L'assenza di senso critico è la più grande minaccia alla nostra libertà?
Le fake news, le campagne politiche strumentalizzate e qualsiasi altro genere di attività architettata a tavolino per orientarci hanno un solo denominatore comune: l'assenza di senso critico.
Tempo stimato per la lettura: 14 minuti
La parola di oggi: cloud seeding, o semina delle nuvole è una tecnica che mira a cambiare la quantità ed il tipo di precipitazione attraverso la dispersione nelle nubi di sostanze chimiche che fungano da nuclei di condensazione per favorire le precipitazioni. Le sostanze possono essere disperse da aerei, rilasciate da dispositivi a terra, o veicolate tramite uso di razzi o cannoni antiaerei. (da Wikipedia).
» PENSIERI FRANCHI: Se tutto è realistico, più niente è reale
Tra i mille temi che riempiono le pagine di giornali e siti di tutto il mondo quando si parla di intelligenza artificiale, molti si domandano come questa tecnologia impatterà sul nostro mondo e sulle nostre vite. Non sulle vite dei fanatici della tecnologia, sia chiaro, ma sulle vite di chi fino a oggi ha fatto un mestiere che domani non esisterà più, oppure sulle vite dei genitori o del personale scolastico che si trovano ad affrontare sfide completamente nuove, che in una buona percentuale dei casi non capiscono.
La scorsa insalata parlavo della dipendenza da smartphone e di come i professionisti spesso mischino cose che non c’entrano nulla tra di loro, facendo un mischione che di fatto vanifica qualsiasi intervento e impegno sul tema. Per esempio, quando vai nelle classi parlando di smartphone, social e videogiochi, usando esempi e argomentazioni completamente sbagliate, dimostrando di non aver capito nulla del problema, otterrai un unico effetto: gli studenti, anziché ascoltarti, ti prenderanno in giro, perché non sei stato capace di entrare in connessione con loro, non gli hai parlato di quello che conoscono realmente e con cui entrano in contatto tutti i giorni.
Un’altra cosa che non abbiamo intercettato è l’uso dell’intelligenza artificiale. Tutti sanno cos’è ChatGPT e i professori più informati sanno che una buona parte degli studenti la usano per aiutarsi nei compiti e nello studio. Anche su questo tema mi aspetto che arrivi la scuola col suo solito ritardo e approssimazione nel trattare i nuovi fenomeni, a pontificare su quanto sia sbagliato utilizzare questi strumenti per lo studio. Come sempre sbaglierà approccio perché, come in tutte le cose, i nuovi strumenti possono rappresentare anche un’opportunità, se utilizzati in maniera costruttiva. Ma per ora ci stiamo limitando a ignorare il problema e quando lo prenderemo in considerazione, sarà certamente troppo tardi.
Un altro problema su cui siamo in ritardo, è sicuramente quello dell’uso delle intelligenze artificiali generative nel contesto del bullismo, dei deepfake e del revenge porn. Non so se è corretto usare queste definizioni perché è un problema così nuovo, così diverso da tutto quello con cui ci siamo confrontati fino ad oggi, che non ho trovato definizioni precise nemmeno sui siti americani, che delle definizioni e della generazione di acronimi hanno fatto un loro personale vanto.
Il caso pratico riguarda quanto denunciato dalla madre di una ragazza della Westfield High School nel New Jersey. I compagni di scuola della ragazza hanno infatti diffuso immagini pornografiche che la ritraevano, generandole con l’intelligenza artificiale.
Si tratta, senza girarci troppo attorno, di deepfake, che però colpiscono non più persone note dello spettacolo, ma persone comuni e nel caso specifico minori. È un fenomeno completamente nuovo, difficile da interpretare e da giudicare per chi non è nato in questo mondo e in questa epoca. Forse, volendo fare un parallelo con quello che succedeva quando eravamo studenti noi della generazione X, si potrebbe paragonarlo con le scritte nei bagni, solo che qui c’è di mezzo l’immagine, un’immagine terribilmente credibile e realistica. E il soggetto vittima di questo tipo di deepfakes subisce delle conseguenze che possono essere sovrapponibili alla diffusione di immagini reali. Perché, anche se sono false, sono certamente realistiche, e allora che differenza fa?
