Hanno milioni di follower ma sono sconosciuti al di fuori del ristretto gruppo di seguaci. Sono i nuovi VIP, personaggi con un seguito incredibile e al tempo stesso completamente sconosciuti.
Sono stato tra i primi ad avere Facebook e anche Whatsapp che mi'aveva fatto scaricare un amico di New York così potevamo chattare anzichè riempirci di email, ma per quasi due anni era l'unico contatto Whatsappa che avevo in rubrica perchè qui in Italia sembrava che non lo conoscesse nessuno.
Poi sono arrivati gli altri social e tutto il resto, mi piaceva Twitter ma quando è diventato X mi sono cancellato e ho Instagram che uso molto.
Questo per dire che mi sono sempre piaciute le nuove tecnologie e anche oggi che ho quasi 58 anni mi piace tenermi informato su tutte le novità tecnologiche ma nonostante questo credo di vivere benissimo nell'ignoranza più totale su chi siano gli influencer gli streamers o gli youtuber ma soprattutto sono certo di non averne bisogno, né per il mio lavoro né per i miei hobbies.
Comunque è interessante sapere che esitano ;-)
Il discorso dei ragazzi invece mi tocca più da vicino.
Vivo da quasi 6 anni con la compagna che recentemente ho sposato la quale ha un figlio che frequenta la 4a superiore.
Molto spesso ci ritroviamo a cena parlare della mancanza di libertà della sua generazione; gli racconto di quando facevo manca a scuola, del doppio libretto scolastico che avevo (ne rubavo qualcuno dall'armadietto del Preside quindi ne avevo uno per i miei genitori e uno che tenevo nascosto dai loro sguardi) e altre cose non troppo gravi che gli posso raccontare.
Lui ride ai miei racconti (la mamma un po' meno) ed è "invidioso" di tutto quello che potevamo fare noi perchè lui non è affatto libero e anche se non ha l'app di controllo sul telefono ha comunque il telefono e i genitori magari con la scusa di una telefonata di piacere lo possono sempre controllare, anche cosa e dove spende con la Revolut (essendo minorenne la App è monitorata da un genitore).
Stava meglio con la pandemia, quando era chiuso a casa ma almeno non era sorvegliato dalla scuola con il registro elettronico delle presenze o peggio dalla delirante chat Whatsapp dei genitori (ma sua mamma e suo papà si sono tolti) in cui i genitori - con la scusa del controllo e della sicurezza - non si fanno gli affari loro.
Il controllo crea una società meno libera e una società meno libera è meno democratica perchè crea cittadini assertivi fin da bambini e poi chi protesta viene visto come un matto e viene escluso (se non peggio).
Senza vergogna dico che ho plaudito a Fleximan, quello che tagliava i pali degli autovelox qui in Veneto (come migliaia di altri miei corregionali) e che io toglierei le telecamere di videosorveglianza dalle città.
Alla sicurezza preferisco la libertà (con il ,limite del buon senso) ma capisco che in un'epoca in cui vale solo la sicurezza il mio non possa essere un pensiero troppo condivisibile...
Pungi sempre sul vivo Franco. I litigo spesso con mia moglie (anche se per essere onesto litigo con la sua ansia) per sta cosa del controllare sempre nostra figlia preadolescente. E, credo di avertelo già scritto, ma non sono sicuro, l'anno scorso ne ho scritto nel gruppo di genitori di cui sono amministratore. Coro di dissenso (ma qualche assenso che mi ripaga degli sforzi fatti), ma alla fine sti ragazzi hanno bisogno della loro autonomia per poter diventare adulti. Noto sempre più la tendenza a prendere decisioni al posto loro, e non INSIEME a loro, cosa che dovrebbe essere il nostro ruolo principale, ovvero di insegnare e, soprattutto, supportare le loro decisioni, ricordando sempre che per ogni scelta ci sarà sempre una reazione e un rimpianto, ma che fa parte della vita.
Ah, anche stavolta proporrò la lettura dell'articolo nel gruppo rappresentanti 👍
Beh Valeria' non devo certo ripeterti quanto siano preziosi i tuoi commenti e tutto quello che fai. La penso come te ovviamente, sono scioccato di come si arrivi spesso fino alle superiori a trattarli come bambini senza rendersi conto dei danni che si fanno.
