Mettereste la sicurezza del mondo in mano a Elon Musk?
Musk avrebbe negato l'accesso dei militari ucraini alla rete internet fornita da Starlink dopo aver saputo che sarebbe stata utilizzata per un attacco militare.
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La parola di oggi: IXP, Internet Exchange Point, la rete di nodi attraverso cui internet arriva in tutto il mondo tramite cavi terrestri.
IL MENÚ DI OGGI
Secondo un report della CNN, Musk avrebbe negato l’accesso dei militari ucraini alla rete Starlink per un attacco contro la flotta russa a largo della Crimea;
Le ragioni del diniego, secondo le dichiarazioni di Musk e di SpaceX, sarebbero legate al fatto che Starlink era stata abilitata in Ucraina, all’indomani dell’invasione, per permettere alle persone di guardare Netflix e studiare. Attività pacifiche, insomma;
A inizio 2023, tuttavia, SpaceX ha raggiunto un accordo economico col Pentagono, che pagherà per avere il controllo della rete Starlink sul territorio ucraino. Una rete nata per i consumatori, in altre parole, diventerà in parte militare.
» A VOI PIACE UN MONDO COSÍ?
Vista la dimensione dell’approfondimento, cercherò di essere piuttosto sintetico in questo mio editoriale. Quando si parla di temi importanti per il futuro dell’umanità, come l’intelligenza artificiale o la neutralità di internet, viene sempre da chiedersi come sia possibile che questi fenomeni prendano piede così diffusamente prima che i governi, gli stati, le persone, prendano coscienza del fatto e si muovano per regolamentarli.
Oggi stiamo serenamente utilizzando chat intelligenti, con le quali conversiamo amabilmente, a cui chiediamo di darci risposte, di scriverci testi, di generare immagini, mentre loro - i computer che gestiscono queste “magie” - continuano a incamerare dati da studiare, analizzare.
Dietro questi sistemi però non ci sono centri di ricerca o università a finanziamento pubblico. No, ci sono le aziende private, aziende che fanno legittimamente i propri interessi. E la vera domanda è: qual è il confine oltre il quale lo stato, il pubblico, deve mettere le mani nelle cose private?
Si è arrivati probabilmente così, senza preoccuparsi di qualcosa che ci stava succedendo sotto il naso, a far sì che più della metà dei satelliti in orbita fosse nelle mani di Elon Musk, eclettico magnate della tecnologia. Quell’omaccione un po’ pazzerello e un po’ bonaccione che però, stando ai fatti, ha impedito all’Ucraina di condurre un attacco fondamentale. Di fatto, ha influenzato l’esito di una guerra che va avanti da più di un anno mezzo.
Aveva la facoltà di farlo? Non importa, quello che importa è che l’ha fatto.
Diceva Mario Adinolfi ai microfoni de “La Zanzara”: «A voi piace un mondo così?». Parlava d’altro, ma io, personalmente, in questo caso risponderei «no».
Franco A.
» ABBIAMO MESSO LA SICUREZZA DEL MONDO NELLE MANI DI ELON MUSK
Se dovessi davvero voler dare una risposta alla domanda del titolo, cioè se metteremmo la sicurezza del mondo in mano a Elon Musk, allora l’unica possibile sarebbe «l’abbiamo già fatto». È successo così, come succedono di solito le cose davvero enormi nella storia dell’uomo. È successo poco alla volta, senza che ce ne accorgessimo, con delle piccole notizie che hanno trovato posto in piccoli trafiletti sui giornali, quando presenti, eppure i segnali di quello che stava accadendo c’erano tutti.
Ho puntato i fari su questa storia partendo da una notizia che mi ha incuriosito, ovvero quella secondo cui Musk avrebbe negato l’accesso alla rete di satelliti Starlink per permettere ai militari ucraini di condurre un attacco con i droni sottomarini ai danni di una flotta russa a largo delle coste della Crimea.
Da lì ho iniziato a farmi delle domande, che sono le stesse che si sono fatti i giornalisti che hanno scritto l’articolo. Se Elon Musk - l’ormai noto eclettico imprenditore che giorno dopo giorno ci dimostra come si possa mischiare il ruolo di CEO di aziende importanti a quello di intrattenitore/burlone che oggi fa e domani disfa - ha il potere di cambiare le sorti di una battaglia in una guerra che dura ormai da più di un anno tra due grandi paesi; se una sola persona, non un governo né tantomeno un gruppo di paesi che si uniscono in un’alleanza con delle regole comuni come la tanto vituperata NATO, ha il potere di dire «tu ora non attacchi più», siamo sicuri di vivere ancora in un mondo tanto sicuro e libero?
