Ogni quanto dobbiamo cambiare smartphone?
Ogni anno, quando viene lanciato il nuovo iPhone, riparte la polemica sugli smartphone costosi. Ogni quanto è giusto cambiare smartphone? Quanto bisogna spendere? È conveniente ripararlo?
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La parola di oggi: UI, o User Interface. È un acronimo utilizzato per indicare le interfacce grafiche dei computer, dei siti web, delle applicazioni, ma anche per indicare gli strati software che i produttori di smartphone costruiscono sopra il sistema operativo, ovvero su Android.
IL MENÚ DI OGGI
Cambiamo lo smartphone principalmente per tre ragioni: la batteria, la memoria e gli aggiornamenti di sistema operativo. A tutto però c’è un rimedio più economico del cambio dello smartphone;
Quando si cambia smartphone, è opportuno anche valutarne un aspetto: la tenuta del prezzo nel tempo. Cambiare uno smartphone che costa tanto e che perde velocemente il suo valore, non è un grande affare;
Nel cambio dello smartphone c’è sempre da considerare anche la questione ambientale, che non è banale. Sono pochi i produttori che pubblicano sul proprio sito informazioni dettagliate sulla propria filiera e sullo smaltimento delle materie prime.
» PRIMA DI CAMBIARE LO SMARTPHONE, RAGIONATE
La scorsa settimana è stata la settimana di iPhone. Come vi avevo anticipato, la quasi totalità delle testate che seguo ha riempito pagine su pagine di titoli su iPhone 15, il più noto degli smartphone, il capostipite di questa nuova categoria di dispositivi che ci portiamo dietro e di cui siamo diventati dipendenti.
Tolte le solite polemiche sul prezzo e i meme su come Apple riesca a far diventare sempre una caratteristica unica e innovativa qualcosa che esisteva già da tempo - mi riferisco ovviamente al “nuovo” connettore USB-C - mi sono domandato: “È arrivato il momento di cambiare smartphone?”. E soprattutto “ogni quanto bisognerebbe cambiarlo? E perché?”.
Insomma: come si capisce se è arrivato il momento di cambiare smartphone? La domanda potrebbe essere banale e la risposta pure: “quando mi va”. Certo, su questo nessuno può dire nulla. Ma a volte si cambia smartphone per problemi che sarebbero facilmente risolvibili.
Non tutti, anzi si può dire la più larga maggioranza, hanno necessità di cambiare smartphone tutti gli anni. Anzi, la maggior parte delle persone non solo non ne ha voglia, ma non lo farebbe nemmeno sotto tortura. Trasferire le foto, i contatti, le applicazioni, anche tenendo conto delle app semplificate che permettono il trasferimento semplificato, è sempre un’operazione antipatica (saprete tutti come può essere complicato spostare l’app della banca o quella di autenticazione dello SPID).
Ho deciso quindi di fare un elenco dei motivi per cui cambiare lo smartphone e le eventuali scorciatoie per non farlo. Se poi avete proprio voglia di comprare l’ultimo Samsung Galaxy Flip, il Google Pixel o il tanto chiacchierato iPhone 15, ovviamente, fate pure. Tenete però presente che, nonostante Apple abbia dedicato alla sostenibilità ambientale un divertente siparietto durante l’evento di presentazione, non c’è miglior modo per aiutare l’ambiente che creare meno rifiuti elettronici possibili. Dunque più ci teniamo lo stesso smartphone, meglio è.
Quindi: se provate fastidio nel dover cambiare smartphone, se vorreste ma non potete permettervelo o se semplicemente avete una spiccata sensibilità ambientale, ecco come e quando cambiare lo smartphone, con qualche consiglio sul come prolungarne la vita.
Buona lettura.
Franco A.
» PERCHÉ CAMBIAMO LO SMARTPHONE?
Oltre al desiderio di cambiarlo semplicemente per avere l’ultimo modello e poterlo sfoggiare in pubblico, esistono dei motivi più che validi per sostituire lo smartphone. Motivi che spesso associamo al futile desiderio di avere un modello più recente o più prestante, perché facciamo ancora troppa fatica ad accettare il fatto che lo smartphone è diventato un dispositivo centrale, meglio dire fondamentale, nella nostra vita.
Lo smartphone - non c’è bisogno che ve lo ricordi - ha sostituito il vostro sistema di comunicazione (quanti hanno o usano ancora il telefono fisso?), la fotocamera, il dispositivo per riprodurre la musica, quello con cui giocate e con cui vi informate o navigate in internet.
