Trasformare le centrali a carbone in centrali 100% green si può, col sale (e il nucleare)
È stato ufficialmente aperto il primo cantiere dove si costruirà la prima centrale nucleare TerraPower, startup finanziata da Bill Gates, che ha progettato un tipo di impianto completamente nuovo.
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» PENSIERI FRANCHI: L’Italia è un paese di destra?
→ “Pensieri Franchi” è il mio editoriale, i miei pensieri in libertà. Se stai cercando l’approfondimento che dà il titolo a questa Insalata, prosegui un po’ più in giù.
Durante le ultime elezioni europee mi sono trovato a fare un ragionamento, frutto anche dell’esplosione delle destre a livello europeo. I partiti di destra e destra estrema hanno infatti ottenuto ottimi (e preoccupanti) risultati sia in Francia che in Germania. In Italia, nonostante il più delle volte sembri più un cane che abbaia e non morde, il partito di maggioranza è certamente un partito di destra non moderata, affiancato da un altro - la Lega - che invece può essere considerato di estrema destra, viste anche le alleanze costruite con gli stessi paesi di cui sopra.
In ogni caso, anche in Italia Fratelli d’Italia ha spopolato, toccando quasi il 29% delle preferenze, aumentando quindi di quasi 3 punti percentuali il risultato delle politiche del 2022. Anche Forza Italia è cresciuta dal 9 al 9,6%. Se si sommano tutte le forze politiche di destra e quelle di sinistra, parrebbe scontato assegnare la maggioranza assoluta degli elettori alla coalizione di destra, su questo non c’è dubbio. L’Italia è diventata quindi un paese di destra?
Lungi da me il voler ricorrere al solito espediente utilizzato dai perdenti, e cioè quello secondo cui il primo partito in Italia sarebbe in realtà quello degli astensionisti, non si può comunque non considerare che circa la metà degli aventi diritto al voto - parliamo del 50,31% di 47,3 milioni, ovvero 20,47 milioni di italiani - non hanno votato.
Sulla base di questo dato si possono fare diverse riflessioni che a me sono sembrate rilevanti. La prima mi ha portato a pensare che no, l’Italia non è da considerare definitivamente un paese di destra. Questo non lo dico per il significativo risultato di PD e Alleanza Verdi e Sinistra, che entrambi hanno visto una crescita rispetto alle precedenti elezioni (il PD è passato infatti dal 19% delle politiche 2022 al 24,1% delle europee, mentre AVS è passato dal 3,64% al 6,7%), ma per un altro fatto che appare evidente.
Metà degli Italiani non ha votato. Forse perché disillusi, forse perché schifati, forse perché, più probabilmente, non si sentono rappresentati. C’è anche un’altra ipotesi che vedremo tra poco, ma per ora fermiamoci qui. Chi oggi si sente affine alla destra, però, non potrebbe che sentirsi meglio rappresentato. Viviamo infatti in un momento storico tale per cui in Italia è ben rappresentata qualsiasi posizione di destra, sia quella moderata di centro-destra che quella più estrema. Perché un elettore di destra dovrebbe astenersi se l’offerta è così ampia e ricca?
Proseguendo sulla scia di questo ragionamento, mi sono chiesto invece chi è che oggi fatica a trovare una rappresentanza. E mi sono risposto che certamente è l’elettore di sinistra. O di centro-sinistra. È molto più facile quindi che, in quei 20 milioni di italiani, si nascondano tantissimi elettori progressisti e democratici che semplicemente non si riconoscono né nel PD, né nei partiti più a sinistra. Lo stesso vale per i liberali di centro che, seppur ben rappresentati da Renzi e Calenda, certamente non hanno gradito il modo in cui i due hanno portato avanti il loro (ormai i loro due separati e distinti) progetto politico.
