E se domani muori?
Sono passati decenni da quando i servizi digitali sono entrati nelle nostre vite e riflettiamo ancora troppo poco sul tema dell’eredità digitale.Cosa succederà ai nostri dati quando non ci saremo più?
Premessa: per i grammarnazi che si nascondono tra gli iscritti a Insalata Mista: lo so, avrei dovuto titolare “e se domani morissi?”, ma mi piaceva più così. Fine della premessa.
E la domanda a cui cerchiamo di sfuggire, di non pensare, di non rispondere. Ma se domani moriste, se domani io morissi, cosa rimarrebbe ai miei cari del mio mondo digitale? Lo so, non è un pensiero piacevole, non è un pensiero piacevole da elaborare in un momento di spensieratezza. Pensate poi quanto posso essere stato intelligente nel proporre un tema così ostico in quella che segna un altro compleanno importante di Insalata Mista, ovvero la puntata numero 1001. Tuttavia, provate a fermarvi un attimo a pensarci: cosa e quanto del vostro intimo avete affidato al mondo digitale? Cosa si nasconde dietro una qualsiasi password?
Ora vorrei che faceste con me un piccolo esercizio: provate a pensare a uno sconosciuto che si siede davanti allo schermo del o dei vostri computer e dispositivi con tutte le password in mano. Cosa potrebbe trovare? Che idea si farebbe di voi? Cosa nascondono le cartelle del vostro hard disk? Cosa la cronologia di navigazione del browser? E l’account con cui sincronizzate le foto? Le chat? Le email? Le unità di archiviazione nel cloud?
Ognuno di noi ha un lato intimo, che tiene giustamente segreto perché, per quanto possa sentirsi in sintonia con un’altra persona, non si può condividere tutto al 100%, non sarebbe né umano né sano. È quel lato lì, quello che teniamo per noi, quello più intimo e personale, che normalmente affidiamo proprio a quella cosa che riteniamo parte stessa della nostra intimità - il mondo digitale - che pensiamo possa essere ora e per sempre privato e anonimo. E invece così non è, perché quando non ci saremo più, con tutta probabilità, quelle cose che giudicavate intime potranno essere in qualche modo reclamate dai vostri cari.
Oh, beninteso, uno potrebbe dire giustamente “ma cosa me ne frega? Quando non ci sarò più che pensino quello che vogliono!”. Ok, ma sicuri che vada bene così? Sicuri che le immagini che vi hanno mandato sulla chat di gruppo di Whatsapp e che il telefono in automatico vi ha scaricato nella galleria delle foto non possano creare una rappresentazione di voi che non è quello che siete nella realtà? Sicuri che vi starebbe bene se i vostri figli o i vostri cari pensassero “ah ma papà era così?”.
E poi c’è un’ultima cosa da dire, ancora più dolorosa da pensare di tutte le altre: noi, per nostra natura, siamo portati ad associare la morte alla vecchiaia. Quindi si tende a pensare “un giorno di questi lo faccio, metto ordine nelle cose e cancello quello che devo cancellare”. E invece no, ahimè, si muore tutti i giorni. Non voglio farvi l’elenco delle morti accidentali a cui andiamo incontro tutti i giorni, ma questa è la realtà. Siamo numeri e i numeri parlano chiaro su incidenti, infarti, investimenti ecc. Perciò, forse è meglio non aspettare.
Io, per conto mio, inizio questa allegrissima puntata numero 100 di Insalata Mista spiegandovi bene cos’è l’eredità digitale e come funziona. Cosa si può fare con gli account quando un vostro caro scompare e cosa si può pretendere dalle società che controllano tutti quei dati. La metterò un po’ sull’ironico, non ve la prendete, già il tema non è propriamente allegro, almeno scherziamoci sù.
Cosa dice il Garante della Privacy: ovvero, tutti i link alle piattaforme per la segnalazione di un decesso
La pagina ufficiale del Garante della Privacy italiano dedicata all’argomento è molto chiara e diretta: sono passati vent’anni da quando le piattaforme sono ormai una realtà a cui regaliamo un alter ego digitale di noi stessi, è arrivato dunque il momento di preoccuparsi anche di questo aspetto quando una persona a noi cara muore.
Dice giustamente la pagina: “E cosa fare dei suoi profili se un nostro parente è deceduto, anche per evitare quella spiacevole sensazione di veder vivere una pagina con messaggi e commenti degli amici ignari, quando invece quella persona non c’è più?”. Ecco, giusto, una cosa davvero spiacevole che ci sarà capitata più volte direttamente, cioè quella di vedere post della pagina di una persona deceduta.