Lo smartphone ha sostituito anche il navigatore satellitare, il TomTom che tenevamo agganciato al parabrezza, il portafogli (con i sistemi di pagamento contactless) e per molti è diventato l’unico strumento di lavoro, grazie alle app dedicate a questo scopo, ai client di posta sempre più evoluti e alle app di messaggistica.
Insomma, lo smartphone è tutto. Accettiamolo. Non si può vivere con uno smartphone che non funziona più correttamente, che non fa più aggiornamenti di sistema operativo che a loro volta impediscono alle app di funzionare correttamente. Senza parlare della batteria, che se dura poco ci costringe ad aggirarci per i luoghi alla ricerca di prese della corrente come rabdomanti in cerca d’acqua.
Ho provato a riassumere i principali motivi per cui si ha realmente necessità di cambiare smartphone in questi tre punti, insieme ad alcuni suggerimenti.
1. La batteria
Il primo motivo per cui si tende a cambiare smartphone è proprio la batteria che “non tiene più”. Ma la batteria, nonostante tutti i produttori (Apple fu capostipite) l’abbiano ingabbiata in una scocca difficile da aprire, si può sostituire con poca fatica e con una spesa che, seppur non banale, è irrisoria rispetto al cambio dello smartphone.
Ho provato a informarmi sulle politiche di riparazione fuori garanzia dei principali costruttori di smartphone:
Samsung ha un ottimo programma di assistenza post vendita. A questa pagina è possibile ottenere velocemente un preventivo per la sostituzione della batteria (e non solo) del proprio smartphone. Ho provato con un vecchio Galaxy A40, il costo di sostituzione della batteria è di 55 €.
Xiaomi (vale anche per i telefoni a marchio Redmi) propone a questa pagina un sistema un po’ meno chiaro. Anzi diciamo che non è chiaro per niente. Nella tabella sono riportati i costi dei principali ricambi dei vari modelli. Non è esposto il costo della riparazione, sono invece esposti i costi di “ispezione” e di spedizione, che verranno addebitati nel caso in cui non si accetti il preventivo di riparazione, che viene sempre valutato dal centro assistenza. Il costo del solo componente della batteria, in ogni caso, si aggira intorno ai 10 €. C’è da dire che Xiaomi ha aperto diversi Mi Store nei centri commerciali più importanti, per cui si dovrebbe riuscire a ottenere un preventivo gratuitamente.
Per chi ha deciso di adottare lo smartphone Android per definizione, ovvero uno dei Google Pixel, c’è la pagina dedicata all’assistenza. Google però permette di farsi tutto in autonomia tramite iFixit.com, che è un famosissimo sito di guide per la riparazione di qualsiasi cosa. Il kit per la sostituzione fatta in casa della batteria di un Google Pixel 5 costa 49,99$ e comprende tutti gli strumenti necessari.
Apple ha forse il programma più vasto di supporto post vendita di iPhone. In questa pagina è possibile ottenere un preventivo veloce, ma ci si può recare anche in uno dei tanti Apple Store presenti praticamente in ogni grande città. Per i possessori di AppleCare+, il programma di assistenza e supporto opzionale, il costo di sostituzione è gratuito e si può ottenere, in caso non si volesse aspettare la riparazione, un telefono sostitutivo direttamente al proprio domicilio. In ogni caso, la sostituzione fuori garanzia della batteria di un iPhone 12 Pro Max (ma è lo stesso per il modello liscio) costa 99€.
Cambiare la batteria e donare nuova vita per almeno due anni al proprio smartphone costa in media 50€, con la sola eccezione di iPhone. Decisamente una spesa che vale pena valutare.
2. La memoria di archiviazione
Il secondo motivo per cui si ha necessità di sostituire lo smarphone è la memoria. La memoria di archiviazione, ovviamente, non la RAM1. C’è stato un periodo in cui il consumatore è stato praticamente truffato con modelli pressoché inutilizzabili.
Parliamo di smartphone con 8 GB di memoria, per esempio. La stessa Apple, per mantenere basso il prezzo di ingresso dei propri smartphone, ha venduto per anni iPhone con 16 GB di memoria. Soldi praticamente buttati.
Da qualche anno il problema è stato risolto, con tagli di memoria che partono dai 64 GB. Sempre pochi, ma sufficienti per utilizzare uno smartphone. Ecco, se si ha uno smartphone da 64 GB e un certo numero di app o foto che ci impediscono di continuarlo a utilizzarlo, può essere arrivato il momento di cambiarlo con un modello più capiente.