Starlink, la rete invisibile (ma solo di giorno)
Partiamo dall’inizio senza dare nulla per scontato: cos’è Starlink? Starlink è una rete di satelliti gestiti da SpaceX, la società capitanata da Elon Musk, che si occupa di lanciare razzi spaziali e di mettere in orbita, appunto, dei satelliti.
Questi satelliti, quelli della rete di Starlink, possono portare internet praticamente in ogni punto della terra, senza necessità di stendere fibre o cavi. Il segreto sta appunto nella fitta rete di satelliti che sono lì, proprio sopra la nostra testa.
“Internet ad alta velocità nelle regioni più rurali e isolate del mondo. Eccellente per streaming 4K, videochiamate e giochi online. 50 €/mese e 450 € per l’hardware”. Così, con 50€, puoi guardare Netflix in tutta serenità anche nella tua baita in montagna a 2.000 metri di altitudine. Non c’è albero o ostacolo che possa impedire al segnale di arrivare, come succede nel caso dei collegamenti radio terrestri (parlo degli operatori Eolo e simili).
L’antenna di Starlink punta lì, nella volta celeste, non c’è nulla che possa fermare il segnale internet e la tua partita online a Call of Duty. Ma quanti satelliti ci vogliono per fornire internet in qualunque punto della terra? Per ora ce ne sono 4.500. Avete idea di quanti possono essere? Se non ce l’avete, ci ha pensato il New York Times a darvene una rappresentazione grafica.
Cliccando su questo video, potete farvi un’idea di quanto sia fitta la maglia dei satelliti Starlink, un rete che Musk conta di espandere ancora fino allo sbalorditivo numero di 42.000, praticamente dieci volte tanto.
Se considerate che quelli di Musk rappresentano il 50% dei satelliti attivi in orbita (il cinquanta percento!), e che questi satelliti hanno già modificato l’aspetto della volta celeste a occhio nudo, potrete cominciare a farvi un’idea di quanto forse abbiamo trascurato qualcosa che stava accadendo sotto i nostri occhi senza preoccuparcene affatto. In fondo è comodo poter vedere DAZN in montagna, no?
Quando l’esercito americano comincia a tremare
Quando ho letto la notizia dell’attacco ucraino fallito per la decisione di Musk, ho subito pensato che fosse l’ennesimo scherzetto che il magnate della tecnologia - quel cinquantaduenne che tiene il mondo col fiato sospeso per l’annunciato incontro di MMA (arti marziali miste) contro l’altro padrone del mondo, Mark Zuckerberg - ogni tanto si diverte a fare.
Musk ha messo becco praticamente in ogni grande questione mondiale, dalla stessa guerra della Russia contro l’Ucraina (col suo piano di pace condensato in un Tweet) alla soluzione per la squadra di calcio intrappolata nella grotta in Tailandia nel 2019. Lui interviene sempre, dice sempre la sua, ha sempre l’idea giusta per risolvere qualsiasi problema capiti sulla faccia della terra.
Avessi qualche competenza sulla psicologia umana, mi azzarderei a dire che l’uomo Musk ha un ego di dimensioni davvero smisurate, oltre che un culto della sua personalità forse sospettabile di qualche patologia. In ogni caso, e non è un caso, è stata proprio la domanda «How am I in this war?» (che potremmo tradurre in «come sto in questa guerra?»), letteralmente pronunciata nel corso dell’intervista a Walter Isaacson per la stesura della biografia ufficiale che quest’ultimo sta realizzando proprio su Musk, a confermare queste paure.
L’uomo pensa davvero di avere un ruolo in tutto questo e in effetti ce l’ha, se da una sua decisione, forse un capriccio, è dipeso l’esito di un’operazione che magari avrebbe potuto essere di grande impatto, forse anche decisivo.
Di tutto questo ovviamente non si è accorto solo qualche quotidiano statunitense, ma se ne sono accorti soprattutto l’esercito e il governo americani che infatti, lo vedremo tra poco, stanno da tempo pagando il ricco burlone come fosse un qualsiasi fornitore dell’esercito degli Stati Uniti. Solo che, a differenza degli altri fornitori dell’esercito, questo è un po’ particolare e può permettersi il lusso di fare il buono e il cattivo tempo.