In queste situazioni infatti non conta tanto il fatto in sé, ma come quest’ultimo può cambiare la percezione di te nelle altre persone, nella società. Come cambieranno atteggiamento nei tuoi confronti i tuoi compagni e gli adulti, in seguito alla diffusione di queste immagini. Anzi, peggio ancora per gli adulti che, nove volte su dieci, essendo completamente ignari e disinformati sui nuovi fenomeni e non sapendo applicare correttamente il senso critico a quello che vedono, saranno più facilmente portarti, rispetto ai più giovani, a credere in maniera acritica a quello che vedono e dunque a prendere per vere quelle immagini.
Diffondere immagini vere o finte non cambia, perché è l’effetto sugli altri quello che genera il problema e prescinde dal fatto che quelle immagini siano vere o generate. A meno che, col passare del tempo e con lo svilupparsi di questi strumenti, tutte le immagini perdano di credibilità, anche quelle vere.
Perché se tutto può essere vero o verosimile, allora più niente lo è davvero. Come sempre, conta soltanto come noi approcciamo le cose. Conta se, dopo aver visto un’immagine, ci chiediamo “ma sarà vera?” O se crediamo a tutto quello che ci viene proposto senza nessun ragionamento, senza nessun senso critico. E allora ecco spiegato l’argomento dell’insalata di oggi: il senso critico, appunto, che mai come in questo momento ci sarà indispensabile nei prossimi anni.
Ci si prospetta un futuro fatto di notizie, immagini e fatti architettati a tavolino con strumenti potentissimi. Senza un acuto senso critico, saremo alla mercé di tutti coloro i quali sapranno utilizzare questi strumenti con malizia e scarsissimo senso etico.
Meglio fare qualcosa, partendo proprio dalle scuole. Meglio farlo subito.
Buona lettura.
Franco A.
» LA SCUOLA DOVREBBE INSEGNARE UNA SOLA COSA: IL SENSO CRITICO
C’è una parte dell’insegnamento scolastico che continua imperterrita a replicare modelli di insegnamenti molto vecchi e pressoché inutili. L’obiettivo, in questi casi, è portare a termine il programma scolastico imposto dal Ministero dell’Istruzione. Quindi via di capitoli su capitoli studiati a memoria, ripetendo nomi e date che verranno dimenticati dopo una frazione di secondo.
Se mi chiedessero cosa vorrei che la scuola insegnasse ai miei figli, oggi che ho frequentato il mondo del lavoro per un po’ di anni e soprattutto oggi che so dove una migliore istruzione mi avrebbe aiutato significativamente ad affrontare problemi che invece ho affrontato non al meglio delle mie possibilità, direi due cose fondamentalmente: un metodo di studio e un profondo senso critico.
Quando ho iniziato ad ascoltare Morning, la rassegna stampa che Francesco Costa fa tutte le mattine per gli abbonati a Il Post, mi ha stupito subito una cosa: il suo senso critico. Mi sono chiesto come facesse un ragazzo più giovane di me, ad aver sviluppato già una capacità di analisi e un senso critico (di nuovo, scusatemi ma non trovo definizioni alternative e migliori) così acuto, che ho subito capito essere di diversi ordini superiori al mio.
Il senso critico però, come ogni altra cosa - per esempio la memoria, la capacità di lettura, di scrittura, etc - può essere allenato. Basta dunque allenarsi per arrivare a impiegarlo in ogni situazione e applicarlo in maniera quasi incosciente a ogni cosa che ci capita nella vita. E allora mi sono chiesto: «come si allena il senso c ritico?». Incidentalmente, ho scoperto che spesso le soluzioni a questo scopo possono essere tangenti anche all’altra cosa che dicevo prima: il metodo di studio. C’è, in altre parole, un legame sottile tra il metodo di studio, il senso critico e la capacità di analisi profonda delle cose.