Per fortuna, molte piattaforme offrono la possibilità di creare un account commemorativo (gestito però da persone che devono essere designati come “contatto erede” quando si è in vita. Quindi, in breve: fatelo), altre invece hanno creato procedure per la chiusura dell'account della persona, dopo averne comunicato il decesso attraverso pagine create per l’occasione. Altre invece chiudono l’account solo dopo un periodo di inattività.
Insalata Mista, però, ve le riassume qui, così non dovrete andarvele a cercare (rubate dal sito stesso del Garante, chiaro).
Facebook, con gli account commemorativi si guadagnano clic
Facebook permette di fare due cose: trasformare un account in account commemorativo oppure richiedere la rimozione di un account. In nessuno dei due casi fornirà le chiavi di accesso, sappiatelo.
Qui trovate la pagina per la segnalazione di una persona deceduta o un account Facebook da rendere commemorativo, mentre qui trovate quella per la richiesta di rimozione dell'account Facebook di un familiare deceduto
Instagram come Facebook
Instagram, in quanto proprietà della stessa Meta, fa sostanzialmente quello che fa Facebook: permette di rendere commemorativo un account oppure di chiuderlo.
X (Twitter), la speranza è l’ultima (o la seconda) a morire
X permette, attraverso la pagina che troverete linkata qui, di chiudere l’account di una persona deceduta o divenuta incapace. Ci sono le istruzioni per contattare il personale di X, è vero, ma stando alla mia personale esperienza con l’assistenza di X in altri ambiti, mi sa che, nel malaugurato caso in cui dovesse servirvi, dovrete armarvi di un bel po’ di pazienza. D’altronde ora Musk ha altro a cui pensare.
LinkedIn vuole un articolo di giornale
Anche LinkedIn ha la pagina per richiedere che un account venga reso commemorativo o rimosso. Fa un po’ ridere (di un riso amaro) che per verificare il decesso chieda di incollare il link a un necrologio o un articolo di giornale o a una notizia apparsa sul web. Il che, nell’epoca delle fake news e dell’intelligenza artificiale, fa pensare che potrebbero essere in tanti a fare degli scherzi poco simpatici. Speriamo soltanto che le verifiche vadano ben oltre quelle della pagina dedicata.
Qui trovate la pagina per la richiesta di trasformazione in account commemorativo e qui quella per la richiesta di cancellazione per decesso.
Google, meglio delegare quando si è in vita
Con Google le cose si fanno un po’ più complesse. E giustamente, perché Google ha un universo di servizi - largamente usati - che possono definire nel dettaglio il privato di una persona. Non è un caso quindi se Google articoli questa pagina in modo molto più accurato.
Innanzitutto una differenza netta rispetto agli altri: Google può valutare anche di fornire i dati contenuti sui propri server, ovviamente dopo un’attenta analisi della richiesta. Anche Google però, come gli altri, non fornirà mai le credenziali di accesso. C’è però una pagina dedicata alla designazione di un erede digitale quando si è ancora in vita. Pensateci bene e dopo un’attenta analisi usatela, mi raccomando.
Gestione dell’account inattivo
Attraverso il servizio di gestione dell’account inattivo, si può indicare a Google la persona da contattare nel momento in cui l’account risulterà inattivo per un determinato periodo ed eventualmente decidere che quella persona riceva anche dei dati specifici che possiamo decidere preventivamente.
Nota di colore: mi ha fatto sorridere la formula utilizzata:”prima di passare a miglior vita”. Evidentemente in Google hanno le idee chiare sull’aldilà oppure sa qualcosa che noi non sappiamo.
Inviare una richiesta per utente deceduto
Qui invece la pagina per la richiesta in merito a un utente deceduto.
Microsoft: ottenere l’accesso si può (con l’avvocato)
Microsoft fa eccezione alle altre piattaforme viste fino a ora e valuterà se rilasciare le informazioni su posta, One Drive e tutti gli altri servizi dopo aver analizzato la pratica, però “solo se viene notificata una citazione formale o un provvedimento di un tribunale”. Aggiunge poi “Microsoft risponderà solo alle citazioni non penali e ai provvedimenti giudiziari notificati all'agente registrato di Microsoft nello stato o nell'area geografica del richiedente e non risponderà a richieste inviate tramite fax o posta elettronica a questo proposito”. Leggendo Fax uno già rischia di morire, ma vabbè, qui la pagina per inoltrare la domanda.