Oppure no. Ci sono infatti delle soluzioni molto semplici e pratiche per ovviare al problema della memoria. Si può ovviamente fare un backup delle foto, che nel 90% dei casi sono le responsabili del problema. Tuttavia può essere un problema fare il backup delle foto e poi decidere dove conservarle al sicuro.
Personalmente ho scelto la soluzione del NAS, una memoria di rete a cui si può accedere via Wi-Fi o da remoto, per permettere a tutti i dispositivi della famiglia di fare il backup di qualsiasi cosa, senza essere schiavi dei servizi cloud in abbonamento, da cui si fatica a uscire.
Nel 2021 ho scritto una guida per utilizzare un NAS a questo scopo. Se vi interessa la soluzione, che non è certo economica ma elimina il problema per diversi anni, potete valutare un NAS di questo genere (tenete sempre presente che il doppio disco è da utilizzare per la sicurezza; un disco è la copia dell’altro, quindi quando leggete che il NAS ha due dischi da 4 terabyte, dove considerare come spazio disponibile 4 terabyte e non la somma. Vi rimando all’articolo di dday.it per i dettagli).
In ogni caso esistono dei dispositivi molto meno impegnativi e costosi. Si tratta di chiavette USB che si possono collegare alla porta dello smartphone e che possono fare, tramite l’app dedicata del produttore, il backup automatico di foto e documenti. Si tratta di soluzioni semplicissime da utilizzare, con le quali liberare lo spazio occupato dai vostri documenti. Se invece la maggior parte dello spazio è occupato dalle applicazioni (posta elettronica, Whatsapp, etc.) allora c’è poco da fare. È proprio ora di cambiare.
3. Gli aggiornamenti di sistema
Arriviamo alla nota dolente, quella degli aggiornamenti. Si, sul manuale di “obsolescenza programmata”, gli aggiornamenti di sistema si trovano al primo capitolo. Se il produttore del vostro smartphone ha deciso di non rilasciare più patch di sicurezza o aggiornamenti di sistema operativo, potete avere lo smartphone più in salute del mondo, ma vi toccherà lo stesso sostituirlo.
Senza aggiornamenti di sicurezza o di sistema operativo, infatti, prima o poi le app smetteranno di funzionare, oppure non funzioneranno come vorrete, e dunque sarete costretti a cambiarlo con uno più recente.
Adesso, al di là di ogni preferenza personale, bisogna dire che l’azienda che più ha allungato la vita dei propri prodotti è sempre Apple. Basti pensare che il nuovo iOS17, che uscirà insieme a questa Insalata Mista, il 18 settembre, sarà compatibile persino con iPhone XS, uscito nel 2018, quando iOS era alla versione 12.
Gli smartphone Android, fino a poco tempo fa, erano l’opposto, fatta eccezione per gli smartphone Google che, ovviamente, avevano una vita “software” decisamente più lunga di quelli prodotti da terzi.
Le ragioni di questa difficoltà nel rilasciare aggiornamenti non sono solo strategiche, per spingere i consumatori a cambiare telefono, ma sono anche pratiche. Ogni volta che il produttore di un sistema operativo rilascia un aggiornamento, bisogna adeguarlo all’hardware del proprio modello.
Non solo, molti produttori hanno costruito un’interfaccia proprietaria, praticamente un sistema operativo sopra il sistema operativo. Xiaomi si è costruita la sua MIUI, Samsung OneUI, e così via. Per ogni aggiornamento bisogna quindi aggiornare anche la propria interfaccia, con uno sforzo economico non banale. È ovvio che se lo smartphone è stato venduto con margini ridotti, non si riesce a rilasciare aggiornamenti per molti anni dopo il suo lancio sul mercato.
Di conseguenza, gli smartphone Android hanno sempre patito una vita software piuttosto corta. Tutto ciò però è cambiato da qualche tempo a questa parte, grazie all’impegno di molti produttori nel garantire una vita più lunga ai propri prodotti.
Riassumiamo i più importanti:
Samsung, nel 2022, ha annunciato di voler assicurare almeno 4 generazioni di aggiornamenti della OneUI e Android e 5 anni di patch di sicurezza ai suoi smartphone a partire dal Galaxy S21.
