Un'insalata di merda
Il tema del trattamento dei nostri scarti e uno dei più importanti per il futuro dell'umanità e del pianeta. Eppure facciamo ancora fatica a parlare di cacca e pipì.
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La parola di oggi: Generation 2 Reinvented Toilet, il progetto finanziato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates che ha come obiettivo quello di costruire un gabinetto completamente autonomo.
IL MENÚ DI OGGI
Oggi pensiamo alle nostre deiezioni come a qualcosa da allontanare dalle nostre case e da scartare, quando invece possono essere fonte di acqua pulita, energia e sostanze nutritive per le piante. Il tema del trattamento delle deiezioni è fondamentale per la sostenibilità ambientale e per l’economia circolare;
Ancora più che per l’ambiente, il giusto trattamento delle acque reflue è fondamentale per la metà della popolazione mondiale, che ancora oggi non può usare un bagno. Il tema sanitario, più che mai importante all’indomani di una pandemia che ha sconvolto il pianeta, deve essere centrale nella ricerca di un futuro sostenibile;
Nonostante sia così importante, il trattamento di quello che il nostro corpo scarta è un tema del quale difficilmente si parla. Abbiamo un’innaturale difficoltà a parlare in pubblico, ma anche con le persone più vicine, di una cosa che in realtà è la più naturale di tutte. Eppure non è stato sempre così.
» VIVA LA CACCA
Lo ammetto, forse ho esagerato un po’ col titolo. Era troppo golosa l’occasione, visto il tema, di fare un titolo così. E poi mi sono chiesto: perché possiamo parlare di tutto tranne che della cacca? Quello che il nostro corpo espelle è diventato una sorta di tabù di cui è difficile parlare, privatamente come in pubblico; tanto che, anche a livello di coppia, parlare di cacca è difficile.
Eppure il rapporto con quello che espelliamo dal corpo è fondamentale nella crescita di un essere umano; Freud sosteneva che fosse al centro della seconda fase nello sviluppo di un essere umano. La fase anale è addirittura la seconda dopo quella orale.
Insomma, se uno dei bisogni fondamentali dell’uomo riguarda l’alimentazione, è evidente che altrettanto fondamentale è espellere lo scarto prodotto. Parlarne dovrebbe essere la cosa più facile e naturale del mondo, e invece no.
Che lo si voglia o meno, però, bisognerà cominciarne a parlare ben presto, e molto. Il motivo è semplice: il modo in cui trattiamo oggi le nostre deiezioni è sicuramente efficace e ha consentito all’occidente sviluppato di migliorare le pessime condizioni sanitarie dei secoli scorsi, che portavano malattie, quando non pandemie, e condizioni salutari precarie.
C’è però un problema: nel prossimo futuro, questa metodologia di trattamento non sarà più sostenibile, perché per allontanare dalle nostre case i nostri scarti, sprechiamo centinaia di litri d’acqua, consumiamo energia, costruiamo chilometri di tubature e infine investiamo cifre ingenti in centri di trattamento degli scarti che però, attenzione, non recuperano niente e buttano in mare tonnellate di sostanze preziose, che potrebbero essere riutilizzate. Sul trattamento dei patogeni, inoltre, c’è ancora molto da fare, ce lo ha insegnato la pandemia da Covid di cui ancora paghiamo le conseguenze.
C’è un ultimo tema: circa metà della popolazione mondiale ancora non ha avuto accesso a questo tipo di tecnologia. Questo ha generato ovviamente un problema sanitario enorme, che si calcola porti alla morte di mezzo milione di bambini sotto i 5 anni. Ogni anno. Bisogna fare qualcosa, ma se quel “qualcosa” è lo stesso metodo che abbiamo utilizzato fino ad oggi, beh, semplicemente non abbiamo le risorse.
E qui viene l’ultima considerazione che faccio: quando parliamo di sostenibilità per il pianeta, parliamo sempre di clima, di temperature, di gas a effetto serra e di come combattere tutto questo cambiando il modo in cui ci spostiamo o ci alimentiamo.
Mai, in questi ultimi anni in cui questo tema è diventato predominante, ho sentito parlare di gestione delle feci. La cacca, al contrario, dovrà diventare uno dei temi principali del nostro futuro. Perché possiamo risparmiare un sacco d’acqua e reimmettere in circolo sostanze nutritive e fertilizzanti, utili all’agricoltura e non solo.
Ma soprattutto - e questo è fondamentale - potremo rendere più dignitosa la vita di milioni di esseri umani senza fare come abbiamo fatto fino ad oggi, ovvero sprecando materie prime preziose come l’acqua e consumando quantità di energia senza senso.
Viva la cacca.
Franco A.