I clienti europei, in generale, possono rivolgersi a Microsoft Ireland Operations Ltd, 70 Sir John Rogerson's Quay, Dublin 2, Irlanda. I clienti tedeschi invece hanno una facilitazione in più. Possono infatti contattare l'assistenza clienti di Microsoft affinché venga loro garantito l'accesso all’account fornendo:
Una copia del certificato di morte
Una copia della carta di identità o del passaporto della persona deceduta
Una copia del certificato di successione (Erbschein) o altra documentazione di un tribunale che dimostrino l'ereditarietà esclusiva o i nomi e gli indirizzi di tutti gli eredi e il consenso di questi ultimi ad agire per loro conto.
Una copia della carta di identità o del passaporto del richiedente o una procura firmata
Molto più semplice. Quindi, siete avvisati: badate bene a quello che lasciate sugli account Microsoft.
Apple: l’erede può accedere al miglior archivio di sempre
Apple è differente da tutte le piattaforme viste fino a ora. È in grado infatti di fornire l’accesso a tutto, a patto che si sia designato un contatto erede quando si è in vita. La designazione però è resa semplice da una funzione introdotta da qualche tempo. I requisiti sono:
Un dispositivo Apple con iOS 15.2, iPadOS 15.2 o macOS Monterey 12.1 che ha effettuato l'accesso al tuo Apple Account.
Autenticazione a due fattori attivata per il tuo Apple Account.
Almeno 13 anni. (L'età varia in base al Paese o all'area geografica)
È importante notare che l’utente designato non deve per forza avere un account Apple e in caso di richiesta gli verrà richiesto:
La chiave di accesso generata quando è stato scelto come contatto
Il certificato di morte della persona deceduta
Trovate tutto spiegato per bene nella pagina dedicata, mentre le istruzioni per richiedere invece l’account a un contatto che ci ha nominati eredi sono disponibili qui.
Paypal, se ci sono dei soldi di mezzo cambia tutto
Paypal ha una pagina molto semplice sull’argomento. Semplice perché, trattandosi di un conto che può contenere anche dei soldi, si rientra nel diritto ereditario. Scrive infatti Paypal: “Prima di poter procedere alla chiusura del conto, è necessario che l'esecutore testamentario o l'amministratore dei beni inoltri la seguente documentazione a europeanservices@paypal.com”.
La pagina dedicata è questa, mentre sul diritto ereditario arriviamo nel prossimo paragrafo.
Netflix, niente serie nell’aldilà
Il Garante inserisce anche le istruzioni per la disattivazione di un account Netflix, che penso sia stato preso come rappresentate di tutte le piattaforme di streaming che non contengono dati personali sul defunto, ma possono continuare a prelevare soldi da un metodo di pagamento. Il link della pagina del Garante della Privacy non funziona, ma io ne ho trovato un latro funzionante che metto qui.
Una cosa importantissima che fa notare sempre il Garante italiano:
“Ricordiamo che il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali non si applica alle persone decedute, ma delega ai singoli Stati la possibilità di stabilire norme specifiche in materia. Il nostro Codice della privacy prevede che i diritti dell’interessato (es: accesso, cancellazione, limitazione e opposizione al trattamento) relativi ai dati di persone decedute, possano essere esercitati da chi abbia un interesse proprio o agisca a tutela dell'interessato (su suo mandato) o per ragioni familiari meritevoli di protezione. Questo diritto non è esercitabile qualora l’interessato, quando era in vita, lo abbia espressamente vietato, con dichiarazione scritta inviata o comunicata al titolare del social.”
Cosa ne pensa il notariato?
Molto più complessa è la questione legale, il cosiddetto “diritto ereditario”. Ora, lungi da me il volermi addentrare in questo genere di analisi per le quali ci vogliono competenze che vanno ben oltre l’aver letto qualche documento sui siti ufficiali, volevo segnalarvi che c’è un bello studio del Consiglio Nazionale del Notariato, a firma di Diego Apostolo, approvato dalla commissione informatica a ottobre del 2023, che prova a fare un po’ di chiarezza sugli aspetti ereditari dei possedimenti digitali, che possono anche riguardare il denaro, anche tanto denaro (pensate soltanto alle criptovalute).