Google pubblica a questa pagina il programma di aggiornamenti di Android e di sicurezza dei propri Pixel. Per farvi un esempio, il Pixel 4a, uscito nel 2020, ha ricevuto l’ultimo aggiornamento di Android e di sicurezza ad agosto 2023.
Xiaomi si è recentemente allineata alla politica di Samsung, garantendo per i futuri smartphone (a partire dal Redmi K60 EE) aggiornamenti di sistema operativo per 4 generazioni e patch di sicurezza per 5 anni.
Per ciò che concerne OnePlus e Oppo (col suo sottobrand Realme) le cose sono un tantino più complicate. Circa due anni fa, le due aziende si sono praticamente fuse sotto il cappello del colosso BBK Electronics. Recentemente, a giugno 2023, le due aziende hanno invece annunciato di voler fare dietrofrónt e di comportarsi come aziende completamente separate. Peccato, perché sul sito ufficiale di OnePlus si leggeva di come gli smartphone di entrambe le aziende avrebbero ricevuto aggiornamenti secondo questo programma:
Prodotti “Flagship” (da OnePlus 8 in avanti): 3 aggiornamenti di Android e 4 anni di patch di sicurezza;
Serie Nord/Nord CE: 2 aggiornamenti di Android e 3 anni di patch di sicurezza.
Serie Nord N: dal modello N10 e N100, 1 aggiornamento di Android e 3 anni di patch di sicurezza.
Infine Honor, che a partire da Honor Magic Vs e Honor Magic 5 Pro, si è impegnata ad assicurare 3 aggiornamenti di Android e 5 anni di patch di sicurezza.
Il prezzo e la tenuta del valore
A margine di tutti i discorsi tecnici, c’è sicuramente un discorso più legato al vantaggio economico che alcuni smartphone offrono. Alcuni tengono meglio il prezzo di altri, mentre alcuni modelli hanno un rapporto qualità/prezzo così elevato da giustificarne la sostituzione anche frequente.
Insomma, al di là di batterie andate o della memoria esaurita, spesso si decide di cambiare anche per questioni meramente economiche. iPhone, nonostante sia stato il primo a sfondare la soglia psicologica dei 1000€ e poi quella dei 2000€, è quello che tiene meglio il prezzo.
iPhone 15 ha un programma di trade in che permette di ricevere fino a 800€ per chi permuta il suo vecchio smartphone. Per farvi un esempio: se avete un iPhone 14 Pro Max, potete ricevere fino a 805€ per acquistare un 15 Pro Max, che nel taglio da 256GB vi costerebbe, al netto della permuta, 684€. Cambiarlo tutti gli anni, seguendo la politica di trade in Apple, permette quindi di sostituirlo a meno della metà del costo.
Dall’altro lato ci sono smartphone che, come dicevamo, offrono davvero tanto per quello che costano. Un esempio eccezionale sono i Redmi: il modello Redmi 12 Pro con 8GB di RAM e 256GB di archiviazione, costa 265€ e ha ricevuto l’ultima versione di Android 13 e MiUI 14. Capite da soli che, con un rapporto costo/prestazioni così elevato, anche cambiarlo ogni due anni o persino tutti gli anni, permette di limitare al massimo la spesa annuale per lo smartphone.
Lo smartphone costa, soprattutto per l’ambiente
Ok, con i modelli a basso costo si potrebbe cambiare smartphone tutti gli anni spendendo poco e avendo sempre lo smartphone aggiornato. C’è solo un piccolo problema: l’ambiente.
Inutile che vi dica che se i margini sul prodotto sono così ridotti, non ci si può aspettare che l’azienda che li produce sia attenta alla filiera produttiva, al rispetto dei diritti umani, che fornisca documentazione e certificazioni sulla provenienza delle materie prime e sullo smaltimento delle stesse.
Tra le poche che forniscono dei report a riguardo ci sono, ovviamente, quelle i cui prodotti costano di più. Di nuovo ci tocca citare Apple, ma anche Samsung e Xiaomi (sarà un caso che sono aziende i cui top di gamma superano abbondantemente i 1000€?), che forniscono ampia documentazione sull’impegno nei riguardi dell’ambiente e delle persone.
Per la terza volta però vi citerò lo smartphone che non solo è nato proprio con l’obiettivo di rispettare ambiente e esseri umani, ma che, proprio a questo scopo, garantisce la più alta longevità del mercato.