» CACCA E PIPÍ: UN ENORME, IMMENSO SPRECO
L’ispirazione per questa Insalata mi è venuta ascoltando un podcast del Il Post, Tienimi Bordone, che vi consiglio di ascoltare (il podcast è in abbonamento col Il Post, ma questa settimana si può ascoltare gratuitamente, dategli una possibilità).
Nelle ultime due puntate si è parlato di trattamento delle acque reflue con un ascoltatore, Giuseppe Congiu, che è un ingegnere ambientale che si occupa di acque all’EAWAG, che è l’Istituto Federale Svizzero di Scienza e Tecnologia dell’Acqua.
Partiamo dalle basi: nelle nostre case entra l’acqua potabile. Quest’acqua la usiamo per bere o per cucinare, il resto viene utilizzato e dunque l’acqua viene contaminata. Il risultato sono:
le acque grigie, ovvero quelle che arrivano dalla doccia o dal lavandino, contaminate con detergenti e altre impurità;
le acque grigie pesanti, che arrivano dagli scarichi della cucina;
le acque nere, che sono quelle che arrivano dal gabinetto.
Già il fatto che usiamo acqua potabile per sciacquare via la cacca, beh, dovrebbe fare un po’ riflettere.
Tutte queste acque sono piene di sostanze nutrienti, come fosforo e azoto, ma sono anche piene di patogeni, che è il motivo principale per cui le allontaniamo dalle nostre case (immediatamente dopo c’è il fatto che ci fanno schifo, ma questo è un altro discorso).
Dopo chilometri e chilometri di costose condutture, queste acque miste arrivano nelle centrali di depurazione, dove una parte viene rimossa (carbonio e micro inquinanti come antibiotici e ormoni) e il resto, l’acqua, viene scaricata nei fiumi o nei mari.
Spesso, insieme ai contaminanti, ci troviamo pure metalli pesanti e fungicidi frutto di altre acque, tipo quelle piovane, che in molti posti vengono mischiate insieme a quelle degli scarichi dei nostri bagni.
In sostanza, noi occidentali evoluti, usiamo uno degli elementi più pregiati attualmente presenti sulla terra - l’acqua potabile - per mischiarla con le acque grigie e nere. Gli facciamo fare chilometri utilizzando molta energia, la mischiamo di nuovo con altre acque (tipo quelle piovane) e infine mandiamo tutto a un centro di depurazione che, consumando di nuovo un gozziiliardo di energia, la reimmette in mare.
Il risultato di tutto questo trattamento, almeno, viene riutilizzato? No, tutto quello che filtriamo dall’acqua prima di immetterla in mare, viene quasi sempre incenerito o mandato in discarica, sprecando una buona quantità di sostanze che potrebbero essere utili in altro modo (alcune sono nutrienti essenziali per la crescita delle piante).
Bill Gates e il progetto G2RT
Uno degli scopi dell’EAWAG, l’ente dove lavora l’ascoltare intervistato da Matteo Bordone, è quello di trovare soluzioni che separino le acque reflue e recuperino le sostanze preziose contenute, già a monte. Ovvero si cerca di separare le diverse sostanze prima che si mischino e dunque prima che richiedano un centro di recupero remoto e molta energia per essere separate.
Si tratta di modificare le nostre case in maniera sostanziale, perciò parliamo di un progetto che riguarda un futuro di certo non prossimo.
C’è un progetto però ancora più famoso e affascinante che si pone l’obiettivo di separare le deiezioni e di trasformarle in qualcosa di utile: si chiama Generation 2 Reinvented Toilet, abbreviato G2RT, un progetto al cui vertice troviamo Shannon Yee e che è stato corposamente sostenuto dagli investimenti della Bill and Melinda Gates Foundation.
D’altronde sono anni, più di un decennio, che Bill Gates è concentrato su questo progetto: l’idea di creare una toilette completamente autonoma, che sia in grado di funzionare senza acqua né corrente. Nè, tantomeno, allaccio alla fognatura. Si tratterebbe ovviamente di una grande rivoluzione per i paesi poveri e in via di sviluppo. Pensate a tutti quei contesti in cui la popolazione fa i propri bisogni per strada, all’aria aperta, nello stesso rigolo d’acqua dove poi magari si lava o si rifornisce d’acqua da usare in casa.
Sembra assurdo, lo so, e molti di voi avranno provato un senso di ribrezzo davanti all’immagine mentale che queste parole avranno generato. Però, amici miei, funziona così in molti posti nel mondo. E non pensiate che siano così distanti nel tempo i tempi in cui anche da noi, in Italia, si “scendeva in campo” (citando una famosa intervista di Enzo Biagi a Roberto Benigni) per andare in bagno. Il bagno in casa, che vi piaccia o meno, è una conquista degli ultimi decenni.