È interessante intanto l’abstract di questo studio che riporto qui interamente:
“La rivoluzione digitale ha provocato effetti significativi, anche dal punto di vista successorio, che impongono capacità di adattamento delle categorie tradizionali, e delle teorie classiche, alla luce dell’evoluzione (digitale) dello stesso concetto di “identità”, di “morte” e di “eredità”. Allo stato attuale viene riconosciuta una protezione normativa limitata, lasciando alla giurisprudenza il compito di colmare alcuni vuoti di tutela e al testatore il compito di regolamentare la vicenda successoria avente ad oggetto le “entità digitali” con gli strumenti giuridici a disposizione, per come consegnati dall’attuale ordinamento. Il presente studio, senza pretesa di esaustività, tenta di offrire alcuni spunti di riflessione per un inquadramento generale della fattispecie in esame, tanto complessa quanto suggestiva ed in costante evoluzione.”
Un primo punto importante emerge già qui, dove si dice “lasciando alla giurisprudenza il compito di colmare alcuni vuoti di tutela”. In pratica, è la giurisprudenza a decidere.
Molto interessanti sono i punti che vi elenco qui, in estrema sintesi:
“È utile distinguere tra beni digitali "off line" (file, software, documenti informatici) e beni digitali "on line" (presenti nel web tramite contratti di servizio con i provider).”
Ovvero: si tratta sempre di beni digitali, ma quelli online risentono anche dei contratti in essere con i provider, ecco perché quando abbiamo visto i singoli casi, nel paragrafo precedente, le piattaforme hanno sempre specificato di poter concedere l’accesso previa analisi della documentazione. In pratica: decidono loro.
“Account e credenziali non sono beni digitali, ma indici di una relazione contrattuale o chiavi di accesso.”
Di nuovo: gli account non sono beni digitali, ma “indici” di una relazione contrattuale.
“Le criptovalute sono considerate beni digitali mobili e possono essere oggetto di successione”
Le criptovalute invece no, in quanto “beni digitali”, sono un valore tangibile e dunque possono essere oggetto di successione, di eredità.
Infine un aspetto direi fondamentale e super importante:
“L'art. 2-terdecies del D.Lgs. 10 agosto 2018 n. 101 stabilisce che i diritti relativi ai dati personali delle persone decedute possono essere esercitati da chi ha un interesse proprio, agisce a tutela dell'interessato o per ragioni familiari meritevoli di protezione. Il testamento è lo strumento più adatto per la gestione dell'eredità digitale”.
Secondo questo studio, il testamento è lo strumento più adatto per la gestione e la disposizione di entità e sostanze, anche digitali, per il tempo successivo alla morte. Questo include sia i beni digitali on line che off line, patrimoniali, non patrimoniali o ibridi.
Lo studio afferma che in assenza di valide disposizioni testamentarie, la sorte dei beni digitali sarebbe retta dalle regole della successione legittima, il che potrebbe richiedere un'azione giudiziaria per l'accesso, il recupero, lo sfruttamento e/o la distruzione di dati personali riguardanti una persona defunta, esattamente come abbiamo visto nel paragrafo pretendete per le singole piattaforme.
Pensateci per tempo, io vi ho avvisati
Eh, già è lunedì mattina (sempre che leggiate o ascoltiate la puntata di lunedì), poi mi ci metto pure io a farvi pensare alla morte. Lo so, avete ragione, ma non è una cosa sulla quale possiamo tanto soprassedere. Più cose affidiamo alle piattaforme digitali e agli strumenti digitali, più dobbiamo preoccuparci di cosa ne sarà quando non ci saremo più. Cosa che, come detto in apertura, potrebbe capitare molto prima di quanto ci piace pensare.
Fatelo, anche subito: molte piattaforme permettono di designare un erede digitale con facilità (Apple e Google, tra quelle analizzate). Ci vuole poco tempo e potrete assicurarvi che le vostre cose rimarranno nelle mani di chi avete deciso dovrà occuparsene. E poi fate un’altra cosa, che non ho scritto prima: lasciate PIN e password scritti su un foglio ben custodito. Ma molto bene custodito, però fatelo. Anche soltanto poter accedere al telefono è una cosa importante. Ve lo dice uno che con difficoltà ha superato quel momento in cui gli squillò il telefono e sul display vide scritto “mamma”. Non era lei, ovviamente, ma avrei pagato oro perché lo fosse, per un’ultima volta, a “scocciare” con l’ennesima telefonata.
