Berlino, i trasporti meravigliosi e i ciclisti incazzosi
Un'insalata fatta solo di pensieri franchi, in cui vi parlo del mio viaggio a Berlino e del perché dovrebbe essere un modello per tutte le città europee.
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Una premessa importante: questa newsletter settimanale nasce, cresce e si concretizza nel giro di qualche ora, rubata al mio tempo libero e alla mia famiglia. A volte capita che abbia il tempo di rileggere tutto a distanza di giorni, altre volte non ho nemmeno il tempo di riguardarla. Se trovi degli errori, piccoli o grandi che siano, porta pazienza. Magari segnalameli, te ne sarò grato.
» PENSIERI FRANCHI
→ “Pensieri Franchi” è il mio editoriale, i miei pensieri in libertà. Se stai cercando l’approfondimento che dà il titolo a questa Insalata, prosegui un po’ più in giù.
Sono tornato stanotte da un viaggio di 4 giorni a Berlino. Non sono andato per vacanza ma per lavoro, in un tour de force che ha lasciato poco spazio al riposo e mi ha riempito giornate da 16/18 ore con lunghe camminate e rincorse su metro e autobus.
Questa è la terza o forse la quarta volta che vado e quando torno ripenso per giorni a Berlino, perché è una di quelle città che ti lascia una bella sensazione addosso e quindi ti viene naturale confrontarla con la tua città d’origine, nel mio caso quella in cui sono nato e cresciuto, cioè Roma.
Berlino però è l’antitesi di Roma, non per la celebre precisione tedesca - che ormai, ve lo dico, è un bel ricordo, sempre che sia mai esistita - ma perché è l’esempio perfetto di come dovrebbe essere una capitale europea: bella, pulita, piena di storia, un miscuglio di etnie, di lingue, di persone di tutti i paesi del mondo.
Una città libera, in cui ti capita di stare in metro seduto di fianco a un clochard, a un uomo vestito da donna o una donna vestita da uomo, più in là un gruppo di ragazze più svestite che vestite e nessuno, dico nessuno, si azzarda a fissare nessun altro. Nessun commento, nessuno sguardo malizioso, nessun fischio (quello che oggi chiamiamo cat calling). Che poi dovrebbe essere la normalità e invece l’anormalità qui è che io l’abbia notato.
La gente a Berlino vive come si dovrebbe vivere, come se tutto questo fosse quello che in fondo è: persone che vivono la loro vita in una comunità larga, moderna, eterogenea e soprattutto tanto, tanto libera.
Quando vedi queste cosa - in una città che comunque ha un sacco di problemi, sarebbe stupido negarli - ti chiedi perché dovrebbe essere così complicato esportare questo modello altrove. Integrare altre culture, rispettare gli altri, far evolvere la nostra morale per uscire fuori dal medioevo delle nostre convenzioni sociali, in fondo non costa nulla. Non richiede investimenti miliardari o l’allargamento di quella voragine che chiamiamo debito pubblico (che comunque si allarga, pur senza fare nulla di realmente utile).
Per me la rappresentazione plastica di Berlino (ma forse lo è dell’intera Germania… anzi, mi spingo oltre, di come dovrebbe essere l’Europa intera) è il suo sistema di trasporti. La metro di Berlino costa molto, 3,5€ il biglietto per la singola corsa, più della nostra città più cara, che se non sbaglio è Milano con i suoi 2,20 €, ma è esattamente come ti immagini la metro quando leggi un libro di fantascienza sul futuro dell’umanità. È pulita, molto pulita. È moderna, i treni più vecchi sono come i nostri più nuovi. E poi è razionale e qui sì, si vede l’anima tedesca.
La rete delle metro di Berlino è un reticolo fittissimo, di linee ce n’è un quantitativo assurdo, 25 tra linea urbana (U-Bahn) e suburbana (S-Bahn). Alcune vanno da un punto A a un punto B, altre sono ad anello. Ci sono quelle interrate, quelle sopraelevate, quelle che passano in superficie e poi ci sono gli autobus. Potete immaginare cosa può significare muoversi con 25 linee di metro?
Noi che nella nostra città più evoluta (sempre Milano) ne contiamo appena 5, se dovessimo occuparcene creeremmo qualcosa che farebbe invidia a un’opera di Escher. Invece a Berlino è tutto di una semplicità disarmante. Tanto che pure tu, che arrivi lì per la prima volta, dopo mezz’ora sei in grado di muoverti per la città come se l’avessi sempre fatto. Se devi passare da una linea all’altra, quando scendi quasi sicuramente troverai la corrispondente al binario di fronte, oppure a quello del piano sotto, a cui accedi scendendo una scala che è lì a due passi e comunque è sempre tutto correttamente indicato. Impossibile perdersi.
Costa tanto, è vero, e mi è venuto da chiedermi quanti sarebbe disposti ad accettare un incremento del costo dei trasporti per avere un servizio di questo livello. Poi mi sono risposto che non servirebbe alzare il prezzo (se mettiamo in relazione il costo con il reddito medio dei tedeschi, probabilmente scopriremmo che i 3,50€ equivalgono ai nostri 2,20€, fatte le debite proporzioni).
