Prima hanno parlato, poi pensato, oggi le macchine agiscono con l'Agent AI
ChatGPT ha rilasciato una nuova funzione che introduce all'intelligenza artificiale agente, cioè quella che fa cose. Come sempre, prima di allarmarci, capiamo di cosa si sta parlando.
Sam Altman, CEO di OpenAI, l’azienda che ha creato ChatGPT, l’aveva promesso e così è stato: «il 2025 sarà l’anno dell’agent AI», cioè dell’IA che fa qualcosa. E infatti, gli utenti dei piani a pagamento di ChatGPT possono già oggi sperimentare una funzionalità, ancora in versione beta, che permette di creare dei task, cioè delle attività.
Le attività permettono di chiedere a GPT di fare qualcosa in un certo momento e di farlo in un modo specifico. Per esempio le si può chiedere di ricordarci qualcosa a un determinato orario, facendolo però in modo “elaborato”. L’esempio che fa OpenAI stessa è “ricordami di andare a fare sport motivandomi” e a quell’ora ChatGPT invia una notifica sullo smartphone con una frase motivante per spronare l’utente a uscire e fare sport, appunto, ma si può fare molto di più, basta usare un minimo di fantasia.
Fate questo esercizio per cinque minuti, provate a fermarvi e a pensare quante cose potrebbe fare al posto vostro. Mandare una mail tutti i lunedì mattina ai vostri collaboratori ricordandogli di aggiornarvi sui progetti in corso, per esempio. Oppure mandare dei solleciti a tutti i clienti che hanno una fattura scaduta non ancora saldata. Magari cambiando il tono di voce a seconda di quanto tempo è passato dalla data di scadenza della fattura.
Quella annunciata da OpenAI ha un nome specifico, si chiama Agent AI, che è traducibile in “Intelligenza Artificiale agente”, cioè che agisce. E quindi, senza voler disegnare scenari futuri funesti, possiamo dire di esser passati da modelli che capiscono il contesto e creano, a modelli che parlano, pensano, per poi arrivare a modelli che agiscono.
Cos’è un Agente AI
L’agente AI è piuttosto semplice da definire. Dicevamo che finora i modelli di linguaggio hanno parlato, ci hanno dato risposte, hanno anche generato delle cose, ma mai hanno avuto la capacità di agire. Questo nuovo strumento invece può fare delle cose. Si comincia con cose molto semplici, è ovvio, ma intanto si comincia.
Ci tengo a ricordarvi che tutto quello di cui parliamo è nato, quantomeno nella sua più popolare applicazione aperta a tutti, a novembre del 2022. In poco più di due anni siamo arrivati a una tale evoluzione che oggi le macchine non solo creano, ragionano e parlano, ma agiscono.
Come ci riescono? Come sempre, per non cadere vittima di inutili e assurde paure tecnofobiche, bisogna capire un minimo di cosa stiamo parlando e io cercherò di farlo con parole semplici da non addetto ai lavori.
Come funziona un agente AI? (dal blog di Nvidia)
L’intelligenza artificiale “agente” utilizza un processo in quattro fasi per risolvere i problemi:
Percepisce:
Gli agenti AI raccolgono e analizzano dati provenienti da varie fonti, come sensori, database e interfacce digitali. Questo passaggio serve per estrarre informazioni utili, riconoscere oggetti o identificare elementi importanti nell’ambiente. In parole semplici: l’AI “osserva” e raccoglie informazioni dal mondo circostante per capire cosa sta succedendo. Chiaramente non stiamo parlando della nuova funzione di ChatGPT, ma delle Agent AI in generale.
Ragiona:
Un modello linguistico avanzato agisce come “cervello” che comprende i compiti, propone soluzioni e coordina modelli specializzati per attività specifiche, come la creazione di contenuti, l’elaborazione di immagini o i sistemi di raccomandazione. In questa fase si usano tecniche come il RAG (retrieval-augmented generation) per accedere a dati specifici e fornire risultati accurati e pertinenti. Capite bene che stiamo parlando di quello che sono arrivate attualmente a saper fare le IA generative. Ed ecco quindi che questo tassello si è innestato perfettamente in questo processo.
