarli fino a 8 volte. Custodia, tra l’altro, molto bella da vedere, con un avveniristico Led attorno al bottone per la chiusura.
Tutto ciò permette di utilizzare gli occhiali per una settimana senza doverli collegare alla ricarica. Sempre che le quattro ore giornaliere bastino ma, ehi, chi indossa occhiali e riprende video per più di quattro ore al giorno?
Siamo veramente pronti per qualcosa che ci riprende h24?
Arriviamo alla questione più dirimente di tutte: essere ripresi da qualcuno senza che ne accorgiamo. Già, perché più si fanno sforzi per far sembrare un paio di occhiali smart come un modello classico, più si fa in modo che potenziali malintenzionati se ne vadano in giro a riprendere tutto e tutti senza il consenso delle persone riprese.
Meta, per ovviare al problema, ha inserito un Led nella cornice degli occhiali che lampeggia quando viene scattata una foto o iniziata una ripresa. Per molti però, questo non basta. Sul posto di lavoro, ma anche in altri contesti dove bisognerebbe chiedere il consenso, indossare un paio di occhiali che possono passare inosservati, pur con un Led pulsante, può essere non rispettoso per la privacy altrui. Riprendere l’interno di un negozio, per esempio, o di una casa che mi trovo a visitare per mille motivi.
L’altro lato della medaglia è che un dispositivo del genere può anche funzionare da deterrente contro malintenzionati o aggressori. Così come lo smartphone che riprende in diretta già oggi può essere utilizzato per mettere in fuga un malintenzionato, così gli occhiali ancora di più potrebbero funzionare da “arma” per tenere alla larga chi teme di essere ripreso.
La questione non è di facile soluzione, chiaramente. Di certo c’è che negli anni abbiamo imparato a riconsiderare la nostra privacy e a vivere in un mondo in cui ci sono telecamere ovunque. Vedere gente che gira parlando con lo smartphone mentre effettua una videochiamata; assistere a un influencer che entra in un negozio raccontando ai suoi followers quello che succede mentre riprendere tutto quello che vede; notare telecamere pubbliche in ogni angolo della città. Sono tutte situazioni che ci hanno in qualche modo abituato a essere ripresi. Questo però non significa che sia facilmente accettabile il fatto che, quando uno sconosciuto ci entra in casa con degli occhiali addosso, ci stia riprendendo nel nostro privato.
Come andrà a finire la questione non è facile da prevedere. Probabilmente con un nulla di fatto, perché alla fine, pur essendo questo modello un vero punto di svolta, non diventerà così popolare così come lo sono gli smartphone. Forse. Oppure sarà l’inizio di una rapida evoluzione e a quello che promettevano i Google Glass ci si arriverà nel giro di qualche anno?
» COSE MOLTO UTILINK
Gli articoli più interessanti che ho letto in settimana, insieme ai link utili o semplicemente curiosi che ho trovato in giro per internet.
C’è una storia molto interessante che riguarda l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., alcuni papiri carbonizzati rinvenuti in una villa patrizia e una gara scientifica per decifrarne il contenuto che è arrivata a una svolta clamorosa. La racconta il quotidiano Domani.
Questa è stata la settimana del caso, un po’ gossipparo e un po’ politico, dei fuori onda di Andrea Giambruno, ex compagno della premier Giorgia Meloni. L’Insalata non è certo il contesto giusto per parlarne ma, in mezzo a tanta spazzatura, ho letto questo articolo che vi consiglio. Sempre sul quotidiano Domani.
» CONSIGLI PER L’ASCOLTO
Questa settimana è uscito un nuovo podcast di Radio24. Si chiama “Videogame - Molto di più in gioco” ed è condotto da Emilio Cozzi, firma e voce celebre nel settore e non solo.
Quando l’ho ascoltato ho pensato: ecco come si fa un podcast. Ascoltatelo.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?2
Un’azienda americana che vende scanner a raggi X ha sottoposto a scansione una serie di cavi che utilizziamo tutti i giorni. Quello che ha scoperto giustifica il prezzo (che riteniamo esoso) di certi cavi, in particolare di quello Thunderbolt. Nel piccolo connettore, c’è praticamente un computer intero.
L’Europa alza il tiro contro le piattaforme social. Dopo il caso della lettera a Elon Musk in merito alla disinformazione dilagante sulla sua piattaforma X (ovvero Twitter), dopo la quale si è vociferato di una possibile (ma improbabile) chiusura sul territorio europeo, Thierry Breton, commissario del mercato interno sui contenuti, ha inviato una richiesta di informazioni a Meta e TikTok sulle misure adottate per adempiere agli obblighi relativi alla mitigazione della disinformazione e dei contenuti illegali. Entrambe le richieste hanno come cornice legale il Digital Services Act (DSA).
L’AGCM - l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato - ha aperto un’istruttoria sull’azienda molisana DR Automobiles, per verificare se l’azienda ha o meno adottato condotte illecite in merito alla comunicazione dei propri prodotti. Il problema riguarderebbe il fatto che DR non chiarisce sufficientemente bene il fatto che le sue automobili non sono interamente prodotte in Italia, bensì frutto di componenti importati dalla Cina e da produttori di automobili cinesi.
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
Google Glass è un progetto di Google del 2013 riguardante un paio di occhiali smart dotati di realtà aumentata. Il progetto venne ampliato nel 2017 con l’Enterite Edition, ovvero la versione dedicata al mondo professionale. Il progetto è stato definitivamente chiuso a marzo di quest’anno, mese in cui Google ha annunciato di voler sospendere la vendita dei Google Glass Enterprise Edition.
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.