La realtà non conta più niente
Dicevo nei Pensieri Franchi che se tutto è verosimile, più nulla può essere vero. È provato infatti come l’uso delle fake news possa avere anche un ritorno positivo sulle tesi di chi diffonde le fake news stesse. Il poter mettere in dubbio tutto, spesso serve a delegittimare anche la notizia vera. Se tutto può essere finto, artefatto, allora chi mi dice che il tentativo di smascherare una fake news non sia esso stesso la fake news?
Tutto questo si concretizza in un qualcosa di molto pratico e tangibile. Vi faccio un esempio reale: un gruppo di influenti industriali americani, repubblicani ma oppositori di Trump, ha investito diversi milioni di dollari (circa 6) nel creare e testare su diversi segmenti di pubblico, tante pubblicità che mettevano in evidenza il perché Trump sia un candidato presidente degli Stati Uniti impresentabile. L’hanno fatto al solo scopo di supportare un’alternativa repubblicana a Trump, convinti che lo stesso Trump rappresenti un rischio per le loro finalità politiche.
Con queste pubblicità hanno infatti attaccato Trump sulle tematiche più care ai repubblicani, come la gestione della pandemia, la promozione dei vaccini, il debito pubblico, la mancata costruzione del muro col Messico, gli attacchi alla legge pro-life, il rifiuto di combattere le questioni woke, l’apertura al controllo delle armi e molte altre. Ciononostante, queste pubblicità hanno finito per aumentare il consenso di Trump, anziché scalfirlo. Scrive David McIntosh, capo del gruppo WIN IT BACK PAC, agli investitori che hanno promosso questo test:
«Tutti i tentativi di mettere in discussione le sue credenziali conservatrici su questioni specifiche sono stati inefficaci, indipendentemente dal contesto (sondaggi dal vivo, sondaggi online, gruppi di discussione, esperimenti controllati). Anche mostrando ai votanti delle primarie repubblicane un video del Presidente Trump che dice qualcosa di altrimenti discutibile per loro, trovano il modo di razionalizzare e ignorare. Questo non significa che gli attacchi su questioni specifiche non funzioneranno mai durante la campagna, ma che hanno fallito nella fase iniziale quando abbiamo testato queste opzioni. La ricerca dovrebbe continuare durante le primarie. I messaggi ampiamente accettabili contro il Presidente Trump che non provocano reazioni significative includono espressioni di preoccupazione per la sua capacità di battere il Presidente Biden, l'espressione di stanchezza per Trump a causa delle distrazioni che crea e la polarizzazione del paese, nonché il suo schema di attaccare i leader conservatori per motivi egoistici».
Perché allenare il senso critico è l’unica salvezza
Se un messaggio reale, basato su fatti reali, a sostegno delle tesi in cui credi, promosso dal tuo stesso gruppo di interesse e non dagli oppositori, non produce alcun effetto su un vasto gruppo di persone, pur utilizzando diversi strumenti e mezzi (appunto sondaggi dal vivo, online, etc.), significa che la realtà, i fatti, non hanno più alcuna rilevanza.
È un fatto determinato certamente dalla scarsità (quando non l’assenza) di senso critico. E qui non sto sostenendo le tesi di repubblicani o democratici, non c’è dietro alcuna questione politica. Abbiamo infatti visto come i repubblicani stessi non riescono a dare sostegno ai temi a loro più cari. La stessa mancanza di senso critico è alla base di una campagna elettorale per le elezioni europee come quella a opera della Lega, che ha realizzato questi cartelloni pubblicitari:
Mi concentrerò sul primo che contiene, tra l’altro, un enorme errore di comunicazione. Non puoi candidarti alle elezioni europei, quindi per fare il rappresentante italiano al parlamento europeo, con uno slogan che recita “più Italia, meno Europa”. Il messaggio alla base della pubblicità è chiaro: “andiamo in Europa a smontare l’Europa in favore di un’Italia più forte”. Ci sta, è una battaglia portata avanti da parecchi gruppi politici di destra e non solo, ma ciò non toglie l’errore di base.