Agisce:
Collegandosi a strumenti e software esterni tramite API (interfacce di programmazione), l’AI agente esegue rapidamente le attività in base ai piani formulati. Per garantire che le operazioni siano svolte correttamente, si possono impostare delle “barriere di sicurezza” (guardrails). Ad esempio, un’AI per il servizio clienti potrebbe essere autorizzata a gestire richieste fino a un certo importo, ma per cifre superiori servirebbe l’approvazione di una persona. In parole semplici: l’AI “fa” quello che ha pianificato, seguendo regole ben definite. E anche qui stiamo parlando di cose che già esistevano e che semplicemente oggi possono essere utilizzate da un sistema automatico. Niente di sconvolgente, ma un altro tassello messo in fila col precedente.
Apprende:
L’AI agente migliora continuamente grazie a un ciclo di feedback, noto come “data flywheel”, in cui i dati generati dalle sue interazioni vengono reintrodotti nel sistema per migliorare i modelli. Questa capacità di adattarsi e diventare più efficace nel tempo è uno strumento potente per aiutare le aziende a prendere decisioni migliori e a lavorare in modo più efficiente.
In parole semplici: l’AI “impara” dai propri errori e successi per fare meglio la prossima volta. E questo è un altro elemento fondamentale di tutte le IA: essendo un sistema che ragiona in modo “probabilistico” (ne parlammo in un’insalata dedicata che vi linko qui), può migliorare in base ai nostri feedback.
Se mettiamo insieme tutte queste cose, capiamo quanto questa tecnologia funzioni davvero come un sistema intelligente in grado di osservare, pensare, agire e imparare continuamente. Se la definizione di intelligenza è più genericamente la capacità di adattarsi al contesto, qui ci siamo in pieno. E questa Agent AI può essere usata in molti contesti, come il servizio clienti o il miglioramento delle operazioni aziendali, rendendola uno strumento molto utile per risolvere problemi in modo rapido ed efficace.
Quante possibilità apre questa nuova funzionalità? Infinite.
Le possibilità di una macchina che pensa e agisce
Infinite, appunto. E io già vi sento che state temendo che il vostro posto di lavoro traballi; che un domani - anche vicino - potrà essere sostituito dalle macchine. Non sarà domani, fidatevi di me, ma certamente non mancherà molto. Diciamo che qualcuno riuscirà a vedere l’agognata lettera dell’INPS che annuncia la pensione, qualcun altro invece no. Ma, ahimè, è il processo naturale dell’evoluzione tecnologica.
A noi starebbe il compito di far si che la ricchezza e il tempo libero che generano le macchine venga redistribuito e utilizzato dall’uomo per migliorare la propria condizione di vita e anche qui, ahimè, la storia ci insegna che quasi mai succede, ma questo è un altro discorso.
Certo che i primi a dover sentire la sedia traballare sono tutti coloro fanno un mestiere che richiede un’abilità tecnica, dove le macchine sono chiaramente molto abili. Secondo una notizia pubblicata da Bloomberg qualche giorno fa, Meta punterebbe a licenziare il 5% meno efficiente della sua forza lavoro (che significa migliaia di persone), in favore dell’intelligenza artificiale.
Questo è il risvolto negativo della medaglia che conosciamo già da tempo. Non succederà domani, ma succederà e sarà come l’ennesima rivoluzione industriale che mette le macchine al posto dell’uomo. Una rivoluzione che genera due possibilità: ricchezza e possibilità per l’uomo, oppure ampliare il divario tra sempre più ricchi e sempre più poveri. Sta a noi fare in modo che succeda una cosa o l’altra. Di certo, almeno questo, non sta all’IA deciderlo. Almeno questo.
Però provate a pensare anche a cosa tutto questo può offrire. Facevo in apertura due esempi - certamente molto calati sulla mia esperienza di lavorare in proprio - ma provate anche a calarla sul vostro mondo. Cominciamo per esempio dalle classiche vacanze. Ho già scritto in un’altra Insalata di come organizzare le vacanze sia estremamente semplice con ChatGPT, ma ora (o meglio domani), grazie ai task, potrebbe passare anche all’azione, prenotando viaggi e hotel. Mi basterebbe chiederle di organizzarmi un viaggio di 10 giorni per 4 persone a Barcellona con un budget massimo di 4000€ per avere tutto fatto, come se fosse un’agenzia di viaggi.
