Narcisismo e pornografizzazione
La pornografizzazione è lo sdoganamento di tutto ciò che è privato e intimo. Oggi mettiamo sui social tutto, ma nonostante ciò le giovani generazioni hanno ancora problemi con l'affettività e il sesso
Tempo stimato per la lettura: 15 minuti
Una premessa importante: questa newsletter settimanale nasce, cresce e si concretizza nel giro di qualche ora, rubata al mio tempo libero e alla mia famiglia. A volte capita che abbia il tempo di rileggere tutto a distanza di giorni, altre volte non ho nemmeno il tempo di riguardarla. Se trovi degli errori, piccoli o grandi che siano, porta pazienza. Magari segnalameli, te ne sarò grato.
» PENSIERI FRANCHI: Dopo il corpo, stiamo perdendo l’uso della mente
→ “Pensieri Franchi” è il mio editoriale, i miei pensieri in libertà. Se stai cercando l’approfondimento che dà il titolo a questa Insalata, prosegui un po’ più in giù.
Questa settimana mi sono trovato a dover fare, tra le tante cose, un lavoro su un foglio Excel. Dentro c’erano diverse anagrafiche e per ognuna di queste c’erano indirizzi email sparsi. Gli indirizzi email erano presenti a volte in una colonna, a volte in un’altra, a volte in tutte. Per complicare il tutto, questi indirizzi spesso erano differenti, ma altrettanto spesso erano uguali tra loro, duplicati e triplicati.
Avevo bisogno di ripulire questo foglio e renderlo ordinato, di normalizzarlo, andando a creare N righe per N indirizzi email della stessa anagrafica, evitando i duplicati e cercando tra tutte le colonne. Ci ho pensato un microsecondo, poi ho aperto chatGPT, che con l’ultima versione 4o ha fatto un ulteriore step evolutivo. Ho caricato il mio file excel, ho spiegato in due righe che risultato mi aspettavo e mi ha restituito un file CSV1 perfetto.
Il fatto è che, seppur essendo un problema non banale, probabilmente avrei trovato la formula giusta per arrivare al risultato senza l’aiuto “esterno”, ma ci avrei messo un sacco di tempo, soprattutto in prove e correzioni. Dunque ho sicuramente fatto bene, ho migliorato la mia efficienza e ottenuto un risultato perfetto in pochi secondi anziché in decine di minuti o ore. Ho però lasciato per strada qualcosa, un pezzetto che, alla lunga, potrebbe avere delle conseguenze negative: lo sforzo mentale di trovare una soluzione.
D’altronde la tecnologia ha già avuto degli effetti sulla nostra sedentarietà: oggi non solo non ci alziamo dal divano per cambiare canale della TV, ma non lo facciamo più nemmeno per accendere o spegnere le luci. E prossimamente, grazie agli assistenti vocali e alla casa connessa, faremo con la voce ancora di più.
Quello che però abbiamo perso in mobilità, con pesanti ripercussioni sulla nostra salute fisica, potrebbe riverberarsi anche sulle nostre capacità mentali. A forza di usare facilitazioni in nome dell’efficienza, probabilmente perderemo l’abitudine a sforzarci di usare il cervello, le nostre doti logiche, per trovare una soluzione ai più comuni problemi.
Magari non avrei trovato autonomamente la soluzione al problema che riguardava il mio foglio Excel, ma lo sforzo mentale che avrei dovuto compiere, come in un allenamento fisico, avrebbe tenuto attive e allenate le mie sinapsi, avrebbe tenuto allenate le mia capacità logico-deduttive. E invece, prendendo la strada più semplice, le ho lasciate lì, a riposo.
Chissà quante volte succederà ancora nel prossimo futuro e chissà che ripercussioni avrà tutto questo sulla mia capacità di ragionamento e sul mio pensiero critico. D’altronde chatGPT è una grandissima rivoluzione anche per gli sviluppatori, che per mestiere sono impegnati a trovare una soluzione semplice a problemi complessi e dunque a fare un incredibile esercizio di logica. Oggi possono chiedere a chatGPT (o qualsiasi altra intelligenza generativa) e ottenere una soluzione efficiente e efficace a qualsiasi problema. A discapito però delle loro capacità.
Che sia proprio questa la causa della dilagante scarsità di senso critico? Che si stia diffondendo una pericolosissima “sedentarietà mentale” dovuta alle tecnologie che ci facilitano anche i compiti deduttivi più elementari? Che sia veramente questo il motivo di una società decadente, abituata a trovare e a prendere per buona sempre la soluzione più semplice (o semplicistica)? Non lo so. Io, nel frattempo, torno a usare chatGPT.