Parlo ovviamente di Fairphone 5, uno smartphone che garantisce aggiornamenti di Android e di sicurezza fino al 2031 (con almeno 5 aggiornamenti di sistema operativo a partire da Android 13). Fairphone 5 inoltre esce dalla scatola con 5 anni di garanzia, ed è completamente smontabile e modulare, in modo da garantire la riparazione semplice e la sostituzione di qualsiasi componente. Il costo? 699€. Divideteli per i 5 anni per cui viene garantito e vi renderete conto che non sono affatto tanti.
Lo cambio tutti gli anni perché c’ho voglia
Detto tutto questo, ognuno farà ovviamente come gli pare, ci mancherebbe. Volete cambiarlo tutti gli anni? Fate pure. Lo smartphone, analogamente all’automobile e all’abbigliamento, è prima di tutto uno status symbol.
Apple ci dice che ci sono dei fotografi professionisti che useranno iPhone 15 Pro per lavorare, ma noi sappiamo bene che la maggior parte dei possessori di questo dispositivo lo userà per chattare con Whatsapp e poco altro.
È uno spreco enorme? Forse, ma ognuno è libero di fare con i propri soldi quello che vuole. Quello che proprio bisogna smettere di fare è continuare a ripetere quella fastidiosa litania secondo cui “lo smartphone serve per telefonare” e che 1000 € per uno smartphone sono una cosa da pazzi. No, non lo sono. Lo sono forse di più i 18.000 € necessari per acquistare un’utilitaria che perde un terzo del suo valore non appena si ritirano le chiavi dal concessionario.
Oppure, per citare un mio evergreen, sono sicuramente meglio 1000 € spesi per uno smartphone che 200 € al mese per inspirare catrame e nicotina nei propri polmoni e condannare per sempre la propria salute a un deperimento dal quale non si torna indietro.
P.S. i link ad Amazon presenti in questa Insalata contengono un codice affiliazione. Se deciderete di acquistare qualcosa da questi link, in altre parole, mi verrà riconosciuta una piccola commissione. Se invece prendete il nome del dispositivo che ho consigliato e lo cercate sulla vostra app di Amazon senza seguire il link, acquisterete senza che niente mi verrà riconosciuto. Fate voi.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?2
Il 12 settembre è stato il grande giorno di iPhone 15. Nonostante le tante previsioni di rincaro dei prezzi, compresa la mia, il listino ha visto persino dei piccoli ribassi. Mai successo prima. iPhone 15 Pro, in ogni caso, è il primo con scocca in titanio, quindi più leggero dei precedenti. Un dettaglio importante è rappresentato dalla potenza grafica del processore, che ora permette a un iPhone 15 Pro di far girare giochi equiparabili a quelli che escono sulle console di ultima generazione, ma ci torneremo. Ci sono anche diverse novità che riguardano la fotocamera, come lo zoom ottico 5x, un tasto multifunzione al posto dello switch per il muto e, rullo di tamburi, il connettore USB-C, che è una novità soltanto per Apple. Anzi per iPhone, visto che Mac e iPad sono passati a USB-C già da anni. Finalmente un cavo unico per tutto, non mi sembra vero.
Siamo in tanti a usare Spotify da anni, tanto da collezionare centinaia di brani preferiti e playlist. Passare a un altro servizio come Prime Music o Apple Music è impossibile? Tutt’altro, ci sono servizi web e app che si occupano proprio di migrare la propria musica da un servizio all’altro. Trovate tutto su questo articolo di lifehacker.com. E io mi sa che abbandonerò Spotify.
Se finora avevamo visto i modelli di intelligenza artificiale generativi impiegati nella produzione di testi e immagini, è arrivato ora il momento dell’audio, delle musiche. Stable Audio infatti ha rilasciato uno strumento proprio per questo scopo. Creeremo canzoni con l’intelligenza artificiale? Niente affatto, ma avete idea di come sarà più semplice creare jingle e sigle per trasmissioni, canali YouTube e podcast? Tanto più che Stable Audio ha anche un piano gratuito per creare fino a 20 tracce al mese lunghe massimo 45 secondi. Perfette per le sigle, no?
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
La RAM è la memoria temporanea dove il sistema operativo “appoggia” i dati intanto che li elabora. È la memoria utilizzata per tenere aperte le app, tanto per spiegare la cosa con un’enorme semplificazione, e si contrappone alla memoria di archiviazione, nella quale memorizziamo foto, documenti e tutto il resto.
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Leggevo pensando: ma io non devo cambiare smartphone. E adesso voglio comprarmi un NAS 😅