» PENSIERI FRANCHI: Cosa ci insegna la cacio e pepe
→ “Pensieri Franchi” è il mio editoriale. O meglio, i miei pensieri in libertà.
È un momento d’oro per la cacio e pepe. Io ne parlo spesso, chi mi segue lo sa, perché è un piatto che adoro. Però devo’essere un momento d’oro anche altrove, perché ultimamente, giocando a Indiana Jones e l’antico cerchio (videogioco uscito per Xbox e prossimamente anche per Playstation), pure nei meandri del Vaticano mi sono trovato per le mani la ricetta della vera cacio e pepe. È una specie di persecuzione.
I Pensieri Franchi di oggi però vi parleranno di cacio e pepe in relazione - incredibile gancio - alla tecnologia. Per esempio al primo Gameboy, proprio quello a cristalli liquidi verdini. Ebbene, c’è un sottile filo che lega le due cose, e cioè il potere che danno le limitazioni. Ovvero quando una limitazione forte ti porta a creare qualcosa di incredibile, che non sarebbe mai potuta nascere senza la limitazione stessa, che in qualche modo ti ha costretto a trovare una soluzione che poi si è dimostrata vincente.
Dovreste aver cominciato a capire dove voglio andare a parare: all’epoca del Gameboy, la tecnologia avrebbe permesso di sicuro qualcosa in più a livello di grafica, di colori e persino di luminosità. Lo dimostrava l’Atari Lynx, console a colori retroilluminata uscita nello stesso anno. Tuttavia Gunpei Yokoi, ideatore della croce direzionale e soprattutto del GameBoy, voleva una console che fosse realmente portatile e che avesse quindi una durata delle batterie sufficiente a giustificare il gioco in mobilità.
Ed ecco quindi che da una grandissima limitazione nacque una delle più importanti icone del videogioco della storia. Oggi molti di voi, pensando al videogioco, pensano proprio a quella tavoletta, a quella croce con due tasti tondi e rossi di fianco. GameBoy fu qualcosa di incredibile perché ospitò un grandissimo numero di grandi produzioni, giochi divertenti che costavano una cifra abbordabile e che quindi spopolò tra tutti i ragazzini dell’epoca.
Gameboy non è l’unico esempio di questo genere, nel mondo della tecnologia è pieno di soluzioni non ottimali o che non rappresentavano il meglio che la tecnologia esprimesse in quel momento, che però hanno spopolato surclassando l’alternativa ritenuta tecnicamente più valida, basti pensare al Betamax contro VHS, al Bluray nei confronti dell’HD-DVD e a molte altre competizioni in cui a vincere non è stato lo standard, il formato o il dispositivo più performante, ma quello che si è imposto per altre caratteristiche, vincenti su molti altri fronti.
La cacio e pepe è in fondo anche questo, un piatto estremamente semplice, nato probabilmente dalla scarsa disponibilità di altri ingredienti e che però è diventato un grande classico. Pasta, un po’ di formaggio e una grattata di pepe sono presenti in qualsiasi cucina e permettono di preparare un primo piatto gustoso e saporito, diventato addirittura gourmet nella moderna rilettura dei grandi classici della cucina romana (e sulla cui storia poi sono intervenuti a smentire persone ben più preparate di me, ma questo è un altro discorso).
Mi piace ripensare a questa storia delle limitazioni che si trasformano in virtù quando la vita mi mette davanti delle sfide. Troppo semplice sarebbe ottenere dei risultati quando i presupposti sono ideali, quando insomma la partita è semplice. Molto meglio quando il livello di sfida si alza e i presupposti cominciano a diventare tutt’altro che ideali. Quando si parte con qualche svantaggio bello importante, che ci costringe a faticare più degli altri. Lì, proprio in quel momento, quando ci sentiamo svantaggiati e quindi scoraggiati, possiamo ripensare alla cacio e pepe oppure, se non amate mangiare, a Gunpei Yokoi e al suo GameBoy e cercare di creare qualcosa che, esattamente come la cacio e pepe, verrà ricordata per essere diventata memorabile proprio perché nata da presupposti più sfortunati, più limitati.
E quindi, io non posso che lasciarvi chiudendo questi Pensieri Franchi con l’unico augurio possibile, che suona ben più incoraggiante di quello che potrebbe sembrare: buona cacio e pepe a tutti!