Anche a voler sostenere questa tesi, cioè quella di un’Europa che non metta lo zampino nelle questioni nazionali e che non ci imponga assurdità come la sostituzione etnica e una dieta a base di insetti (cartellone due e tre), c’è un problema di fondo: stanno chiedendo il voto per l’elezione al parlamento europeo sostenendo che ci voglia meno Europa. È quasi un ossimoro, non posso combattere la mafia diventando il capo di un clan. Tra l’altro il partito politico che propone questa tesi è un partito di governo, che gode di una larghissima maggioranza. Se il problema è l’Europa, perché non proporre una Italexit?
Oppure lo scopo è quello di farsi eleggere al parlamento europeo per poter più efficacemente sostenere le tesi nazionali e dunque ottenere più cose (fondi, finanziamenti, sostegno su problemi come l’immigrazione, etc.)? Ma allora, se questo è lo scopo, si sta legittimando ancora di più la funzione e l’importanza del parlamento europeo. Altro che meno Europa, se c’è bisogno di un Europa per rafforzare le questioni nazionali, allora il messaggio dovrebbe essere più Europa, magari “più Europa per un’Italia che conta di più”. Non faccio il pubblicitario, ma avrete capito bene cosa intendo.
Eppure, sono pronto a scommetterci, questa comunicazione funzionerà. Anche se la Lega non farà grandi numeri, lo dimostrano i trend recenti, la comunicazione non è molto differente dall’attuale partito di maggioranza, che invece porterà a casa grandi risultati.
Mi chiedo perché non si riesca a fare campagna politica sulle reali e a volte gravi mancanze dell’Europa, che esistono e vengono costantemente messe in risalto anche dai più tenaci sostenitori dell’Europa stessa (si veda a questo proposito il discorso fatto da Mario Draghi sul prossimo rapporto sul futuro della competitività europea), piuttosto che su questioni che sono platealmente ridicole, al limite della supercazzola, come il fatto che l’Europa voglia farci mangiare gli insetti (interi poi, pure vivi, dai…).
Perché ci beviamo questa comunicazione che ci prende così palesemente per il culo e ci tratta come coglioni? Perché manchiamo di senso critico. Non ce l’abbiamo, non sappiamo svilupparlo e la scuola non fa niente per far sì che le prossime generazioni lo sviluppino. Ecco perché.
Come si sviluppa il senso critico?
Mi chiederete allora «Ok, ci hai convinti. Come si sviluppa questo senso critico?». La mia risposta è banale: con l’allenamento. Allenarsi ad analizzare i fatti, a leggere più fonti, a porsi sempre la più semplice delle domande: “sarà vero?”, “è davvero possibile che sia capitata questa cosa?”. Quelli de Il Post dicono sempre che quando una storia è troppo bella (o troppo clamorosa, o troppo acchiappaclic) per essere vera, quasi sempre non lo è.
Eppure capita ciclicamente che non solo noi spettatori ci caschiamo, ma che ci caschi anche la stampa, che dovrebbe essere fatta di persone che per mestiere sono capaci di esercitare un certo senso critico. È successo ancora pochi giorni fa con l’alluvione che ha colpito Dubai. Tutta la stampa ha ceduto alla tentazione di raccontare del cloud seeding, che però non c’entrava nulla. Qualche testata c’è cascata, qualcun’altra ha ceduto alla solita tecnica acchiappaclic di usare prima il titolo a effetto, per poi farne un altro contrario (altra tecnica giornalistica nota) tipo “no, il cloud seeding non c’entra con l’alluvione di Dubai”.