Tutto questo per dire che, nonostante la coalizione di destra sia di gran lunga la può votata nel nostro paese, prima di affermare con sicurezza che l’Italia è orientata a destra, ce ne vuole ancora un po’. A questo bisogna anche aggiungere che se le percentuali raccontano una crescita di Fratelli d’Italia e Lega, i numeri assoluti sui votanti racconta tutt’altro. Fratelli d’Italia è passata infatti da circa 7,3 milioni a 6,7 milioni di voti, mentre la Lega è passata da 2 milioni e 470mila voti a circa 2,1 milioni. Questo ovviamente per via del calo dell’affluenza.
I più esperti dicono che il calo dell’affluenza è normale nelle Elezioni Europee, che la popolazione sente meno affezione per l’elezione del Parlamento Europeo piuttosto che per quello nazionale e che dunque quella percentuale tornerà a crescere alle prossime elezioni interne (un fatto che sembrerebbe confermato dai risultati delle elezioni regionali e amministrative, che invece hanno riportato una partecipazione più elevata) e che coloro i quali non hanno votato a queste europee e che invece voteranno alle prossime elezioni certamente non saranno elettori di sinistra.
Può essere, anzi è molto probabile, ma una cosa è più che certa: è molto difficile affermare che l’Italia e l’Europa in generale stia virando a destra. L’Onda Nera, in altre parole, è ancora una volta una pura invenzione giornalistica. E meno male.
Buona lettura.
Franco A.
» PRODURRE ENERGIA PULITA CON IL SALE
Siamo negli Stati Uniti, precisamente a Kemmerer, una cittadina di 2.651 abitanti nello stato del Wyoming, entroterra del paese. In settimana la tranquillità della piccola cittadina è stata scossa non solo dalle ruspe della TerraPower, ma anche da un viavai di reporter di giornali e tv.
TerraPower è infatti una startup che conta, tra i principali investitori, anche Bill Gates, che per l’occasione ha indossato l’elmetto e ha spalato qualche zolla di terra per inaugurare il cantiere che vedrà la nascita del primo impianto nucleare denominato “Natrium”.
Ma perché tanto clamore per un nuovo impianto nucleare che si va ad aggiungere ai 54 già presenti e attivi in tutto il paese? Perché Natrium rappresenta una tecnologia completamente nuova che promette diverse cose, forse troppe. La prima è che si tratta di un impianto molto più semplice nella struttura e nella tecnologia rispetto agli altri di attuale o precedente generazione, il che permetterà di avere energia meno costosa, con un orizzonte temporale per la realizzazione dell’impianto notevolmente inferiore alla media degli altri impianti (questo secondo le previsioni, ovviamente).
Natrium inoltre parrebbe essere più sicuro, perché grazie al suo particolare design - ne parleremo tra poco - consentirebbe al personale di operare sulle zone significative dell'impianto - come le turbine a vapore e i serbatoi di sale - rimanendo al di fuori dell'area di controllo nucleare. Un netto miglioramento nella sicurezza generale e al tempo stesso una notevole riduzione di costi.
Quanti impianti nucleari ci sono attualmente negli Stati Uniti?
Al 30 aprile 2024, c'erano 54 centrali nucleari operative commercialmente con 94 reattori nucleari in 28 stati. L’lllinois ha 11 reattori, più di qualsiasi altro stato, con una capacità totale di generazione di elettricità teorica di 12,415 megawatt (MW), pari al 12% della capacità totale di generazione di elettricità nucleare operativa degli Stati Uniti.
Delle 54 centrali nucleari operative, 19 hanno un reattore, 31 hanno due reattori, 4 hanno tre reattori e 1 ha quattro reattori. L'Alvin W. Vogtle Electric Generating Plant in Georgia è la più grande centrale nucleare degli Stati Uniti con 4 reattori e una capacità totale di generazione di elettricità di targa di circa 4,658 MW e una capacità di generazione di elettricità netta estiva totale di 4,530 MW. Il R.E. Ginna Nuclear Power Plant nello Stato di New York è la più piccola struttura nucleare con un reattore con una capacità di generazione di targa di 614 MW e una capacità di generazione netta estiva di circa 580 MW. I reattori individuali più piccoli sono le due unità della centrale nucleare di Prairie Island in Minnesota, ognuna con una capacità di generazione di targa di 593 MW e circa 520 MW di capacità di generazione netta estiva.