Oppure potrei farmi creare una presentazione di lavoro, questa volta non facendomi semplicemente suggerire gli argomenti, magari riassunti e elaborati, ma anche creando direttamente le singole slide.
O ancora, sempre un domani, potrei chiederle di collegarsi alla mia banca, leggere tutti i movimenti del conto corrente nei mesi passati e creare delle statistiche personalizzate per ottimizzare un certo tipo di spese.
Insomma, al netto del fatto che è tutto in divenire e che soprattutto la parte di integrazione con le altre piattaforme è ancora tutta da fare, da testare e da evolvere, messa in prospettiva futura questa novità ha un potenziale enorme. Quanto è distante questo futuro? Beh, se pensiamo a quanto rapidamente siamo arrivati fin qui, direi non tantissimo.
I rischi inevitabili di un sistema che agisce in autonomia
E io lo so che mentre stavate leggendo l’elenco di mirabolanti miglioramenti nella vita di ognuno di noi grazie agli agenti AI, la maggior parte di voi stava anche pensando ai rischi di queste tecnologie. E certo, di rischi ce ne sono anche tanti e vanno ben oltre la perdita dei posti di lavoro. Facciamo qualche esempio pratico, giusto per alzare un po’ il livello di ansia?
Innanzitutto potremmo lasciarci prendere la mano e non mettere dei limiti ben definiti (quei guardrails di qualche paragrafo fa). Un'AI incaricata di ottimizzare i costi potrebbe tagliare risorse essenziali senza considerare l'impatto umano, per esempio. Così come un'AI che genera contenuti autonomamente potrebbe essere usata per diffondere disinformazione su larga scala, cosa che peraltro sospetto sia già successa più o meno inconsapevolmente.
Ma ancora di più c’è il rischio della sicurezza informatica. Un sistema di questo genere, che non solo possiede informazioni ma che può anche agire, qualora fosse violato rappresenterebbe un pericolo enorme. Violare un sistema di questo genere non solo significa accedere a un sacco di dati, ma anche poter eseguire poi delle azioni correlate.
Ma sopra tutti questi rischi, fatemelo dire, io ne vedo uno gigante, enorme, che è la perdita di competenze umane. Tanto per fare un esempio, oggi ottiene il massimo dell’IA generativa nello scrivere codice uno che di codice già ne capisce. Un programmatore esperto oggigiorno sta traendo i massimi benefici da strumenti come ChatGPT, perché è in grado di farsi scrivere intere porzioni di codice, di programmi. Questo perché sa fare le domande giuste, sa impostare il lavoro e sa anche controllarne il risultato. Automatizza soltanto le parti noiose e ripetitive e in questo modo risparmia una sacco di tempo.
Ma a forza di agire così, tra qualche anno farà fatica a ricordare quello che ha imparato in anni di pratica. Pian piano scompariranno dalla sua memoria comandi, sintassi, procedure. E in pericolo non c’è lui o lui soltanto, ma la generazione successiva, che sarà cresciuta soltanto con questi strumenti.
Ancora di più potrebbero perdersi delle capacità personali, organizzative. Un team di lavoro abituato a fare affidamento esclusivo sull'AI per la pianificazione, potrebbe perdere la capacità di adattarsi in caso di guasti o problemi imprevisti.
Insomma, pur essendo scenari a cui credo parzialmente e che faccio fatica a credere che si verificheranno con questo impatto, è chiaro che più compiti cediamo alle macchine e più ci stiamo condannando a disimparare, a dimenticare.
Il mondo però è vario, come si suol dire, e l’uomo ha mille risorse. Forse il rischio più grande è che l’uso di questi sistemi ampli a dismisura il divario tra quella fettina di mondo che può permettersi l’uso di questi sistemi e quello che invece non può ancora. Conosceremo un futuro in cui una parte di pianeta usa l’intelligenza artificiale per mandare avanti aziende con pochissimi dipendenti e un’altra parte in cui invece si fa ancora tutto a mano, con l’inevitabile ripercussione sui costi e sulla possibilità di rimanere sul mercato.