Buona lettura.
Franco A.
» LA PORNOGRAFIZZAZIONE DELLA SOCIETÁ E LA RECESSIONE SESSUALE
Quando arrivò Facebook in Italia, nel 2008, mi iscrissi quasi subito. L’anno coincideva anche con un altro grande avvenimento che mi riguardava personalmente: la nascita di mio figlio. La diffusione delle fotocamere digitali e dei primi smartphone, portò naturalmente noi neogenitori a fare un sacco di foto al nascituro, ma l’arrivo dei social network chiaramente fece esplodere l’ossessione per la pubblicazione di foto dei nostri figli.
Se andassi a cercare nella cronologia del mio feed, forse troverei ancora un post dove applaudii a questa grande rivoluzione. Pensai, in quella versione primordiale dei pensieri franchi, a quale novità epocale rappresentasse il fatto di poter documentare ogni attimo di vita di mio figlio. Ma ancora di più mi esaltava il pensiero che lui, da grande, avrebbe avuto una quantità enorme di documentazione su quello che io, suo padre, viveva giorno per giorno nella sua nuova avventura da genitore.
Pensavo a come sarebbe stato se anche io avessi potuto scoprire da adulto come mio padre aveva vissuto la paternità, a cosa pensava di me, alle difficoltà incontrate durante la crescita, alle paure, alle gioie, agli errori. Sarebbe stato come ritrovare un diario quotidiano, soltanto che quel diario, oggi, sarebbe stato pubblico.
Oggi scopro che questa facilità nel rendere pubbliche le cose personali, persino le cose che dovrebbero attenere più al pudore personale, ricadano sotto un termine che può sembrare un po’ fuorviante, ma che in fondo, se mi date il tempo di spiegarlo, capirete invece quanto è attinente. Si tratta della pornografizzazione, e non c’entra direttamente con il porno o quello che comunemente intendiamo con il termine “pornografia”. C’entra invece con l’esposizione pubblica di quello che fino a poco tempo era considerato intimo, privato.
Immagini, immagini ovunque
Il termine “pornografizzazione” è stato coniato dal sociologo americano Brian McNair (1996) per descrivere «un processo sociale della cultura post moderna che vede estendere la pornografia oltre i confini in cui era presente nel passato» (citando Pornografizzazione, cybersex e sexting, lamentepensante.com).
Come dicevo, riguarda l’esposizione in pubblico di quello che una volta non avremmo esposto. E come succede tutto questo? Innanzitutto avendo una fotocamera in mano 24 ore al giorno. Sei in ospedale? Ti fai una foto e la metti su Facebook. Sei al mare col nuovo costume? La metti su Instagram dopo un attento lavoro di editing (tra l’altro, qual è la reale differenza tra un costume da bagno e un completo intimo? Perché c’è così tanta facilità a pubblicare foto in costume e non altrettanto in mutande?). Ti esce un neo nell’interno coscia? Lo fotografi e lo metti subito su X.
Nei nostri telefoni ci sono quantità industriali di foto che documentano qualsiasi cosa. Dalle ultime vacanze alla recita dei figli, dal primo dentino spuntato al primo giorno di scuola. Non c’è momento della nostra vita che non viene immortalato dalla fotografia e i nostri figli saranno la prima generazione a possedere una quantità smodata di materiale fotografico sui propri genitori e sui loro primi anni di vita.
Piano piano, l’immagine che abbiamo di noi e che il prossimo ha di noi, diventa l’unico aspetto importante. Conta più l’immagine del nostro corpo che il corpo in sé. Da qui forse anche l’abuso della chirurgia estetica, che permette di avvicinarsi sempre di più a un’immagine stereotipata e uniformata piuttosto che a un’immagine realmente identitaria e rappresentativa di noi stessi.
Tutto ciò, più che alla pornografizzazione, si riferisce più a un’altra deriva della società moderna, da cui deriva però anche il concetto di pornografizzazione, che è il narcisismo.
Cito da “Corpi in rete: sexting, selfie e bisogno di rispecchiamento” di Laura Cirillo su Minotauro.it: «Nella società del narcisismo l’estetica e il culto della bellezza hanno assunto una rilevanza centrale, abnorme, segnalando i valori, ma anche le crisi e i disagi del nostro tempo. Il corpo della contemporaneità è un corpo estetico e sovraesposto, un corpo narcisistico, attraverso cui si esprimono aspetti identitari e ideali. In questa cornice, il sexting e il selfie mettono in scena la fragilità narcisistica degli attuali adolescenti e si collocano lungo un continuum tra “nuove normalità” e “nuove forme di disagio”».