Perché, tra le altre cose, possiede e siede a capo di un social network ancora tremendamente importante e popolare, Twitter (o come dovremo abituarci a chiamarlo, X), a cui ha cambiato il nome e lo scopo a suo piacimento, proprio per dare soddisfazione all’ennesimo capriccio.
Musk, insomma, quando ha ricevuto la richiesta di abilitare questo satellite, ha operato proprio come farebbe un bambino viziat: «Possiamo usare il satellite?», «Mmm no, non mi va, mi porto via il pallone». E l’attacco non c’è stato. Fine.
Le ragioni del diniego
Dopo l’iniziale fastidio, ho provato a ragionare sul fatto, sul rifiuto di Musk nell’abilitare l’uso di internet al generale ucraino che pianificava l’attacco. A parlare di questi fatti è Gwynne Shotwell, presidente e COO di SpaceX.
Secondo quanto affermato, la decisione è stata presa perché Starlink nasce per fornire intrattenimento. Nell’intervista Shotwell dice testualmente «Siamo stati davvero lieti di poter fornire connettività all'Ucraina e aiutarli nella loro lotta per la libertà, che però non è mai stato destinato ad essere armato. Tuttavia, gli ucraini l'hanno sfruttato in modi che non erano previsti e non facevano parte di alcun accordo». Cioè che Starlink, nonostante i proclami fatti da Musk a inizio guerra, è stato fornito per permettere agli ucraini di navigare normalmente in rete, non per compiere attacchi.
Shotwell avrebbe anche aggiunto: «ci sono cose che possiamo fare per limitare la loro capacità di farlo (ndr usare Starlink a fini militari)… ci sono cose che possiamo fare e che abbiamo fatto». Musk invece, parlando a Isaacson, avrebbe pronunciato la fatidica frase:«Come sto io in questa guerra? Starlink non doveva essere coinvolto in guerre. Doveva permettere alla gente di poter guardare Netflix e rilassarsi e andare online per la scuola e fare cose buone e pacifiche, non gli attacchi dei droni».
Se vogliamo andare fino in fondo, nonostante crei un certo fastidio pensare che un bene universale come internet sia a discrezione di un (non voglio dirlo più) cinquantaduenne annoiato, la teoria ha una sua logica: internet, la mia internet, è neutrale. Mai potrà essere usata né per favorire uno schieramento, né per un altro. Ok, ci sta. Vuoi fare la Svizzera, legittimo.
Bisogna poi considerare quello che Musk ha dichiarato a sua discolpa, ovvero che secondo lui, l’attacco dell’Ucraina alla flotta russa, avrebbe causato una ritorsione ben più grave, fino alla temuta “escalation nucleare”. Ci sta anche questo, anche se lo spauracchio della ritorsione nucleare pare sempre più essere diventato un vessillo agitato quando più fa comodo, ovvero quando l’Ucraina fa una richiesta non condivisa.
Secondo un report della CNN, a un messaggio diretto di Fedorov (ufficiale del governo ucraino), Musk avrebbe risposto che era impressionato dal design dei droni sottomarini, ma che non avrebbe abilitato la copertura satellitare per la Crimea perché l'Ucraina «ora sta andando troppo oltre e invitando una sconfitta strategica».
C’è però un particolare che invalida tutta la teoria, e cioè il fatto che dopo le pressioni del governo americano, sotto lauta ricompensa, Musk ha accettato di mettere a disposizione la propria rete di satelliti. Insomma: va bene le ragioni etiche, ma tutto ha un prezzo.
Starlink non può essere utilizzato per la guerra… quantomeno non gratis
Quando Elon Musk accettò la richiesta di Fedorov di abilitare la connessione internet di Starlink in Ucraina a ridosso dell’invasione, a febbraio 2022, fece infuriare Shotwell, presidente di Starlink, per gli alti costi a cui la società sarebbe andata incontro.
L’uomo, in altre parole, non resistette all’ennesima occasione di compiere un’azione di grande impatto mediatico (i fatti dimostrano che ha un vero debole per queste occasioni, come racconta questo articolo sul già citato episodio della squadra tailandese intrappolata nella grotta), ma poi iniziò una grande disputa col Pentagono per avere copertura economica su questa mossa.
Musk ebbe a dire:«Diavolo... anche se Starlink sta ancora perdendo soldi e altre aziende stanno ricevendo miliardi di dollari dei contribuenti, continueremo a finanziare il governo ucraino gratuitamente». Alla fine però, a quanto pare, SpaceX ha raggiunto un accordo economico sia col governo statunitense sia con l’Unione Europea. Insomma i soldi, alla fine, sono arrivati.