Il più recente reattore nucleare a entrare in servizio è la Vogtle Unit 4 all'Alvin W. Lo stabilimento di Vogtle Electric Generating Plant in Georgia, che ha iniziato l'attività commerciale nell'aprile 2024, con una capacità di generazione di elettricità di targa di di 1,114 MW.
Fonte: https://www.eia.gov/tools/faqs/faq.php?id=207&t=21
Un reattore al sale
Rispondiamo ora alla domanda più complicata di tutte: com’è possibile che questo reattore Natrium sia significativamente più semplice e sicuro degli altri costruiti fino ad oggi?
La soluzione sta nell’uso del sale per raffreddare il reattore al posto della classica “acqua leggera”, che da il nome ai reattori cosiddetti LWR (light-water reactor). Una centrale nucleare, in fondo, è una centrale a vapore, perché di fatto usa l’energia nucleare per scaldare l’acqua e poi, grazie al vapore generato, aziona una turbina che genera energia.
Ora, i problemi di questo genere di impianti sono sostanzialmente due: il primo è il raffreddamento del reattore e il secondo è l’impossibilità di modulare l’energia prodotta. In sostanza è impossibile abbassare o aumentare la potenza dell’impianto.
Gli impianti a sale invece usano quest’ultimo per raffreddare il reattore e per immagazzinare l’energia, sfruttando il fatto che il sodio ha un punto di ebollizione molto superiore a quello dell’acqua. Il reattore funziona infatti a temperature superiori ai 350 gradi Celsius, molto al di sotto del punto di ebollizione del sodio, che si raggiunge a circa 882 gradi Celsius. Il design di questo genere di impianti sfrutta inoltre le forze naturali come la gravità e la convenzione per raffreddare passivamente il reattore, riducendo i costi sia relativi alla complessità dell’impianto che quelli necessari per la sicurezza.
In caso di emergenza, l'impianto può essere raffreddato con delle semplici prese d'aria piuttosto che con complicati sistemi di pompaggio. L’amministratore delegato di TerraPower, Chris Levesque, ha dichiarato che i suoi reattori dovrebbero produrre elettricità alla metà del costo delle centrali nucleari tradizionali. «Si tratta di un impianto molto più semplice», ha detto. «Questo ci dà sia un vantaggio in termini di sicurezza che un vantaggio in termini di costi».
Per Bill Gates ce ne vorranno molti di più di questo genere
Alla cerimonia di inaugurazione era presente anche Bill Gates, che ha cominciato a interessarsi all’energia nucleare già agli inizi degli anni 2000. Ha dichiarato recentemente:«Non sono entrato in TerraPower per fare più soldi. Sono entrato in TerraPower perché dobbiamo costruire molti di questi reattori».
Secondo Bill Gates, la vera forza di questo genere di impianti sta nella capacità di compensazione degli impianti di energie rinnovabili. Questi ultimi, infatti, pur costando molto meno di un impianto di questo genere, non sono in grado di produrre energia in tutti i momenti della giornata e dell’anno. Per questo un impianto di compensazione è, secondo l’opinione di Gates, il sistema migliore per risolvere il problema del cambiamento climatico.
D’altronde ha sempre sostenuto che l’unica soluzione sarebbe stata quella di cercare innovazioni che rendessero l'energia pulita competitiva con i combustibili fossili, una filosofia che ha ben descritto nel suo libro del 2021, "Come evitare un disastro climatico” (La Nave di Teseo, 21€).