Dunque, dicevamo, G2RT è un progetto altamente tecnologico, che si pone l’obiettivo di fornire un bagno completamente autosufficiente in tutti quei posti dove non è sostenibile costruire una rete fognaria e dove l’acqua è un bene che non può essere sprecato tirando lo sciacquone.
Il funzionamento è, sulla carta, abbastanza semplice: quando si “tira la catena”, viene utilizzato un piccolo quantitativo d’acqua per mandare via il prodotto. Quest’acqua però non viene sprecata, perché le urine e l’acqua stessa vengono subito separate dalla componente solida, vengono poi filtrate in un processo multi fase da cui viene recuperata acqua pulita, che verrà poi riutilizzata per lo scarico.
Le feci invece, a seconda di come sono fatte, possono prendere due percorsi diversi:
Nel primo, le feci vengono pastorizzate. Vengono quindi uccisi tutti gli agenti patogeni, poi rese inodori e pressate in forma di panetti che poi vengono essiccati;
Nel secondo, le feci vengono bruciate a 373 gradi in un processo chiamato micro ossidazione in acqua supercritica, producendo ceneri sospese nell’acqua.
Sia i panetti solidi che la cenere, vengono poi raccolti in un contenitore che a questo punto è inodore e completamente libero da agenti patogeni. Questo contenitore può essere svuotato in qualsiasi cestino o in un raccoglitore di compost.
A fine 2022 sono partiti i primi test sul campo di G2RT in paesi come India, Cina e Sud-Africa. Tuttavia, l’obiettivo è ancora distante, perché i primi test sul campo evidenziano come ciò che viene sviluppato in laboratorio non è sempre adattabile alle diverse condizioni sul campo.
C’è poi un ultimo problema, che è la sostenibilità economica di questo prodotto. L’obiettivo del progetto è quello di arrivare a ottenere una toilette che costi al massimo 450$. Un costo che, comparato con quello della realizzazione di una rete fognaria, è certamente più abbordabile anche per i paesi più poveri.
Tuttavia, lo capirete da soli, un complesso dispositivo tecnologico, capace di filtrare l’acqua, separare le sostanze e purificarle da agenti patogeni, con processi che consumano molta energia (in certi casi autoprodotta), difficilmente potrà arrivare a costare così poco, anche se dovessero innescarsi importanti economie di scala.
Ciò nonostante, ora sappiamo che se c’è un obiettivo sul quale la ricerca tecnologica deve concentrarsi, più che sugli smartphone o le chat intelligenti, è come trattare quello che espelliamo. Ne va della nostra salute, della salute del pianeta e delle risorse essenziali come l’acqua e l’energia. Anche se parlare di cacca non ci piace.
Già, ma poi perché?
Nessuno ne parla: il nostro (recente) problema con la cacca
Molti di voi avranno provato disagio già nel leggere il titolo. Parlare di cacca non è piacevole. Vedere quelle foto in cui Bill Gates parla dal palco di una conferenza con un barattolo di cacca di fianco è disturbante. Persino vedere il video in cui Jimmy Fallon beve acqua perfettamente potabile, ma frutto del riciclo di acque reflue, ci provoca un senso di disgusto.
Eppure è semplice chimica, la cacca è fatta di componenti solide e liquide. Separandole, filtrandole, purificandole, tornano a essere quello che erano in origine: elementi chimici. Non c’è niente di sporco o di schifoso nell’idrogeno e nell’ossigeno che compongono l’acqua, anche se in precedenza facevano parte di un altro composto. Ma allora, da dove proviene il problema che abbiamo con la cacca e con la pipì?
Abbiamo problemi a parlarne non solo in pubblico, ma persino con il nostro partner o col dottore. Ho trovato un interessante TED podcast in cui tre medici si interrogano proprio su questo tema: “Perché siamo così imbarazzati dalla cacca?”. Nel podcast, di cui vi linko la trascrizione, si cita uno studio americano secondo cui il 67% degli intervistati, con problemi gastrointestinali, ha aspettato più di un anno prima di parlare dei propri sintomi con un medico.
Eppure è esistito un tempo dove l’atto della deiezione era un momento di socializzazione. Che ci si creda o meno, farla uno di fianco all’altro era normalissimo e se vi è capitato di viaggiare nelle province rurali dell’Asia, beh, saprete benissimo che ancora oggi si può sperimentare l’uso del “bagno sociale”.
Eppure oggi ci sono diverse patologie legate all’espletare i propri bisogni. Per molte di queste abbiamo trovato nomi esotici che poco o nulla ricordano quello di cui trattano, la cacca, come per esempio il “soiling”.