Sui VIP ho esperienza diretta grazie agli adolescenti con cui lavoro: seppur segua qualche streamer/creator (principalmente da YouTube in realtà, per mancanza di tempo nel seguire le dirette fra lavoro e famiglia), mi rendo conto che alcuni di questi fenomeni mi siano completamente sconosciuti. Per esempio, recentemente ho suggerito ad un ragazzo appassionato di videogiochi un video di Yotobi (quello sul caso Gioventù Ribelle) e, lasciandomi stupito, mi ha risposto "Yoto-chi?". Yotobi! Ho quindi indagato sui creator da lui seguiti, da milioni di follower e... nulla, non avevo nemmeno la vaga idea di chi fossero eheheh.
Sul "pensiero franco": questi giorni sto concludendo la lettura di "La generazione ansiosa" di Jonathan Haidt e c'è proprio un capitolo che parla di questa sorta di Panopticon in cui abbiamo infilato i giovani (seppur collegato all'uso di social, smartphone, ecc.). Ecco, da operatore nel servizio sociale mi rendo conto di quanto stia diventando complesso convincere i genitori a mollare la presa e "puntare il faro" altrove: da pochissimo ho discusso con una madre proprio sul rendere un po' più indipendente il figlio 13enne. Nulla da fare, la risposta era sempre "ma non vedi cosa c'è in giro? Di questi tempi non ci si può fidare a lasciare un ragazzino da solo!" (pensiero declinabile per ogni sesso e genere). Considera che lavoro in una piccola città di circa 60.000 abitanti nel nord-sardegna (Olbia), dove sì, c'è stato un lieve incremento dei reati, ma resta comunque una città vivibile con spazi sicuri (e, tornando al faro, bisognerebbe magari lavorare sul senso di responsabilità, riconoscimento dei segnali di pericolo, ecc., e non limitarsi a tenerli al sicuro a casa). Non so, è davvero complesso. Il rischio (è ancora un rischio o è già realtà?) è creare una generazione di spaesati, scollegati dalla realtà, forse anche incapaci di gestire le difficoltà che il mondo sociale presenta.
(P.S.: mi avevi contattato tempo fa in privato per la questione adolescenti e tecnologia, prima o poi prometto di trovare il tempo per fare due chiacchiere!)
Si e ancora di più ti rinnovo l’invito, quando vuoi! È un tema che, l’avrai capito, mi appassiona molto e anche io ho letto molto di Haidt, che non condivido al 100% ma che è indubbiamente un ottimo punto di partenza. Grazie davvero tanto per averci dato il tuo punto di vista che chiaramente ha molto valore
Sono stato tra i primi ad avere Facebook e anche Whatsapp che mi'aveva fatto scaricare un amico di New York così potevamo chattare anzichè riempirci di email, ma per quasi due anni era l'unico contatto Whatsappa che avevo in rubrica perchè qui in Italia sembrava che non lo conoscesse nessuno.
Poi sono arrivati gli altri social e tutto il resto, mi piaceva Twitter ma quando è diventato X mi sono cancellato e ho Instagram che uso molto.
Questo per dire che mi sono sempre piaciute le nuove tecnologie e anche oggi che ho quasi 58 anni mi piace tenermi informato su tutte le novità tecnologiche ma nonostante questo credo di vivere benissimo nell'ignoranza più totale su chi siano gli influencer gli streamers o gli youtuber ma soprattutto sono certo di non averne bisogno, né per il mio lavoro né per i miei hobbies.
Comunque è interessante sapere che esitano ;-)
Il discorso dei ragazzi invece mi tocca più da vicino.
Vivo da quasi 6 anni con la compagna che recentemente ho sposato la quale ha un figlio che frequenta la 4a superiore.
Molto spesso ci ritroviamo a cena parlare della mancanza di libertà della sua generazione; gli racconto di quando facevo manca a scuola, del doppio libretto scolastico che avevo (ne rubavo qualcuno dall'armadietto del Preside quindi ne avevo uno per i miei genitori e uno che tenevo nascosto dai loro sguardi) e altre cose non troppo gravi che gli posso raccontare.
Lui ride ai miei racconti (la mamma un po' meno) ed è "invidioso" di tutto quello che potevamo fare noi perchè lui non è affatto libero e anche se non ha l'app di controllo sul telefono ha comunque il telefono e i genitori magari con la scusa di una telefonata di piacere lo possono sempre controllare, anche cosa e dove spende con la Revolut (essendo minorenne la App è monitorata da un genitore).
Stava meglio con la pandemia, quando era chiuso a casa ma almeno non era sorvegliato dalla scuola con il registro elettronico delle presenze o peggio dalla delirante chat Whatsapp dei genitori (ma sua mamma e suo papà si sono tolti) in cui i genitori - con la scusa del controllo e della sicurezza - non si fanno gli affari loro.
Il controllo crea una società meno libera e una società meno libera è meno democratica perchè crea cittadini assertivi fin da bambini e poi chi protesta viene visto come un matto e viene escluso (se non peggio).
