Si può studiare con ChatGPT?
Usare ChatGPT per studiare è visto un po’ come copiare o barare. Invece è completamente un'altra cosa e può essere addirittura uno strumento fondamentale per migliorare l’apprendimento. Vediamo come
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Ve la immaginate la reazione di un adulto - figuratevi se quell’adulto è anche un professore - di fronte a uno studente che dichiara di studiare con ChatGPT? Lo percepite lo sdegno anche se si tratta soltanto di un’ipotesi opera della fantasia?
Confesso di aver avuto anche io delle ritrosie quando ho scoperto che i miei figli utilizzavano il chatbot di OpenAI, ma poi ci ho riflettuto un po’, ho indagato sul loro modo di utilizzarla e infine ho cercato di dargli dei suggerimenti, perché in fondo io stesso uso ChatGPT per documentarmi e per imparare e dunque mi sono chiesto: “Siamo così certi che sia sbagliato utilizzarla anche a fini scolastici?”.
Come tutte le novità, soprattutto quelle che non capiamo, siamo naturalmente predisposti a pensare che non sarà mai un metodo valido tanto quanto quelli che abbiamo utilizzato “ai nostri tempi”. Questo è proprio un bias generale dell’essere umano su cui non possiamo farci niente. Se abbiamo utilizzato un metodo di studio o di lavoro, quello per noi è e sarà sempre sempre il migliore, l’unico e il più efficace esistente.
Figuriamoci poi se il nuovo metodo è quello più recente, tecnologico, difficile da comprendere e distante dal nostro mondo. ChatGPT è visto un po’ come una semplificazione, come se fosse il compito già fatto e quindi come una scorciatoia per studiare meno. Diciamocelo: l’uso di ChatGPT in ambito scolastico viene percepito dal mondo degli adulti come fregare o barare.
Ma siamo sicuri che sia così e che non rappresenti invece un’ottima opportunità di crescita? Siamo certi che con i metodi giusti, con le dovute accortezze, questo strumento non permetta di recuperare tempo dai compiti inutili e ripetitivi dai quali non si apprende niente, e riversalo in attività realmente istruttive ed educative?
Ho provato a ragionarci e a formulare delle ipotesi. “Un metodo”, lo chiamerebbero i fuffaguru, e ve ne parlo oggi qui su Insalata Mista (però gratis).
Sia che siate adulti, sia che siate studenti, la regola fondamentale è controllare
La questione è tanto popolare da diventare anche una puntata del podcast di Luca Bizzarri, “Non hanno un amico”. Parlo del fatto che ChatGPT, così come tutti i grandi modelli di linguaggio naturale, mente. Mente spudoratamente e non si fa problemi ad ammetterlo, una volta scoperta. Però devi scoprirla.
Perché questi sistemi mentono? La prima volta che me ne accorsi, ormai due anni fa, rimasi sbalordito, perché ai miei occhi significava essere entrati in quel mondo in cui le macchine ragionano. Peggio: mentono pur di non ammettere di non sapere, e inventano!
“Ci siamo”, mi sono detto, “Skynet è qui e moriremo tutti uccisi dai T1000 a forma di Arnold Schwarzenegger”. Come sempre, si fa in fretta a lasciarsi spaventare dalle cose che non si capisce e infatti, una volta capito il meccanismo che c’è dietro questi modelli di linguaggio, appare anche straordinariamente naturale il loro mentire.
Infatti, ora che ho messo un po’ le mani in pasta, ho capito un concetto fondamentale di questi sistemi, che è la tokenizzazione. Quando si danno in pasto dei dati a un’intelligenza artificiale, questa spacchetta le informazioni in informazioni più piccole, i token, appunto. A quel punto, assegna un numero a questi frammenti e comincia a studiare la loro ripetizione in una frase e la probabilità che a un numero ne segua un altro.
