Perché tutti parlano di The Last of Us?
La serie di HBO è praticamente ovunque: in TV, per le strade, nelle discussioni sui social. Perché sta facendo così tanto parlare di sé? Ne discutiamo qui su Insalata Mista.
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Gli zombie hanno più o meno la stessa età del cinema. Da quando esiste il grande schermo esistono loro, prima lenti e goffi, poi sempre più veloci e intelligenti, ma sempre e definitivamente morti. Il primo film sui zombie accreditato è infatti White Zombie, di Victor Halperin, anno 1932.
The Last Of Us, qualcuno si arrabbierà per quello che sto per scrivere, è alla fine una storia di zombie. Ok, non proprio zombie, ma pur sempre esseri umani mutati in esseri che poi passano il resto della loro vita a tentare di mordere altri esseri umani per farli diventare come loro.
Perché parlare di The Last Of Us? Beh, non si può dire che in questo momento non sia sulla bocca di tutti e in molti si saranno chiesti come mai. Che cos’ha di così speciale questo nuovo serial per suscitare tanto clamore? La motivazione è da cercarsi nel mondo videoludico, precisamente nei due titoli (più uno spinoff) usciti su tre generazioni di console Sony. The Last Of Us è uscito infatti su Playstation 3 nel 2013, poi in versione rimasterizzata su PlayStation 4 nel 2014, per poi subire un pesante lifting nel 2022 con un remake uscito su PlayStation 5, evidentemente lanciato per anticipare la serie televisiva e cavalcarne l’onda mediatica.
The Last Of Us ha venduto complessivamente 37 milioni di copie, ottenuto 256 premi dalla critica ed è universalmente riconosciuto come uno dei migliori videogiochi di sempre. Insomma, è un videogioco di successo, ma sarà bastato questo per spingere i vertici di HBO a investire una somma che è, con ogni probabilità, superiore a quanto investito per l’ultima stagione di Trono di Spade? Evidentemente no. Peraltro non bisogna dimenticare che raramente gli adattamenti cinematografici dei videogiochi di successo hanno ottenuto altrettanto successo al botteghino, basti ricordare i film su Tomb Raider, Resident Evil, Mortal Kombat via dicendo. Allora perché investire così tanto su questa serie?
Chi ha giocato il videogioco sa che il punto forte di questo titolo è proprio la trama che, seppur riassumibile in “il mondo è sconvolto da una pandemia che trasforma gli esseri umani in zombie”, così banale alla fine non è. Innanzi tutto le basi: la pandemia non è causata da un virus, ma da un fungo. Un fungo realmente esistente, il Cordyceps, che produce negli animali effetti molto simili a quelli che, nel videogioco e nella serie, si ipotizza potrebbe produrre sugli esseri umani. In pratica, gli sceneggiatori del videogiochi hanno ipotizzato un salto di specie del fungo dagli animali all’uomo, trasformandoli in esseri mutati con il solo scopo di diffondere l’infezione.
Un primo colpo di genio lo troviamo nella volontà di attualizzare il plot della serie nel contesto della pandemia da CODIV-19. Oggigiorno tutti sappiamo cos’è una pandemia e quanto può essere pericolosa. La serie inizia proprio calcando la mano su questo punto. In un dibattito tra scienziati, uno di questi, guardando lo spettatore, ipotizza uno scenario agghiacciante: la pandemia da virus si può sconfiggere, ma cosa succederebbe se a causare la pandemia fosse un fungo in grado di prendere il controllo del sistema nervoso dell’uomo?
In secondo luogo, The Last Of Us parla di scelte. Scelte dolorose, etiche, morali. Entrambi i capitoli del videogioco cercano di rispondere a una domanda fondamentale: qual è il limite che si è disposti a superare per la salvezza del genere umano? Fino a dove si può giudicare eticamente corretto spegnere una vita per salvarne un’altra o molte altre?
D’altronde l’abbiamo visto in mille altri film: se l’equipaggio avesse dato retta a Ripley e non avesse fatto salire Kane, infetto dall’alieno, sulla Nostromo, non ci sarebbero stati altri 5 film a raccontare i disastri provocati dagli Alien. The Last Of Us parla quindi di scelte etiche, miscelandole sapientemente alle vicende di due personaggi complessi, sfaccettati. C’è di mezzo il dolore straziante di una perdita importante; un rapporto padre/figlia che matura scena dopo scena; la degenerazione dell’essere umano in bestia affamata; la meschinità di chi, in un contesto così selvaggio e brutale, regredisce allo stato animale trasformando le comunità in tribù.
Gli sceneggiatori della serie, d’altro canto, non avranno fatto molta fatica a raccontare tutto ciò. The Last Of Us è stato infatti uno dei primi giochi a utilizzare una tecnica oggi cara alle produzioni videoludiche più importanti: quando i protagonisti si trovano a passeggiare per raggiungere un posto, chiacchierano. Chiacchierando danno spessore alla storia e ai loro caratteri e mandano avanti la trama, che altrimenti sarebbe affidata soltanto alle scene animate - tante, a dire il vero - che condiscono il videogioco e che alternano le fasi di azione.
Insomma, il destino “cinematografico” di The Last Of Us era già scritto da un po’. Per fortuna il lavoro degli sceneggiatori è stato più che accurato e il risultato è sotto gli occhi di tutti, anche di chi non ha un abbonamento a Sky o Now TV, che sono i due servizi di video on-demand con cui è possibile vedere la serie in Italia. Sky Italia ha infatti deciso di pubblicare il primo episodio sul proprio canale di YouTube, in maniera completamente gratuita. Vi lascio il link qui sotto.
SFAMA LA FOMO!
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Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
Lettura molto piacevole