Lasciate stare per un attimo gli aspetti legati al sesso vero e proprio, ci arriviamo più tardi. Mi interessa concentrarmi sulla società del narcisismo. Cos’è? Quando è nata? Come ci siamo arrivati?
La competitività, la prestazione e la scuola
Il narcisismo è una condizione specifica della persona che può sfociare nella patologia. Tuttavia, può anche essere una condizione della società, che tende a essere narcisistica, a far prevalere l’io su tutto il resto, a essere ossessionati dall’immagine e dall’idea che diamo di noi stessi prima che da quello che siamo in realtà.
Non è un caso se una delle cartine da tornasole per l’individuo narcisista è l’assenza di empatia, la capacità di mettersi nei panni altrui e di immaginare la condizione di chi ci sta davanti.
Non faticherete a riscontrare, basandovi su questo dato, quanto viviamo in una società estremamente poco empatica e dunque fortemente narcisistica, che ci porta a concentrarci su noi stessi e sull’immagine che diamo di noi al prossimo. Come siamo arrivati a tutto ciò?
Secondo la ricerca pubblicata da Peter Gray, ricercatore del Boston College, su Psycologytoday.com, il narcisismo dilagante (soprattutto nei giovani) è il risultato diretto di un certo tipo di educazione e della ipercompetitività a cui sono sottoposti i nostri figli a scuola e in altri contesti.
Vi riporto qui un altro fatto personale: portai mio figlio all’asilo nido per un mese soltanto e fui ripreso perché le maestre erano seriamente preoccupate dalla scarsa competitività che dimostrava nei confronti degli altri bambini. In pratica, di fronte a un altro bimbo che gli rubò un giocattolo, non fece altro che guardarlo. Chissà cosa avrebbe dovuto fare secondo i canoni e gli standard educativi delle maestre. Accopparlo, riprendersi il giocattolo e scoreggiargli in faccia? Vi assicuro che all’epoca me la misero giù in maniera talmente seria da crearmi un grosso problema.
I bambini devono essere competitivi, devono avere il desiderio di primeggiare, di essere primi, i più bravi, i più brillanti. Non basta studiare a scuola, bisogna fare un’attività sportiva e vincere tutte le gare o le partite. Bisogna studiare anche uno strumento musicale ed essere bravissimi pure in quello, anzi una futura promessa. E se per caso sei un maschio allora devi anche avere un sacco di ragazze, passare da una all’altra come si mangiano noccioline. Vedremo tra poco come, tra le varie derive moderne di questa società ipersessualizzata, c’è il progressivo distacco dal sesso delle nuove generazioni.
Cito dalla ricerca di Peter Gray:«Alcune delle speculazioni si sono concentrate sul movimento fuorviante di "autostima" che ha iniziato a prendere forma negli anni '80. Ai genitori, agli insegnanti e a tutti coloro i quali hanno a che fare con i bambini è stato consigliato di costruire l'autostima dei bambini attraverso frequenti lodi. Molti genitori, in particolare, hanno iniziato a dire ai loro figli quanto siano belli, intelligenti e generalmente meravigliosi, o hanno iniziato a vantarsi dei propri figli con gli altri direttamente di fronte a loro. I programmi televisivi per bambini presentavano canzoni sull'essere "speciali" e lezioni secondo cui "puoi essere qualsiasi cosa tu voglia essere". Nelle competizioni, tutti hanno ricevuto una sorta di trofeo. Forse alcuni di questi sono stati effettivamente incorporati nel pensiero dei giovani che crescono in quest'epoca. Potrebbero essere cresciuti in una certa misura credendo a quello che gli è stato detto. Nella misura in cui l'hanno fatto, sarebbero diventati narcisisti, perché le cose che gli sono state dette sono esattamente il tipo di cose che i narcisisti credono di se stessi».
Quello che dice Gray è semplice: li abbiamo cresciuti ripentendogli che erano i migliori di tutti, esasperando una competizione continua, persino a scuola con i voti (che siano numerici, con le lettere o gli smile, il concetto non cambia, perché dovrei mettere in competizione le conoscenze e l’educazione?), perché non dovrebbero essere diventati quello che in fondo abbiamo voluto in tutti i modi, ovvero dei piccoli narcisisti?
La società narcisistica, in fondo, l’abbiamo costruita noi, la mia (la nostra) generazione. Oggi non puoi permetterti che tuo figlio si accontenti. Se si accontenta c’è un problema, scatta la rete di ascolto, di assistenti sociali, di pedagogisti e psicologi che sono pronti a diagnosticare un problema o a proporti “il percorso DSA” (DSA è l’acronimo che riassume i disturbi dell’apprendimento, anche questo mi è capitato direttamente).