In pratica, anche se questi linguaggi parlano meglio di un essere umano e capiscono perfettamente quello che gli diciamo, in realtà stanno semplicemente facendo un enorme numero di scommesse su quale parola succederà a un’altra. Un calcolo delle probabilità estremamente sofisticato, che porta questi sistemi a mettere una dopo l’altra la parola più adatta, fino a formulare delle frasi di senso perfettamente compiuto.
Così, quando chiedete qualcosa a ChatGPT, lei risponderà con la risposta più probabile e non per forza con quella vera. Se il risultato sarà giusto o meno, dipenderà dalla quantità di dati che avrà analizzato e dalle probabilità che avrà assegnato alle singole risposte.
Se le chiedessi ad esempio chi è il presidente della Repubblica, ti potrebbe rispondere - faccio giusto un esempio - Giorgio Napolitano, ma se le facessi notare che non può essere e che ti sembra sbagliato, allora con tutta probabilità ti risponderebbe che hai ragione, e che è invece Sergio Mattarella. Il perché ha risposto in maniera errata la prima volta sarebbe da attribuire alla probabilità che aveva assegnato a una risposta piuttosto che a un’altra. Capite ora perché i modelli di linguaggio mentono?
Questo è uno dei problemi più grandi che bisogna affrontare quando ci si approccia alle chat basate su intelligenza artificiale. Anche perché, nel mentire, sono estremamente credibili. Quindi torno all’inizio di questo paragrafo: fondamentale è controllare tutto quello che afferma. Controllare tutto, qualsiasi affermazione, altrimenti il disastro è dietro l’angolo.
Come controllare? In fondo è semplice: le si possono chiedere le fonti (ora c’è anche la ricerca sul web per gli account a pagamento) e si può andare poi a controllarle. Solo così si può essere certi di non prendere una cantonata. E qualcuno l’ha imparato amaramente a spese proprie.
Se devo controllare ogni cosa, non mi conviene fare alla vecchia maniera?
Ecco una delle domande più frequenti e anche più logiche: se devo controllare ogni affermazione che fa ChatGPT, non mi conviene fare alla vecchia maniera? Non si perde più tempo così? Beh no, anche perché non bisogna pensare a ChatGPT (o analoghi, ce ne sono un sacco ormai, tra cui Gemini di Google) come a un sostituto del libro, bensì come a un maestro che sa tutto e che ti sta accanto ventiquattro ore su ventiquattro e a cui, di conseguenza, puoi chiedere tutto, ma proprio tutto.
Puoi chiedere di spiegarti e rispiegarti un concetto che non ti è semplice capire, le puoi chiedere di usare altre parole, di spiegarlo con un esempio, di trovare delle fonti e persino di spiegarti la risoluzione di un esercizio. Ancora di più, possiamo addestrarla noi stessi, facendole leggere una o più pagine di libro.
A questo punto dovreste aver già intuito il potenziale di questo strumento per lo studio: non deve essere usato come scorciatoia, piuttosto come il sostituto di un buon tutor. Deve offrire l’opportunità di approfondimento, di verifica, di semplificazione (soprattutto per chi ha più difficoltà a seguire in classe e viene lasciato indietro da una scuola che corre per inseguire programmi a volte inutili) e anche di controllo di quello che si è imparato (ci arriviamo tra poco).
Se ChatGPT fa i compiti per te, non imparerai niente
Certo, se ci si limitasse a dire a ChatGPT “mi scrivi una relazione sull’argomento X di biologia?” Allora certo che non impareremmo niente e l’avremmo quindi utilizzata al puro scopo di svolgere in fretta il compito. Questo non è usare ChatGPT per studiare però, questo significa copiare e ahimè, miei cari genitori e professori che uscite ora dall’ibernazione, dovete sapere che si può fare già da tempo con Google o con Wikipedia.