Ma magari invece si arriverà a un punto in cui tutto esploderà, come in un’enorme bolla immobiliare che getta sul lastrico banche e interi sistemi economici, e allora quagli stessi paesi (poveri) che hanno mantenuto un certo numero di attività manuali diventeranno indispensabili e dunque ricchi. E allora i ruoli si invertiranno completamente, chi lo sa.
Sto chiaramente facendo ipotesi assurde e immaginando futuri di cui nessuno di noi può prevedere nulla. Forse nessuno di noi vedrà mai la vera conseguenza di quello che stiamo facendo oggi con questi sistemi di intelligenza artificiale e alla fine ho la solida certezza che l’uomo si saprà autogovernare e trovare soluzioni razionali che non lo porteranno di certo all’estinzione. O quantomeno me lo auguro.
Certo, l’introduzione di questa l’intelligenza che agisce è un passo importante, che oggi riesce si e no a mandare un’email, ma che un domani, nemmeno tanto lontano, potrà davvero fare un sacco di cose al posto nostro. Se questo servirà a liberare del tempo a tutti generando un po’ di ricchezza condivisa, avremo dato senso a tutto quanto, altrimenti avremo perso l’ennesima possibilità di rendere il mondo un posto migliore, grazie alla tecnologia.
» PENSIERI FRANCHI: Meta non modera più i contenuti, ma nemmeno le prese in giro
→ “Pensieri Franchi” è il mio editoriale, i miei pensieri in libertà. Se stai cercando l’approfondimento che dà il titolo a questa Insalata, prosegui un po’ più in giù.
Se ricordate l’insalata Mista dedicata a Roblox - la piattaforma di videogiochi molto popolare tra i più piccoli - ricorderete che parlammo sostanzialmente di moderazione. Un report accusava i vertici della società che possiede Roblox di fare troppo poco per tenere al sicuro i più piccoli dai pericoli del web e di un certo tipo di predatori.
La moderazione è da sempre al centro di internet, fin da quando abbiamo capito che internet non era più una cosa da tecnomani. Ho già raccontati dei miei problemi con la giustizia all’alba dell’’internet dei blog e dei forum, con una denuncia per diffamazione piombatami sui denti per colpa di un commento fatto a una ex professoressa (non da me) su un mio forum. All’epoca pensavamo che internet fosse come il bar, e invece scoprimmo che era più come pubblicare sui giornali o la tv.
Da allora il problema della moderazione non ci ha più lasciati. Il dibattito è stato rilanciato più e più volte con l’arrivo dei social network, delle chat di gruppo sulle app di messaggistica, delle piattaforme di streaming, ecc. Moderare però costa, perché se dai la libertà a ogni essere umano al mondo con un oggetto connesso in tasca di scrivere o dire quello che vuole, poi ci dovrà essere almeno un altro essere umano che passa la sua vita a controllare quello che viene detto o scritto, per capire se è legittimo o meno.
Anzi, facciamo un calcolo: se la giornata lavorativa di una persona in un paese (diciamo decorosamente sviluppato) è di 8 ore, mentre la giornata ne dura 24, significa che per visionare tutto il materiale che una persona potrebbe produrre o pubblicare in qualsiasi momento della giornata ci vorrebbero tre lavoratori che a tempo pieno guardano video, ascoltano podcast o leggono testi. È evidente che non è possibile farlo.
E così le varie mega corporazioni hanno trovato varie soluzioni. C’è chi c’ha provato, come Meta, cercando di filtrare i contenuti inappropriati e mettendo in piedi un sistema complesso di segnalazioni. Risultato? Le cose palesemente inopportune (quando non offensive, truffaldine o criminali) rimangono lì e addirittura superano le più severe verifiche (così si spacciano) delle piattaforme pubblicitarie che i social stessi offrono, mentre molti contenuti legittimi e assolutamente innocui - qualcuno che mi segue su Facebook avrà letto che ogni qualvolta pubblico il link a una Insalata Mista mi viene rimosso il post - vengono spesso rimossi senza possibilità di appello.