Franco A.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?2
Arm pronta a lanciare il proprio chip dopo l’accordo con Meta
La società britannica di progettazione di semiconduttori Arm ha annunciato l’intenzione di introdurre sul mercato il suo primo chip entro quest’anno, segnando una svolta significativa rispetto al suo tradizionale modello di business basato sulla concessione in licenza dei propri progetti a terzi. Questa decisione segue la recente acquisizione di Meta come cliente principale, posizionando Arm come un nuovo concorrente nel settore dei semiconduttori, valutato 500 miliardi di sterline. 
Il nuovo chip di Arm sarà un’unità di elaborazione centrale (CPU) destinata ai server di grandi data center e sarà prodotto da aziende manifatturiere come la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. Questa iniziativa si inserisce nel più ampio progetto del fondatore di SoftBank, Masayoshi Son, denominato “Stargate”, in collaborazione con OpenAI, che mira a investire circa 400 miliardi di sterline nella costruzione di infrastrutture per l’intelligenza artificiale, con Arm come partner tecnologico chiave. 
Dalla sua quotazione al Nasdaq nel 2023, Arm ha più che raddoppiato il suo valore, raggiungendo i 173 miliardi di dollari, grazie all’interesse degli investitori per l’IA. L’accordo con Meta rappresenta un ulteriore passo avanti per Arm nel consolidare la sua presenza nel mercato dei semiconduttori e delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale. 
Fonte: theguardian.com
Il nuovo iPhone SE 4 sarà presentato il 19 febbraio: l’annuncio di Tim Cook
Dopo settimane di indiscrezioni, Tim Cook ha confermato tramite i social che il 19 febbraio Apple presenterà un nuovo membro della sua famiglia di dispositivi. Sebbene il teaser ufficiale non dia dettagli, tutto lascia pensare che si tratti del nuovo iPhone SE 4, il modello entry-level della gamma.
Secondo le anticipazioni, il nuovo iPhone avrà un display OLED da 6,1 pollici, Face ID e il chip A18, rendendolo compatibile con Apple Intelligence. Il prezzo negli USA dovrebbe essere di 499 dollari, mentre in Europa si stima intorno ai 529-539 euro. La novità più rilevante è l’introduzione della porta USB-C, diventata obbligatoria per Apple dopo l’addio alla connessione Lightning.
L’iPhone SE 4 rappresenta un’alternativa più economica agli attuali iPhone 15, venduti nei negozi Apple a partire da 879 euro. La sua introduzione permetterà a Apple di rimanere competitiva nel segmento degli smartphone più accessibili, senza rinunciare alle tecnologie più recenti.
Fonte: DDay.it
TikTok torna sugli app store di Apple e Google negli Stati Uniti
Dopo una breve rimozione dovuta a una legge firmata dall’ex presidente Joe Biden, TikTok è nuovamente disponibile sugli app store di Apple e Google negli Stati Uniti. La legge impediva alle aziende americane di ospitare contenuti su piattaforme di proprietà cinese, a meno che queste non fossero vendute a un acquirente statunitense o a un alleato. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha assicurato a Google e Apple che non sarebbero state multate per aver ospitato l’app, consentendo così il suo ritorno sugli store. 
Il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che ritarda l’applicazione del divieto per 75 giorni, al fine di valutare la soluzione più appropriata. Questo ha permesso a TikTok di tornare disponibile, nonostante l’incertezza sul suo futuro negli Stati Uniti. 
Nonostante il ritorno, il destino di TikTok negli Stati Uniti rimane incerto, poiché le negoziazioni per la vendita delle sue operazioni statunitensi sono ancora in corso. Potenziali acquirenti includono Microsoft, Oracle e l’ex proprietario dei Los Angeles Dodgers, Frank McCourt. L’amministrazione Trump sta cercando di separare TikTok dalla proprietà cinese per affrontare le preoccupazioni sulla sicurezza nazionale. 
Fonte: nytimes.com
Elon Musk offre 97,4 miliardi di dollari per acquisire OpenAI, ma l’azienda rifiuta
Un consorzio guidato da Elon Musk ha presentato un’offerta di 97,4 miliardi di dollari per acquisire OpenAI, l’organizzazione dietro ChatGPT. Tuttavia, OpenAI ha rifiutato l’offerta, dichiarando di non essere in vendita. 