Ma la realtà dei fatti è che non è una questione di costi, non servirebbe a nulla costruire infrastrutture nuove. Vi spiego perché con un aneddoto. Eravamo io e un collega dell’est Europa conosciuto proprio in quell’occasione. Camminavamo per raggiungere la fermata di un autobus, per raggiungere un evento a cui dovevamo partecipare entrambi. Ogni strada di Berlino ha una corsia preferenziale per le biciclette in cui i ciclisti sfrecciano a velocità davvero folli.
A un certo punto dovevamo attraversare e non vedendo altri posti, abbiamo aspettato che il semaforo diventasse verde anche per noi sulla pista ciclabile, l’unico posto libero. È arrivato un ciclista, poi un secondo e un terzo, finché uno di loro ci ha detto “non dovete stare qui, per i pedoni c’è il sottopasso, questa è la pista per le biciclette, ve lo dico per la vostra sicurezza”.
Poi è capitato ancora, perché la pista ciclabile sui marciapiedi non è delimitata, ma è solo di un diverso colore. Così, camminando mentre parli sovrappensiero con i tuoi amici, ti può capitare di “invadere” quella corsia e se lo fai, non passerà molto prima che ti suonino con energia e ti sfreccino a due millimetri con le loro velocissime biciclette o monopattini.
Alla fine è capitato ancora una seconda volta o una terza che dei ciclisti ci spiegassero che lì non ci potevamo stare. Mai con maleducazione, sempre con gentilezza, forse un po’ piccata, ma con lo scopo di farci capire come si camminava in città. Come ci si comportava.
Questo è il punto, quei cittadini hanno talmente interiorizzato il fatto che bisogna comportarsi in un certo modo che sono essi stessi promotori del rispetto delle regole, perché non concepiscono un altro modo di fare. Non serve il vigile che vigili, non serve la multa che multi i comportamenti scorretti. È il sistema che vigila sé stesso e che fa in modo che tutto continui a funzionare così.
Questo forse ci manca, quell’educazione civica che ti viene fatta dal contesto stesso in cui vivi, dall’esempio che la comunità ti fornisce a corredo del tuo patrimonio genetico e che poi tu, a tua volta, trasferisci al prossimo, non importa se il prossimo fa parte della tua comunità o meno, se è un cittadino della tua stessa città o un turista che sta lì per qualche giorno.
Ecco, forse questo serve: non gli investimenti, ma invertire la direzione del modo in cui intendiamo la cosa pubblica, il nostro rapporto con la città, con gli altri, col mondo che ci circonda.
“Hai detto poco!”. Si, lo so, sto facendo il gioco di grazie, graziella e grazie al… (continuate voi). Ma amici miei, non c’è soluzione ai nostri problemi se non quella di uscire da questo individualismo egocentrico e presuntuoso di cui siamo pervasi. Usciamo e facciamo di questo paese un paese migliore, già domani.
Franco A.
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Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Buongiorno Franco.
Sono stato a Berlino anni fa, molte volte in Germania in città diverse e l'organizzazione dei trasporti è sempre (più o meno) la medesima. Ricordo la metro a Monaco, senza tornelli, volendo fare all'italiana bastava salire senza prendere il biglietto e nessuno ti avrebbe fermato! Da noi sarebbe inconcepibile. Come da noi è inconcepibile non camminare sulle piste ciclabili, anche se adesso che cominciano ad essercene parecchie, i ciclisti tendono a fare come in Germania (ma anche in Olanda e Svizzera) e ti mandano a quel paese. Qualche settimana fa ero a Londra a trovare mia figlia, ci vado 4-5 volte all'anno da una decina di anni, il trasporto urbano è incredibilmente sviluppato e una cosa che trovo molto efficace è il servizio di bicilette - sempre dell'azienda di trasporti di Londra - che con 3£ x 24 ore ti permette di raggiungere tutti i punti strategici della città con gli stalli sempre vicini alle fermate della Tube. Se non ci sono piste ciclabili, si possono usare le corsie dei Bus/taxi che ti stanno dietro, non suonano e non sorpassano. Nei semafori, lo spazio di fronte la linea d'arresto è per le bici e c'è un semaforo supplementare solo per le bici in cui il verde scatta prima di quello per le auto e permette di sgomberare lo spazio di fronte la linea d'arresto. Se avessimo un Ministro dei Trasporti che invece di girare per le sagre a mangiare salamella facesse copia/incolla da qualche città estera magari la situazione nelle nostre città sarebbe migliore.
Grazie delle tue newsletter e buona continuazione di giornata.
Bellissimo articolo. Unico appunto, non é giustissimo confrontare le 25 linee berlinesi considerando sia S che U bahn con quelle milanesi considerandone solo 5. Aggiungendo al calcolo la ferrovia suburbana milanese (la S bahn di Berlino) ci sarebbero 5 linee di metro + 12 linee “S” arrivando a 17 linee totali. Un confronto sempre a favore di Berlino ma più equo. Buon lavoro