Di mezzo però ci siamo noi, che ci siamo bevuti l’ennesima notizia passivamente, senza farci una domanda banale: “è davvero possibile provocare un’alluvione in mezzo al deserto spargendo sale sulle nuvole?”. No, non ce lo siamo chiesti.
La tecnica dei “sei cappelli per pensare”
Lo so, non vi ho dato un metodo efficace per allenare il senso critico. Non penso che ci sia un metodo in 5 punti o un articolo di Aranzulla sull’argomento. Per me è molto semplice: allenare il senso critico significa farsi delle domande, dubitare sempre di tutto e analizzare tutti i punti di vista possibili.
Si tratta anche di sfruttare quello che viene definito pensiero laterale dallo psicologo maltese Edward De Bono, considerato uno dei maggiori studiosi del pensiero creativo. Lo stesso De Bono, oltre ad aver coniato la teoria del pensiero laterale - ovvero una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede l'osservazione del problema da diverse angolazioni e che si contrappone alla modalità più convenzionale che prevede la concentrazione su una soluzione diretta al problema - ha creato il metodo dei “sei cappelli per pensare”.
Questo metodo parte proprio dalla teoria alla base del pensiero laterale, cioè quella di non affrontare i problemi in senso verticale, ma di analizzarli da più punti di vista. In particolare dal punto di vista creativo, in questo caso.
Edward De Bono utilizza il metaforico esempio dei cappelli per spiegare come la scelta deliberata di un copricapo simboleggi la decisione di adottare una particolare prospettiva nel pensiero. Definisce sei tipi di "cappelli", ciascuno rappresentante un diverso stile cognitivo da esplorare e sviluppare. L'idea principale è che limitarsi a un solo stile di pensiero non è adeguato; piuttosto, si dovrebbe praticare l'uso di tutti i cappelli per stimolare e liberare la creatività. Cercherò di riassumere il senso dei sei diversi cappelli di seguito:
Il cappello bianco simboleggia la neutralità e l'analisi obiettiva dei dati. Il nero enfatizza la cautela e l'identificazione dei rischi. Il giallo incoraggia l'ottimismo e la ricerca di soluzioni. Il verde promuove creatività e idee innovative. Il rosso permette di esprimere emozioni e istinti. Infine, il blu li sintetizza tutti, coordina e struttura il pensiero, garantendo un approccio bilanciato e strutturato.
È una metodologia non semplicissima, me ne rendo conto, ma che può essere efficace soprattutto per l’effetto psicologico che può avere il gesto (anche metaforico, s’intende) di indossare un cappello. Di trasformarsi in un’altra persona che ha un punto di vista differente. Immaginarsi un altro può essere un metodo efficace per allenarsi ad avere un punto di vista diverso, anche opposto, e pertanto avere una visione più neutrale del problema.
Siamo dunque partiti con l’analisi della realtà, di ciò che è reale e di ciò che non lo è, arrivando a cercare di capire come sviluppare il proprio senso critico per analizzare quello che ci viene proposto come reale o realistico.
Il senso critico è forse ciò che di più importante abbia l’uomo, ciò che più di ogni altra cosa ci distingue dagli animali. Ieri sera mi è capitato di guardare uno spettacolo comico di Francesco De Carlo su Netflix, e mi ha fatto pensare quando ha detto che tutte le questioni filosofiche trovano risposte nei documentari. Perché «se non c’hai i documentari, crei le religioni». E allora ha raccontato l’aneddoto di due ragazzi dell’antichità che assistono a un temporale. Uno dei due, vedendo fulmini e lampi, dice «uhhh Dio è arrabbiato con noi», poi si gira verso l’altro e gli dice:«ammazziamo tua figlia».
» COSE MOLTO UTILINK 🔗
Gli articoli più interessanti che ho letto in settimana, insieme ai link utili o semplicemente curiosi che ho trovato in giro per internet.