Ma c’è anche chi non c’ha proprio provato, come X (Twitter), a cui la guida di Elon Musk ha imposto la filosofia della totale libertà di parola, la cosiddetta “freedom speach1”. Chiunque su X può scrivere quello che vuole, se la vedano poi i legali e i tribunali. E infatti X è diventato ormai una porta verso l’inferno: apri la ricerca e ti viene proposta qualsiasi tipo si schifezza. Si potrebbe dire che X è la versione pubblicamente accessibile del dark web.
Ma soprattutto, all’indomani della vittoria di Trump, c’è chi ha pensato che fosse arrivato il momento giusto per potersi finalmente liberare di costi inutili e così, è notizia di qualche giorno fa, anche Meta ha annunciato che farà a meno della moderazione dei contenuti per passare a un sistema di “note della comunità”. In pratica, esattamente come succedeva già su X, quando una notizia viene contestata da qualcuno, apparirà sotto di essa la dicitura che secondo alcuni utenti quella notizia è falsa o non corretta, magari con un link a qualche fonte più autorevole.
E io mi chiedo, in tutto questo, come mai le stesse società (sia X che Meta hanno modelli e progetti di intelligenza artificiale in cui investono un sacco di soldi) che ogni giorno ci prospettano un futuro in cui questo modelli potranno sostituirci in tutto, non creino un sistema in grado di moderare davvero in maniera corretta quello che viene pubblicato sulle loro piattaforme.
Voglio dire: ci viene detto tutti i giorni che le macchine, e più in particolare modo le intelligenze artificiali, sopperiranno a un sacco di figure professionali perché potranno fare meglio e più velocemente un sacco di mestieri che oggi occupano migliaia di persone. Lo possono fare perché giorno dopo giorno imparano dagli esseri umani come comportarsi anche in situazioni complicate dove servirebbe la capacità discrezionale dell’essere umano. E allora perché non dovrebbero essere capaci di moderare dei contenuti? Basterebbe addestrarle a capire cosa fare e cosa no, giusto?
Beh, apparentemente no. Qualcuno dirà che vengono già utilizzati sistemi di questo genere. Fatemi dire: non mi sembra proprio. Se compariamo i livelli raggiunti dalle chat basate su LLM che utilizziamo tutti i giorni alle capacità medie di comprensione di questi sistemi di moderazione, siamo molto molto lontani.
Sarà che impiegare questi modelli per la moderazione costa? Sarà che negli Stati Uniti soffia il vento della totale libertà di spargere notizie false e tendenziose? Non lo so, nessuno di noi lo sa, ma per ora quello stesso vento di libertà sta portando con sé anche un sacco di puzza. Puzza di presa per il culo.
Franco A.
» SFAMA LA FOMO!
Cos’è la F.O.M.O.?2
Nintendo Switch 2: Ufficiale l'uscita nel 2025, confermate le indiscrezioni
Nintendo ha finalmente annunciato la tanto attesa Nintendo Switch 2, confermando l'arrivo della nuova console nel 2025. Durante un breve video di presentazione, la società ha mostrato il design della console e alcune caratteristiche dei nuovi Joy-Con, lasciando però in sospeso i dettagli tecnici.
Lo schermo appare più grande rispetto alla prima Switch, e i Joy-Con hanno subito importanti cambiamenti: sono più grandi, con un nuovo sistema di aggancio magnetico e un tasto aggiuntivo sul Joy-Con destro. Anche il kickstand posteriore è stato ridisegnato per consentire maggiori angolazioni.
Nintendo ha confermato la retrocompatibilità con i giochi Switch, sia in versione digitale sia su scheda, ma con una nota: alcuni titoli potrebbero non essere supportati o non funzionare perfettamente su Switch 2. Ulteriori dettagli saranno svelati il 2 aprile 2025 in una presentazione dedicata.
Fonte: DDay.it
Starship, debutto esplosivo per la nuova versione: successo e incidente nella stessa missione
Il settimo volo di test del sistema Starship di SpaceX si è concluso con un doppio risultato: il primo stadio Super Heavy è atterrato con successo sulla torre di lancio, mentre la navicella The Ship, al debutto nella sua nuova versione, è esplosa durante la fase di ascesa.