Gates ha ancora detto:«L'eolico e il solare sono assolutamente fantastici e dobbiamo costruirli il più velocemente possibile, ma l'idea che non abbiamo bisogno di nulla al di là di questo è molto improbabile. Come dovrebbe fare Chicago per riscaldare le case durante i lunghi periodi invernali con poco vento o sole?» ha domandato infine Gates.
Si ma quanto costa? E quanto tempo ci vorrà?
Se anche TerraPower avesse realmente superato il problema della sicurezza e della complessità degli impianti, rimane però sempre un problema enorme da superare, anzi due: il primo è il costo di questi impianti, il secondo è il tempo necessario a costruirli. Che prospettive hanno gli impianti di TerraPower?
Gli impianti a reattori tradizionali (cioè quelli LWR) sono progetti enormi e estremamente complessi da costruire e finanziare. Gli unici due reattori americani costruiti negli ultimi 30 anni in Georgia sono costati 35 miliardi di dollari, più del doppio rispetto alle stime iniziali, e sono stati completati con ben sette anni di ritardo.
Secondo Bill Gates, al contrario, con questo nuovo tipo di impianti (che poi nuovissimo non è, i primi progetti risalgono infatti agli anni ‘50) si possono ridurre sia i costi che i tempi. Negli impianti tradizionali l'acqua è altamente pressurizzata, dunque gli impianti hanno bisogno di tubazioni pesanti e scudi di contenimento molto spessi per proteggersi dagli incidenti. Il reattore di TerraPower, come abbiamo visto, utilizza sodio liquido al posto dell'acqua, permettendogli di funzionare a pressioni più basse. In teoria, questo sistema riduce la necessità di costruire una schermatura spessa come negli impianti classici.
TerraPower ha stimato nel 2022 che il suo reattore di Kemmerer sarebbe costato 4 miliardi di dollari (compreso un contributo di 2 miliardi ricevuto dal Dipartimento dell’Energia statunitense). Un costo sensibilmente più basso rispetto a impianti raffreddati ad acqua, ma comunque più alto di impianti a gas o di centrali ad energie rinnovabili. E in più stiamo parlando di stime, per cui i costi potrebbero ancora aumentare.
Secondo David Schlissel, direttore dell'Institute for Energy Economics and Financial Analysis, i recenti tentativi di costruire centrali nucleari sono stati ostacolati da ritardi e spese impreviste. Solo l’anno scorso, nell’Idaho, un’altra Startup di nome NuScale, ha dovuto abbandonare i piani per costruire sei piccoli reattori ad acqua leggera dopo aver lottato con gli aumenti dei prezzi.
«Non ci sono prove che questi piccoli reattori saranno costruiti più velocemente o che saranno più economici di quelli più grandi», ha detto Schlissel, sostenendo che i servizi pubblici dovrebbero dare la priorità a investimenti più sicuri come l'eolico, il solare e le batterie. Ma in questo caso si sta parlando comunque di classici impianti raffreddati ad acqua leggera.
Gates ha ammesso che il primo impianto di TerraPower sarebbe stato probabilmente particolarmente costoso poiché l'azienda sta logicamente affrontando una curva di apprendimento. «Tuttavia», ha detto, «potrebbe assorbire quel rischio finanziario in un modo che i servizi pubblici e le autorità di regolamentazione non possono». Secondo Gates, infatti, se si riuscissero a superare gli ostacoli iniziali e a costruire più reattori, si potrebbero ridurre ulteriormente i costi e l’energia diventerebbe ancora più economicamente competitiva.
Un nuovo futuro per tante città americane
Questo genere di impianti può rappresentare una svolta non solo nella ricerca di impianti nucleari sempre più sicuri e puliti, ma anche per l’economia e la riconversione di città statunitensi che si sono basate per decenni sull’estrazione del carbone e sulla produzione di energia tramite combustione.