Se però fate uno sforzino in più, capirete che con ChatGPT non solo si può imparare di più e meglio, ma anche in maniera più semplice. Vi faccio un esempio pratico: il professore mi assegna 20 pagine di storia da studiare sul tema “rivoluzione francese”. Col metodo classico mi sarei messo lì a sottolineare, poi magari a farne un riassunto o degli schemi (o mappe, come le chiamano oggi) e poi infine a ripetere sulla base delle mappe stesse.
Su ChatGPT potrei invece caricare le foto delle pagine del libro e chiederle di ampliare il discorso trovandomi altre fonti, facendo collegamenti con altre discipline e infine mettendo i fatti in successione cronologica. Con queste informazioni, potrei poi farmi fare un riassunto o persino uno schema che però poi - attenzione a questo - dovrei trascrivere su carta.
Perché trascrivere? Perché sappiamo quando l’atto di scrivere (o trascrivere, non fa differenza) fissa i concetti in maniera migliore nella memoria rispetto alla semplice lettura. E dopo aver trascritto potrei leggere e ripetere sulla base del riassunto/schema scritto sul quaderno, chiedendo magari a ChatGPT di farmi delle domande per verificare se ho capito bene l’argomento.
Si, potrei persino chiederle di interrogarmi. Potrei, in altre parole, usare la voce per ripetere quello che ho studiato, chiedendole alla fine di dirmi se quello che ho detto risultava corretto, se ci sono stati degli errori e persino se l’esposizione risultava chiara e scorrevole.
Conoscete un altro sistema che permetta un tal livello di controllo e approfondimento, disponibile ventiquattro ore su ventiquattro? Io no. Fondamentale però è avere un ruolo attivo e non passivo, altrimenti ricadiamo nel copia-incolla, come detto prima. Verifica dei concetti e delle fonti, trascrivere o riassumere a mano quello che ci viene detto e infine verificare quello che si è imparato è il modo migliore per sfruttare ChatGPT per l’apprendimento e ottenere il massimo da questa tecnologia fantastica.
Esercizi e verifiche fino allo sfinimento
ChatGPT può essere utilizzato anche per controllare quello che si è studiato ed esercitarsi in vista di una verifica o di un compito. Come? Le si possono dare in pasto gli esercizi assegnati dal professore, anche semplicemente fotografandoli con lo smartphone e caricandoli nella chat. Dopodiché, le si può chiedere:”puoi crearmi altri esercizi sullo stile di questi che ti ho caricato?”. Non c’è limite al numero di esercizi che ChatGPT può creare, come se avessimo chiamato il professore e glieli avessimo chiesti direttamente.
Come accennavo nel paragrafo precedente, ChatGPT oggi permette di interagire anche con la voce, parlando con il bot come se si stesse parlando con una persona in carne e ossa. Anche se ci si deve banalmente preparare un discorso per fare una presentazione - parlo di noi adulti alle prese con una presentazione sul lavoro - si può sfruttare in maniera proficua la chat vocale. Per esempio esponendo i concetti e chiedendole un parere sulla chiarezza della nostra esposizione e su quanto il nostro discorso risulta interessante, avvincente e non lento, tedioso e vago.
Da due anni a questa parte, cioè da quanto ChatGPT è arrivato nel nostro mondo, si è evoluta in modo sempre più incredibile: prima ha permesso il caricamento di immagini e file, poi ha introdotto la possibilità di interazione con la voce e oggi le ricerche sul web. Non possiamo nemmeno immaginare in quanti modi potrà evolversi nel futuro più immediato (per quello a medio/lungo termine invece sì, un’idea possiamo farcela e ne abbiamo parlato su questa Insalata Mista). Pensare che questo sistema non verrà integrato presto nello studio è pura follia.
Le novità ci spaventano, è normale, ma bisogna conoscerle prima di bocciarle
Sappiamo quanto già oggi questi sistemi, non le chat ma più in generale le reti neurali, stiano completamente cambiando la ricerca scientifica, portandoci a scoperte prima inimmaginabili. Le macchine, la tecnologia, ha di base il solo scopo di aiutare l’uomo a fare di più e meglio o addirittura di fare quello che l’uomo proprio non potrebbe fare, come lavorare h24 sette giorni su sette.