A cosa servono questi soldi?
L’accordo stretto tra il Pentagono e SpaceX mette chiaramente più potere sulla rete di satelliti Starlink in mano all’esercito americano. Secondo il New York Times, infatti:
L'accordo dà al Pentagono il controllo sulle zone dove abilitare il segnale Internet di Starlink all'interno dell’Ucraina e per dotare i nuovi dispositivi di “capacità chiave” per portare a termine “determinate missioni”. Questo hanno detto due persone che conoscono l'accordo. Qualcosa che va letto proprio alla luce dell’attacco fallito per la decisione di Musk. Il Pentagono, in altre parole, ha preteso di poter prendere il controllo della rete Starlink sul territorio dell’Ucraina.
Gregory C. Allen, ex funzionario del Dipartimento della Difesa che ha lavorato alla Blue Origin1, ha così commentato:«A differenza dei tradizionali appaltatori della difesa, le cui vendite di armi all'estero sono in genere effettuate attraverso il governo federale, Starlink è un prodotto commerciale. Ciò consente al signor Musk di agire in modi che a volte non si allineano con gli interessi degli Stati Uniti, come quando SpaceX ha detto che non poteva continuare a finanziare Starlink in Ucraina».
La rete di satelliti di Elon Musk, oltre ad avere un impatto consistente nella guerra tra Russia e Ucraina, ha avuto un ruolo significativo anche per gli attivisti di Iran e Turchia, nel permettere loro di operare sfuggendo ai controlli governativi.
È in pratica una rete equiparabile a quella cablata, ma ancora più strategica per la libertà dei paesi e dei popoli, perché non è fisicamente sulla terra. A differenza della rete cablata, infatti, non è possibile che un governo piazzi degli strumenti in un nodo2 allo scopo di “sniffare” (intercettare) le comunicazioni. Il segnale internet arriva direttamente dal cielo, tramite satelliti su cui una sola società può mettere le mani.
È evidente quindi quanto questo potere sia spropositato e quanto questa rete di satelliti dovrebbe invece essere neutrale, in mano non alle decisioni di una sola persona (peraltro dal temperamento discutibile e dalle decisioni “ballerine”), ma piuttosto in mano ai governi di diversi paesi.
Starlink è oggi, di fatto, una rete militare. Lo fu anche internet all’alba dei tempi, poi divenne di uso comune. Oggi si rischia il contrario: una rete nata per l’uso civile fa gola ai militari, che ci hanno già messo le mani sopra.
Detto questo, però, la domanda rimane una: siamo sicuri di voler mettere la sicurezza mondiale nelle mani di Elon Musk?
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?3
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Se state leggendo questa #InsalataMista il giorno dell’uscita, lunedì 11, dovrete aspettarvi che da mercoledì i titoli dei giornali saranno pieni di riferimenti all’annuale evento tenuto da Apple per la presentazione dei nuovi iPhone. Cosa aspettarsi? Sicuramente un iPhone 15 con il nuovo connettore USB Type-C, che lo trasforma in uno smartphone finalmente caricabile con qualsiasi alimentatore disponibile. Poi una gamma di Apple Watch rinnovata e… chissà che non ci sia una “One More Thing”. Una cosa però è certa: iPhone Pro Max salirà ancora di listino. Scommettiamo?
Questa settimana è uscito Starfield, l’atteso nuovo titolo di Bethesda, videogioco importante perché inaugura una nuova serie e un nuovo universo all’interno del quale verranno ambientati (presumibilmente) nuovi futuri titoli e avventure. È un titolo molto importante anche perché esclusiva PC e Xbox, ed è il primo frutto importante di quella mossa di Microsoft nell’acquisire Zenimax Media (a sua volta proprietaria di Bethesda) che ora le permette di avere una vera “killer application” nel catalogo di GamePass, fondamentale per vendere la propria console. È un buon titolo? Stando alle recensioni si, ma presto sarò in grado di dirvelo direttamente. E comunque ve lo anticipo: si, sembra proprio un gran titolo.
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Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
Blue Origin è il corrispettivo di SpaceX “made in Amazon”. È infatti un’azienda fondata da Jeff Bezos che si occupa anch’essa di spazio.
Gli Internet Exchange Point (IEP), anche detti NAP, sono degli snodi mondiali dove si incrociano le connessioni provenienti da tutto il mondo. Sono praticamente delle grandi centrali di cavi, che permettono a internet di arrivare ovunque. Una mappa degli IEP di tutto il mondo è consultabile qui.
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.