Kemmerer è proprio uno di questi casi: la prima miniera di carbone fu inaugurata nel 1887 e impiegava un ampio numero di lavoratori della piccola città. Negli ultimi decenni però la domanda di carbone è diminuita drasticamente, si parla di un calo di circa la metà. L’azienda proprietaria della centrale a carbone, PacifiCorp, ha dunque deciso di chiudere la miniera nel 2036, anno in cui i circa 250 lavoratori della centrale, il 10% dell’intera popolazione, non avrà più un lavoro.
TerraPower ha deciso di creare la sua centrale proprio a ridosso della centrale di carbone perché potrà così riutilizzarne le linee di trasmissione e riqualificarne i lavoratori. Si stima che la centrale impiegherà circa 250 lavoratori e creerà 1600 posti di lavoro temporanei nell’edilizia. La città, inoltre, ha già cominciato a ripopolarsi ha visto aprire nuove attività commerciali.
Secondo il Dipartimento dell’Energia statunitense, ci sarebbero centinaia di centrali a carbone chiuse negli Stati Uniti che potrebbero essere adatte per nuovi reattori, poiché già connesse alla rete idrica. In questo modo potrebbero riconvertire le economie locali e impiegare lavoratori che hanno perso il proprio posto di lavoro, sostenendo le economie di piccole città che basavano la propria ricchezza in larga parte su questo genere di impianti.
Il nucleare, una discussione che Italia non si può affrontare
Parlare di energia nucleare negli Stati Uniti è semplice, farlo in Italia lo è molto meno. Per noi italiani l’energia nucleare è da sempre un tabù, tanto che chi ne parla viene subito tacciato di voler aprire le porte a un altro disastro delle proporzioni di Cernobyl o Fukushima. Al di là delle ragioni dei due disastri citati, che non starò qui ad analizzare, è più che evidente che ci sono moltissime ragioni per considerare l’energia nucleare quantomeno un’alternativa da prendere in considerazione.
Tra tutte le buone ragioni su cui discutono continuamente scienziati ed esperti (vi lascio qui un video che reputo molto interessante e esaustivo), c’è sicuramente l’urgenza di prendere decisioni immediate per combattere il cambiamento climatico, le cui conseguenze tornano ormai a fare capolino nella cronaca con frequenza quasi quotidiana.
In questa situazione di urgenza, è forse il caso di mettere da parte paure antiscientifiche e ansie legate a situazioni che, grazie alla scienza e al progresso, possiamo affermare con tranquillità di esserci lasciati alle spalle. Si potrà mai considerare anche in Italia la progettazione di un impianto nucleare, magari di nuova generazione e raffreddato a sale, come quelli di TerraPower?
Forse sì, forse cambieremo idea dopo l’ennesimo disastro. O forse, quando decideremo, sarà troppo tardi. Nel frattempo può essere utile sapere che la ricerca di TerraPower non si limita all’energia nucleare, ma si espande anche alla ricerca sugli Isotopi. Si legge infatti sul sito: “TerraPower Isotopes (TPI) sta trasformando la lotta contro il cancro facendo avanzare la prossima generazione di isotopi. Il team TPI sta utilizzando metodi comprovati per estrarre l'attinio-225, privo delle impurità isotopiche dell'attinio, che possono essere applicate a nuove applicazioni mediche che potenzialmente colpiscono e trattano il cancro. TPI sta aumentando la scarsa fornitura globale di attinio-225, un materiale di partenza isotopico, per sostenere gli sforzi di ricerca e sviluppo sul cancro delle aziende farmaceutiche”.
Vi lascio con un’ultima domanda, che pongo prima di tutto a me stesso: siamo sicuri che la reticenza (quando non l’ostilità) nei confronti del nucleare non ci sia stata instillata attraverso la comunicazione che la politica ha utilizzato negli anni contro questo genere di energia? Parlare oggi di nucleare è molto impopolare, non fa guadagnare voti e anzi ne fa certamente perdere. Già soltanto questo fatto, dovrebbe portarci forse a riconsiderare la cosa.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?1
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Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
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