» L’epidemia di DeepFake nelle scuole americane (per ora)
L’articolo sulla ragazza oggetto di DeepFake nel New Jersey, che vi ho già linkato nei pensieri franchi, merita di essere letto, perché pone l’attenzione su un problema che presto o tardi dovremo affrontare tutti.
La lettura è caldamente consigliata.
» CONSIGLI PER L’ASCOLTO 🎧
Questa settimana sono uscite le Chiacchiere di Insert Coin! Io e il padrone di casa, Massimiliano Di Marco, chiacchieriamo dell’iniziativa Triple-I e dei titoli indie (o presunti tali) presentati, nonché della durata (sempre presunta) di Hellblade II.
Dicono sia stata una puntata molto divertente. Sarà vero? Per saperlo, cliccate qui sotto.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?1
» Intel Introduce Hala Point, la Nuova Frontiera del Neuromorfismo
Intel ha sviluppato Hala Point, il più avanzato sistema neuromorfico che emula il funzionamento del cervello umano con 1,15 miliardi di neuroni artificiali. Questo sistema permette un apprendimento continuo simile a quello umano, potenziando l'intelligenza artificiale in vari ambiti, da problemi scientifici a gestione urbana intelligente. Hala Point, utilizzato attualmente per ricerche scientifiche, rappresenta un significativo passo avanti nella tecnologia dei chip neuromorfici.
» TikTok Notes: Il Nuovo Rivale di Instagram
TikTok ha lanciato TikTok Notes, una nuova app di condivisione foto ora in fase di test in Australia e Canada per utenti Android e iOS. Questa app permette agli utenti di aggiungere titoli sopra le didascalie delle immagini, una funzione non presente su Instagram. La homepage di TikTok Notes è suddivisa in due sezioni, simile a Pinterest ma con una griglia più piccola. Nonostante alcune novità, l'app rimane molto simile a Instagram, segnando una novità nel trend delle piattaforme social che spesso si imitano a vicenda.
» Atlas, il Robot Umanoide Rivoluzionario di Boston Dynamics
Boston Dynamics ha presentato il nuovo Atlas, un robot umanoide totalmente elettrico che si muove in modi mai visti prima. Questo modello ha giunture a 360° che gli permettono movimenti straordinari e contorsioni inusuali. A differenza del suo predecessore idraulico, il nuovo Atlas è più leggero, ha un design consumer-friendly e promette prestazioni dinamiche senza precedenti, eliminando le limitazioni dei sistemi idraulici.
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
Se hai apprezzato la newsletter Insalata Mista ti chiedo un favore: lascia un commento, una recensione, condividi la newsletter e più in generale parlane. Per me sarà la più grande ricompensa, oltre al fatto di sapere che hai gradito quello che ho scritto.
Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Grazie per aver scritto dei deepfakes fatti da compagni di classe, ora ho un terrore nuovo per mia figlia...
Sono totalmente d'accordo con te comunque, sul senso critico e l'osservazione. Insegno ai miei figli di leggere e ascoltare sempre con attenzione e chiedersi che cosa vuole provocare in te l'autore di un testo e controllare la fonte. Perché è facile cadere nella paura o nella rabbia, oggi più di ieri.
Faccio un esempio capitato recentemente: un messaggio WhatsApp dove si diceva che un trio di "marocchini", dalle mie parti ancora sinonimo di immigrato, andasse in giro su un furgone rosso a rubare gli smartphone ai ragazzini delle medie. Ovviamente inoltrato da chiunque, adulti e ragazzi, e ovviamente falso, ma in tutto il gruppo scuola si è rafforzata la paura di "loro". E per usare il senso critico è d'obbligo superare la reazione di pancia, e i social media di cosa sono pieni?
E la scuola ahimè è fatta anche da quelle persone che mai grilli nel mio pane, l'unica cosa è sperare che i nostri figli trovino insegnanti intelligenti che insegnino loro cosa importante nel mondo.