SpaceX ha poi confermato che un incendio nella sezione di poppa della navicella ha provocato la sua autodistruzione, definita come un "disassemblaggio rapido non previsto". La perdita segna un contraccolpo per il programma Starship, ma rientra nella filosofia dell'azienda: ogni test è un'opportunità per imparare e migliorare.
SpaceX ha già assemblato i velivoli per l'ottavo test, ma prima analizzerà i dati raccolti per apportare eventuali modifiche. "Il successo deriva da quello che impariamo", ha dichiarato l'azienda, ribadendo il suo impegno a rendere la vita multi-planetaria.
Fonte: DDay.it
Nel 2024, record di energia da fonti rinnovabili in Italia: oltre il 40% del fabbisogno
Secondo Terna, nel 2024 il 41,2% dell'energia elettrica consumata in Italia è stata prodotta da fonti rinnovabili, il dato più alto di sempre. Idroelettrico e fotovoltaico sono i principali protagonisti, con incrementi rispettivamente del 30,4% e del 19,3%. La produzione fotovoltaica ha raggiunto un record storico, superando i 36 TWh.
In calo l’eolico (-5,6%) e il geotermico (-0,8%), mentre l'uso del carbone è crollato del 71%, restando attivo solo in Sardegna. Il 2024 ha visto anche una crescita significativa nella capacità di accumulo (+12.942 MWh), cruciale per supportare le rinnovabili.
Fonte: DDay.it
Tesla avvia la produzione della Model Y Juniper in Europa: sconto di 4.000 euro sulla versione attuale
Tesla ha iniziato a produrre la rinnovata Model Y Juniper nella Gigafactory di Berlino, dopo l'avvio della produzione in Cina la scorsa settimana. Questa nuova versione arriverà presto nei mercati europei, ma per ora il sito Tesla offre ancora la Model Y non aggiornata con uno sconto di 4.000 euro, portando il prezzo base a 39.675 euro.
La scelta per gli acquirenti è tra approfittare dello sconto sul modello attuale o attendere il debutto della nuova versione Juniper.
Fonte: DMove.it
Enel X ultima tra le reti di ricarica in Italia secondo gli utenti di Chargemap
Chargemap ha pubblicato la classifica delle reti di ricarica per auto elettriche in Italia, basata su 460.000 recensioni raccolte nel 2024. Gli utenti hanno valutato tariffe, affidabilità e qualità del servizio, riservando una sorpresa: Enel X è stata classificata ultima.
Electra si posiziona al primo posto, seguita dai Supercharger Tesla e da IONITY. Nella top ten troviamo anche Ewiva, Alperia, BeCharge, Duferco Energia e Powy, mentre Enel X chiude la classifica.
In Italia, a settembre 2024 erano presenti oltre 60.000 colonnine, con una crescita del 27,7% rispetto al 2023. Tuttavia, la maggior parte (48.000) offre potenze inferiori a 50 kW, lasciando poco spazio alla ricarica ultraveloce.
Con circa 266.000 auto elettriche in circolazione, pari allo 0,67% del parco veicoli nazionale, il rapporto è di una colonnina ogni 4,4 auto elettriche. Nonostante una penetrazione stabile al 4,2% delle vendite, l’Italia resta lontana dalla media europea del 16,87%.
Fonte: DMove.it
Se sei arrivato fino a qui, innanzitutto ti ringrazio.
Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
Se hai apprezzato la newsletter Insalata Mista ti chiedo un favore: lascia un commento, una recensione, condividi la newsletter e più in generale parlane. Per me sarà la più grande ricompensa, oltre al fatto di sapere che hai gradito quello che ho scritto.
Franco Aquini
Freedom speech: https://en.wikipedia.org/wiki/Freedom_of_speech
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.
Pur avendo abbracciato da subito l'AI - soprattutto in ambito lavorativo - condivido la tua preoccupazione sulla progressiva perdita di competenze. È qualcosa che nel mio piccolo constato anche io: sempre più spesso mi sorprendo a delegare alle macchina la creazione di brevi testi di marketing, e ogni volta mi chiedo se non finirò con l'essere fuori allenamento. C'è materiale sufficiente per un bel racconto di fantascienza (ben poco fanta-).