Perché anche andare male a scuola è vietato. Se vai male c’è sicuramente un problema e dunque la scuola risponde con un percorso privilegiato, che niente ha a che fare con chi il problema ce l’ha realmente, è così impazziscono le stime dei bambini e ragazzi con DSA. E allora qualcuno pensa pure di sovrapporre dati che non hanno nessun collegamento tra di loro, invertendo causa e effetto: aumentano i casi di DSA e i casi di depressione tra i più giovani? Cos’altro è successo nello stesso periodo? Sono arrivati gli smartphone, i social network e i videogiochi. Ecco il vero resposabile!
Eh no, lo dicevo nell’insalata di settimana scorsa (e vedrete più avanti che quello che ho ipotizzato ha ora una legittimazione scientifica): le responsabilità non sono della tecnologia, sono (ahimè) le nostre in quanto genitori.
Il sesso virtuale, il sexting e Snapchat
Ora però non vorrei far passare il messaggio che tutte le colpe e i cambiamenti della società dipendano dalle generazioni precedenti o dai genitori. Per carità, a volte la società cambia perché deve cambiare. Forse queste di cui stiamo parlando sono le caratteristiche di questa generazione e a determinare questi cambiamenti sono dei fattori indipendente dal nostro operato. Anzi, ho giusto in bozza un’insalata sull’indeterminabilità delle cose e sul caos. Oggi siamo troppo abituati a pensare di poter determinare tutto, tanto da essere convinti che tutto si possa in qualche modo influenzare e che ad azione corrisponda sempre una conseguenza. Ovviamente non è così, purtroppo o per fortuna.
Fatto sta che, vuoi per questo narcisismo diffuso, vuoi per il fatto che viviamo in una società che dipende dall’esteriorità e dall’immagine che diamo di noi stessi, vuoi anche per il fatto che questa, quella degli adolescenti attuali, è la prima generazione a vivere in un mondo in cui non serve il sesso per procreare, il risultato è che le nuove generazioni sono meno interessate al sesso rispetto alle generazioni precedenti.
Cito ancora da minotauro.it:«La pratica del sexting2 si diffonde ed entra a far parte del nuovo modo narcisistico di amare, affamato di rispecchiamento e in difficoltà nella gestione della relazione con l’oggetto. L’iper-sessualizzazione delle condotte e del modo di esibire il corpo non si accompagna a un incremento dell’attività sessuale tra i giovani. Oggi i ragazzi fanno meno sesso di quelli delle generazioni precedenti e aumenta il numero di giovani adulti che non hanno alcun rapporto sessuale (Twenge, 2017). Il sexting può rappresentare un fattore di protezione per gli adolescenti contemporanei, che si sentono molto più vulnerabili che in passato rispetto alla propria corporeità, all’immagine di sé e al valore personale. In questo senso lo scambio di foto o messaggi erotici sarebbe vissuto come più sicuro e distanziante rispetto all’incontro e allo scambio reale con l’altro».
Quindi, seppure viviamo in una società che sta progressivamente (e fortunatamente) abbattendo i principali tabù sessuali, molti dei quali di matrice religiosa, tutto ciò ha portato quasi esclusivamente a una iper-sessualizzazione nel modo di esibire il corpo, che però non si traduce in una maggiore libertà di coscienza del proprio corpo e di maturità nelle relazioni. Tutt’altro, gli adolescenti invece maschererebbero tutte le insicurezze e i disagi in una forma di intimità e sessualità ritenuta più sicura, distante, che è rappresentata dal sesso virtuale, dal sexting.
Nell’intervista che Mauro Degola fa a Matteo Lancini (psicologo e psicoterapeuta, docente alle Università di “Milano Bicocca” e “Cattolica”, nonché Presidente della “Fondazione Minotauro”. Ritenuto uno dei più importanti studiosi dei problemi dell’età evolutiva) sulle pagine di primo-piano.info, alla domanda sul come sia cambiata la percezione del sesso e la narrazione del desiderio nei giovani d’oggi, Lancini risponde:«Questa è una delle più grandi trasformazioni: la sessualità è sempre meno al centro dell’attenzione delle nuove generazioni. Si parla di “recessione sessuale”, dove conta meno il corpo erotico perché conta “penetrare nella mente dell’altro”: ci si limita al selfie e al sexting (unione di sex e texting, lo scambio di messaggi a contenuto sessuale). I giovani hanno una visione diversa dagli adulti nati e cresciuti con un’educazione sessuofobica e quindi con la fissazione del sesso. A loro interessa essere “visti” e vivere nella mente dei propri interlocutori. A tutto ciò non è estranea la società di internet e del “post narcisismo” e la pornografia digitale, ma anche la procreazione medicalmente assistita o inseminazione artificiale. Non dovremmo mai dimenticare che queste sono le prime generazioni, nella storia dell’umanità, che crescono in una società dove l’atto sessuale non è più necessario alla sopravvivenza della specie. La generatività prescinde dal desiderio e dalla sessualità. Questo modificherà e sconvolgerà progressivamente i concetti di identità, di coppia, di relazione e di genitorialità».