Senza vergogna dico che ho plaudito a Fleximan, quello che tagliava i pali degli autovelox qui in Veneto (come migliaia di altri miei corregionali) e che io toglierei le telecamere di videosorveglianza dalle città.
Alla sicurezza preferisco la libertà (con il ,limite del buon senso) ma capisco che in un'epoca in cui vale solo la sicurezza il mio non possa essere un pensiero troppo condivisibile...
Grazie della tua newsletter sempre interessante.
Ma grazie a te, sia del commento che per aver raccontato il tuo caso personale, che non mi stupisce affatto ma che conferma quello che penso.
Grazie davvero, sono quelli come te che mi danno la forza di continuare a portare avanti la newsletter settimana dopo settimana.
Pungi sempre sul vivo Franco. I litigo spesso con mia moglie (anche se per essere onesto litigo con la sua ansia) per sta cosa del controllare sempre nostra figlia preadolescente. E, credo di avertelo già scritto, ma non sono sicuro, l'anno scorso ne ho scritto nel gruppo di genitori di cui sono amministratore. Coro di dissenso (ma qualche assenso che mi ripaga degli sforzi fatti), ma alla fine sti ragazzi hanno bisogno della loro autonomia per poter diventare adulti. Noto sempre più la tendenza a prendere decisioni al posto loro, e non INSIEME a loro, cosa che dovrebbe essere il nostro ruolo principale, ovvero di insegnare e, soprattutto, supportare le loro decisioni, ricordando sempre che per ogni scelta ci sarà sempre una reazione e un rimpianto, ma che fa parte della vita.
Ah, anche stavolta proporrò la lettura dell'articolo nel gruppo rappresentanti 👍
Beh Valeria' non devo certo ripeterti quanto siano preziosi i tuoi commenti e tutto quello che fai. La penso come te ovviamente, sono scioccato di come si arrivi spesso fino alle superiori a trattarli come bambini senza rendersi conto dei danni che si fanno.
Ancora grazie per tutto <3
Sui VIP ho esperienza diretta grazie agli adolescenti con cui lavoro: seppur segua qualche streamer/creator (principalmente da YouTube in realtà, per mancanza di tempo nel seguire le dirette fra lavoro e famiglia), mi rendo conto che alcuni di questi fenomeni mi siano completamente sconosciuti. Per esempio, recentemente ho suggerito ad un ragazzo appassionato di videogiochi un video di Yotobi (quello sul caso Gioventù Ribelle) e, lasciandomi stupito, mi ha risposto "Yoto-chi?". Yotobi! Ho quindi indagato sui creator da lui seguiti, da milioni di follower e... nulla, non avevo nemmeno la vaga idea di chi fossero eheheh.
Sul "pensiero franco": questi giorni sto concludendo la lettura di "La generazione ansiosa" di Jonathan Haidt e c'è proprio un capitolo che parla di questa sorta di Panopticon in cui abbiamo infilato i giovani (seppur collegato all'uso di social, smartphone, ecc.). Ecco, da operatore nel servizio sociale mi rendo conto di quanto stia diventando complesso convincere i genitori a mollare la presa e "puntare il faro" altrove: da pochissimo ho discusso con una madre proprio sul rendere un po' più indipendente il figlio 13enne. Nulla da fare, la risposta era sempre "ma non vedi cosa c'è in giro? Di questi tempi non ci si può fidare a lasciare un ragazzino da solo!" (pensiero declinabile per ogni sesso e genere). Considera che lavoro in una piccola città di circa 60.000 abitanti nel nord-sardegna (Olbia), dove sì, c'è stato un lieve incremento dei reati, ma resta comunque una città vivibile con spazi sicuri (e, tornando al faro, bisognerebbe magari lavorare sul senso di responsabilità, riconoscimento dei segnali di pericolo, ecc., e non limitarsi a tenerli al sicuro a casa). Non so, è davvero complesso. Il rischio (è ancora un rischio o è già realtà?) è creare una generazione di spaesati, scollegati dalla realtà, forse anche incapaci di gestire le difficoltà che il mondo sociale presenta.
(P.S.: mi avevi contattato tempo fa in privato per la questione adolescenti e tecnologia, prima o poi prometto di trovare il tempo per fare due chiacchiere!)
Si e ancora di più ti rinnovo l’invito, quando vuoi! È un tema che, l’avrai capito, mi appassiona molto e anche io ho letto molto di Haidt, che non condivido al 100% ma che è indubbiamente un ottimo punto di partenza. Grazie davvero tanto per averci dato il tuo punto di vista che chiaramente ha molto valore