Opporsi all’uso di questi strumenti in ambito scolastico è una posizione anacronistica che abbiamo già visto nel corso degli anni. La calcolatrice, i computer, sono stati strumenti sempre osteggiati perché ritenuti delle scorciatoie. Mi chiedo se non sia allora la stessa cosa prendere ripetizioni di una determinata materia. Secondo il mio punto di vista no, perché rappresenta un aiuto allo studio, non una sostituzione.
Allo stesso modo può essere utilizzata ChatGPT: un modo per approfondire, semplificare, studiare meglio e infine verificare che non ha pari, anche perché non è solo disponibile sempre, ma è dotata anche di una pazienza infinita, dote che spesso è sconosciuta all’uomo.
» PENSIERI FRANCHI: Siamo tutti un po’ Trenitalia
→ “Pensieri Franchi” è il mio editoriale, i miei pensieri in libertà. Se stai cercando l’approfondimento che dà il titolo a questa Insalata, prosegui un po’ più in giù.
Sulla notizia del treno che parte in anticipo per arrivare in orario sono stati in tanti a fare dell’ironia. Ironia facile, è vero, ma come fai a non farla su un fatto così? Te la servono un po’ su un piatto d’argento.
Eppure non è un fatto isolato, non stupisce appunto perché non è il solo, ma è piuttosto soltanto l’ultimo episodio di una lunga sequenza che sembra costruita ad arte per dare da lavorare a comici e satirici. Prima c’è stato l’episodio del Ministro dell’Agricoltura che ha fatto fermare un treno dove serviva a lui e poi il celebre episodio “del chiodo”. In ultimo c’è stato questo episodio della partenza anticipata.
Ora, se ci pensate bene, non c’è nulla di male a rivedere l’orario di partenza di un treno, se ben comunicato. E da quello che sembra Trenitalia aveva effettivamente comunicato la variazione della partenza. C’è chi riporta che l’abbia fatto tramite email, chi tramite SMS, ma non è difficile pensare che l’abbia fatto con metodi diversi a seconda del mezzo di comunicazione indicato nell’anagrafica di chi aveva acquistato il biglietto.
Quello che invece mi stupisce è il ragionamento che devono aver fatto ai piani alti. Quelli insomma che decidono certe cose, non certo i piani altissimi ma mi aspetto almeno una figura dirigenziale, insomma.
Dicevo, immagino questo dirigente a cui dicono: «Dott. Bassoni (nome chiaramente di fantasia, mi piace immaginare una persona così con questo nome) c’è un problema sulla tratta Roma-Firenze. Ci sono i lavori, dobbiamo dirottare il treno sulla linea più lenta e quindi il treno arriverà di sicuro in ritardo». Lui ci pensa un attimo, poi risponde:«E quanto ritarderebbe?» e l’altro gli risponde «Beh, circa 50 minuti». Bassoni ci pensa un po’, poi l’illuminazione «allora spostiamo il treno a 50 minuti prima, così arriva in orario!». «Che genio il mio capo», avrà pensato l’altro.
Poi però, tornando al suo posto per fare la variazione, pensa “e tutti quelli che si recheranno in stazione all’ora prestabilita?”. E allora torna dal suo capo, Bassoni, ricordandogli che così avrebbero lasciato a terra un sacco di viaggiatori, e Bassoni allora gli risponde «Beh possiamo avvisarli del cambio d’orario, no?». «Eh si ma non tutti hanno fornito dei recapiti, soprattutto quelli che non hanno comprato il biglietto online», gli deve aver ricordato allora l’impiegato.