Non è un caso se Snapchat è un social diventato molto popolare tra gli adolescenti per la presenza di una funzione fondamentale e unica (all’epoca) in quest’ottica: i messaggi effimeri, ovvero i messaggi che scompaiono e si autodistruggono dopo pochi secondi.
Narcisismo e pornografizzazione, ma poco sesso
Viviamo insomma nella società dell’apparire, della prevalenza dell’io sugli altri. Il narcisismo è nemico dell’empatia, della considerazione dei problemi che vive chi ci sta di fronte e questo spiega tra l’altro anche come sia possibile che viviamo sostanzialmente di indifferenza rispetto alle grandi tragedie del mondo, seppure mai come oggi si riesca a documentare tutto con precisione e chiarezza.
Probabilmente, dipende da questi stessi fattori anche l’ipernormalizzaione di cui abbiamo parlato qualche settimana fa. Concentrati su noi stessi, cresciuti nella competizione e sulla rivalità portata all’estremo, non possiamo che vedere tutto in quest’ottica: tutto è diventa una gara, tutto diventa una prevaricazione. La vita, lo sport, la politica. Non basta vincere, bisogna umiliare, schiacciare, surclassare. In tutto questo, la conseguenza diretta che vivono gli adolescenti è una grandissima difficoltà nel trovare una propria soddisfazione personale, soprattutto se non riescono a fare quello che gli viene chiesto dalla famiglia, dalla scuola e dalla società: primeggiare in tutto e a tutti i costi.
Tutto questo ha delle conseguenza precise: difficoltà di relazione con loro e con gli altri, depressione crescente e tendenza a rinchiudersi nei propri spazi, all’interno della propria cameretta, generando fenomeni nuovi e inaspettati come l’hikikomori3, disdegnando anche forme di affettuosità reciproca e di scoperta del proprio corpo come il sesso. Noi, in tutto questo, abbiamo risolto il problema ancora una volta nel mondo più semplicistico e ottuso che abbiamo trovato, dando la colpa a internet, ai social network e ai videogiochi, senza accorgerci come siano diventati una conseguenza, un rifugio, piuttosto che una causa.
Probabilmente, anzi sicuramente, i giovani ci si rifugiano perché non trovano risposte alle loro domande e ai loro problemi. Problemi che però sono anche gli stessi che abbiamo noi adulti e per cui non abbiamo risposte e così li condanniamo a fare da sé, a trovare una risposta “a modo loro”. Tanto poi la colpa la possiamo facilmente addossare alla tecnologia, no?
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Non ci siamo presentati: mi chiamo Franco Aquini e da anni scrivo di tecnologia e lavoro nel marketing e nella comunicazione.
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Franco Aquini
Un file C.S.V. (comma separated value), è un file in cui i valori sono separati dalle virgole. È un formato di testo che viene spesso letto e utilizzare come un foglio di calcolo molto elementare. Un antenato di un foglio Excel, per farci capire.
Il termine sexing è una crasi tra sex e texting e si riferisce alla pratica di inviarsi messaggi, testi, video e/o immagini sessualmente espliciti, principalmente tramite telefono cellulare.
Un hikikomori è una persona che ha scelto di limitare o ridurre la propria vita sociale, spesso ricorrendo a livelli estremi di isolamento e confinamento o fenomeno sociale per cui un soggetto sceglie di autorecludersi, rifiutando il contatto con le persone intorno e il mondo esterno. (da Wikipedia)
La F.O.M.O., un acronimo che sta per Fear Of Missing Out, è la deriva moderna del tam tam dei social network unita all’enorme disponibilità di strumenti di informazione e di intrattenimento. In pratica, è la paura di perdersi qualcosa e di non essere sempre al passo con i tempi. Con questa rubrica rispondiamo a queste paure, riassumendo in breve le notizie più significative della settimana, pescate dal mondo della tecnologia, dell’entertainment e del lifestyle.