Questa proposta segue una serie di controversie tra Musk e OpenAI riguardo alla direzione dell’azienda. Nel 2024, Musk ha intentato una causa contro OpenAI, accusandola di mettere il profitto prima dell’umanità. 
OpenAI ha recentemente delineato un piano per trasformarsi in una struttura aziendale a scopo di lucro, suscitando ulteriori discussioni sulla sua missione originale e sulla trasparenza delle sue operazioni. 
Fonte: theguardian.com
La ricarica elettrica in Italia: una rete in crescita ma ancora disomogenea
Al termine del 2024, l’Italia contava oltre 60.000 colonnine di ricarica per veicoli elettrici, supportando un parco circolante di circa 272.105 auto completamente elettriche e 294.720 ibride plug-in, rappresentando l’1,4% del totale delle automobili nel Paese. Tuttavia, la distribuzione di queste infrastrutture risulta ancora disomogenea, con un evidente “electric divide” tra Nord e Sud. 
La maggior parte delle colonnine si concentra nel Nord Italia, che ospita il 58% delle infrastrutture e il 57% delle auto elettriche. Il Centro detiene il 20% delle colonnine, mentre il Sud e le Isole, pur rappresentando solo l’11% del parco elettrico, dispongono del 22% dei punti di ricarica. La Lombardia guida la classifica regionale con 11.687 punti di ricarica, quasi il doppio rispetto al Lazio, che ne conta 6.217. All’estremo opposto, la Valle d’Aosta e il Molise presentano rispettivamente 432 e 654 colonnine. 
Questa disparità evidenzia la necessità di un potenziamento infrastrutturale nelle regioni meno servite, soprattutto in vista di un aumento previsto dei veicoli elettrici. Una rete di ricarica più uniforme è essenziale non solo per i residenti, ma anche per i turisti e i viaggiatori che necessitano di punti di ricarica affidabili durante i loro spostamenti. 
L’articolo originale, completo di infografiche, è disponibile su Dmove.it
Fonte: DMove.it
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
Se hai apprezzato la newsletter Insalata Mista ti chiedo un favore: lascia un commento, una recensione, condividi la newsletter e più in generale parlane. Per me sarà la più grande ricompensa, oltre al fatto di sapere che hai gradito quello che ho scritto.
Franco Aquini
Non è formalmente la puntata numero 100 - lo è se si escludono le Insalate Light, che sono riproposizioni attualizzate di Insalate già uscite - e quella dei due anni, che è un rapido riassunto dei dati di Insalata Mista.
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Buongiorno Franco
Argomento molto interesante questo della morte, al giorno d'oggi è una cosa che rifiutiamo, ma è ben presente nelle nostra vita anche se la nascondiamo sotto il tappeto dobbiamo farci i conti.
Quando morì mio papà dodici anni fa mi preoccupai di chiuergli l'account FB perchè mi seccava vederlo come se fosse ancora vivo.
La procedura fu molto semplice, spedii il certificato di morte e dopo qualche giorno l'account sparì.
Anche mia mamma ha FB - che è il social degli anziani ormai - e farò la stessa cosa quando capiterà a lei.
per quanto riguarda me invece non mi frega niente di quello che capiterà alle mie pagine FB o Instagram anche se anni fa mi sono premunito di designare l'erede che è mia figlia.
Non mi frega niente perchè dovrà essere mia figlia a decidere se vorrà una pagina commemorativa o eliminare l'account, io sarò morto quindi estraneo all'argomento.
Non ho mai pubblicato nulla di cui di vergogno per cui può fare quello che vuole.
Mentre per lo smartphone e il laptop le cose cambiano.
Ci sono contenuti privati che devono restare tali, contenuti che se visti ci dovrei essere io per spiegarli e siccome non ci sarò quei contenuti se ne andranno con me.
Qualsiasi idea abbiano di me le persone mi sta bene, ma nessuno deve vedere i miei segreti perchè come tutti ne ho anche io.
Nessuno ha le PW di smartphone e laptop e nessuno le avrà.
Qundi nel mio testamento ci sono tante cose scritte ma non le mie PW.
Grazie come sempre Franco.
Buona giornata.
Anche articoli di pubblica utilità? Ti stai proprio espandendo ;)
Comunque molto molto interessante, ogni tanto mi viene in mente di creare una cartella dove metto tutti o miei account e disposizioni per quando non ci sarò più, ma vuoi per dimenticanza, vuoi anche per scaramanzia (non lo nego) non mi sono ancora messo in ballo.
Bravo