Bassoni, a quel punto, lisciandosi i baffi (nella mia testa il Dott. Bassoni ha i baffi, che ci volete fare?), ci pensa un po’ e risponde «vabbè oh, se non lasci i recapiti io come faccio ad avvisarti? Pazienza» e con una scrollata di spalle risolve il problema. Soprattutto quello dell’ennesimo ritardo di un treno che, di questi tempi, è meglio evitare. Visto mai che poi ti arriva una chiamata per interposta persona direttamente dal Ministro dei trasporti?
Mi sono immaginato tutta questa conversazione perché proprio non riesce a entrarmi in testa come possa un dirigente ritenere valida una soluzione in cui si evita il ritardo di un treno, lasciando però gran parte dell’utenza a piedi. Sarebbe come dire che a un certo punto, quando un autobus è in ritardo sulla tabella di marcia, non si ferma più alle fermate e lascia la gente a terra.
Qual è lo scopo primario del treno, portare la gente a destinazione o arrivare in orario a tutti i costi? Scopo legittimo, per carità, ma lo scopo primario è l’altro, quello di trasportare la gente. Che poi, a vederla tutta, bisognerebbe ragionare sui tempi di percorrenza e non solo sul ritardo, perché se ci metti quasi 6 ore a fare Roma-Genova, nel 2024, io penso comunque che ci sia un problema. Solo che sul ritardo Trenitalia paga una penale, sui tempi di percorrenza no.
E in ultimo rimango basito anche per le tante giustificazioni sull’accaduto che ho letto su fonti più o meno ufficiali. Diversi siti infatti sostengono che non si tratti di un anticipo, anzi di una partenza in orario di un treno a cui è stato correttamente variato l’orario di partenza. Va bene, formalmente ci può pure stare (forse, in realtà trovo una sola comunicazione ufficiale sul sito Trenitalia in merito alla Frecciargento 8556 e riguarda la variazione delle fermate intermedie, non della partenza), ma che razza di soluzione può essere quella di risolvere un ritardo spostando indietro la partenza? Sarebbe come dire a un ragazzo che non studia: “visto che prevedo che ti bocceranno in terza superiore, ti faccio iniziare la scuola un anno prima”.
A preoccuparmi non è tanto il fatto in sé - come anche l’annoso problema che in Italia la tutela del consumatore è una partita persa in partenza (perché se non sei sicuro di poter avvisare tutti, allora semplicemente non sposti la partenza) - quanto il ragionamento e la soluzione trovata da chi decide su queste cose, che non può essere l’ultimo impiegato dell’”ufficio programmazione partenze”, ma deve essere qualcuno con capacità direttive. Un dirigente, insomma.
Ecco, se questa è la capacità media di trovare soluzioni ai problemi di un medio dirigente italiano, forse davvero penso che questo paese non abbia più speranza. E dato che poi questa stessa attitudine mi sembra di trovarla anche salendo di grado, andando sempre più su, via via fino al Ministro dei Trasporti che “chiede spiegazioni” quando, in quanto Ministro, dovrebbe darle lui a noi le spiegazioni, penso che Trenitalia sia in fondo il vero specchio del paese. Uno specchio tutto rotto, penzolante, che si regge per miracolo e che però, nella sua inadeguatezza, continua a essere, per qualche motivo inspiegabile, inspiegabilmente bello.
Franco A.
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[Fonte: Dmove.it]
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Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Non ho ancora esperienza su ChatGPT e scuola (i miei figli vanno all'asilo), ma tutto quello che hai scritto in questa Insalata è ampiamente condivisibile. D'altra parte le stesse riflessioni sul suo utilizzo possono essere applicate anche ad altri ambiti (lavoro o creatività, per dirne due). Io di recente lo sto utilizzando per fare brainstorming sul romanzo che ho in stesura: gli propongo delle mie idee sulla trama e gli chiedo di controbattere in maniera critica, provando a smontarle. Magari qualcuno griderà allo scandalo, ma io trovo che mi aiuti a migliorare.