Recentemente ho trovato anche un post su un gruppo Facebook che frequento, un gruppo dedicato alle pulizie (non fatemi domande su questa mia passione e leggetevi l’Insalata n. 31, per favore), in cui si chiedevano istruzioni per pulire al meglio lo spazzolino del cesso. Le risposte, numerose, andavano dall’imbarazzato allo schifato. In pochissimi hanno risposto alla domanda. Ma perché lo sporco del cesso è così diverso dagli altri?
L’economia circolare deve partire dai nostri scarti
Quest’ultima rimarrà probabilmente una domanda senza risposta, anche perché richiederebbe un approfondimento tutto suo. Sono rimasto davvero affascinato da questo argomento, ma soprattutto sono rimasto colpito da quanto poco se ne parli. In un momento in cui l’ambiente, la sostenibilità ambientale e più in generale gli argomenti che riguardano l’ecologia sono molto popolari, evitiamo volontariamente uno degli argomenti centrali: il trattamento degli scarti organici prodotti dall’uomo.
L’ho già detto, è un tema di sanità fondamentale per la metà della popolazione mondiale. Ci permetterebbe di risparmiare acqua ed energia e di migliorare le condizioni di igiene e salute pubblica dei paesi in via di sviluppo. Dovremmo concentrare proprio qui i nostri sforzi e invece no, abbiamo persino difficoltà a parlarne.
Sarà difficile pensare di vedere un’evoluzione dei nostri bagni nel prossimo futuro. Nel podcast TB, che ho citato a inizio puntata, si parla proprio di questo, della ricerca di un sistema da adottare nelle nostre case, in cui si possa intercettare quello che espelliamo prima che venga mischiato e mandato a chilometri di distanza.
Uno scenario futuristico che richiederà senz’altro decenni di evoluzione. Dal canto nostro, però, possiamo fare qualcosa fin da ora: utilizzare meno acqua, per esempio, o magari utilizzare acque di scarto da altri processi (la condensa della caldaia o dei condizionatori, ad esempio), per limitare il consumo di acqua pregiata (potabile) in un processo che non fa altro che contaminarla.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?1
Hanno fatto molto notizia i ricavi di Onlyfans relativi al 2022 e soprattutto l’utile netto rimasto all’azienda. La piattaforma, che avrete sentito sicuramente nominare, permette ai suoi creators di offrire contenuti esclusivi ai propri abbonati, ed è diventata molto popolare (soprattutto nell’intrattenimento per adulti) per la quota molto generosa che lascia in mano ai creators, circa i 4/5 di quello che l’utente paga.
Nel 2022, Onlyfans ha realizzato ben 525 milioni di utile con una cinquantina di dipendenti, che si sono spartiti un dividendo da paura: si parla di 338 milioni per il CEO, Leonid Radvinsky, e 25 milioni per tutti gli altri dipendenti. Chi è che non vorrebbe lavorare in un’azienda dove a fine anno ti arrivano 500.000$ di bonus?
È uscito “dove nessuno guarda”, un podcast di SKY Italia e SKYTG24 realizzato da Chora Media, basato sul caso Elisa Claps e sul serial killer Danilo Restivo. Il podcast, che diventerà anche una docuserie, è scritto e narrato da Pablo Trincia (insieme a Riccardo Spagnoli e Alessia Rafanelli) e conferma le doti di Trincia come grandissimo narratore di storie drammatiche.
Ve ne consiglio caldamente l’ascolto, anche se avete già ascoltato la puntata di Indagini (il podcast di Stefano Nazzi che di sicuro non ha bisogno di presentazioni) sullo stesso caso. La ricerca che ha effettuato lo staff di Chora Media è talmente approfondita da aggiungere dettagli originali e rilevanti ancora oggi. Ve lo consiglio, ma vi avviso: è un pugno nello stomaco.Nell’Insalata dedicata alle auto elettriche, accennai a uno smartphone sostenibile, il Fairphone, che ha due obiettivi: la sostenibilità nella produzione e la lunga durata (quindi supporto a livello software e disponibilità di ricambi). Ebbene, è uscito il nuovo modello, Fairphone 5, che stavolta ambisce al ruolo di medio gamma di tutto rispetto, con componenti di alto livello come il display OLED e le fotocamere con sensore Sony IMX800 da 50 MP. Non costa poco, ma è decisamente un progetto interessante. Da tenere d’occhio, l’idea di prenderne uno mi stuzzica seriamente.
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
Se hai apprezzato la newsletter Insalata Mista ti chiedo un favore: lascia un commento, una recensione, condividi la newsletter e più in generale parlane. Per me sarà la più grande ricompensa, oltre al fatto di sapere che hai gradito quello che ho scritto.
Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.